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Claudio Amendola: «Per l’addio di Totti ho pianto. De Rossi alla Roma per evitare contestazioni. Il calcio spettacolo non mi interessa, voglio solo VINCERE. E mi piacciono gli striscioni SCORRETTI»

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Claudio Amendola ha voluto commentare così la stagione della Roma parlando di De Rossi e dell’addio di Francesco Totti

Appassionato tifoso della Roma, l’attore Claudio Amendola si è raccontato in una lunga intervista al Corriere dello Sport.

L’ADDIO DI TOTTI «La limpidezza con cui Francesco viveva la dote della quale forse lui non si è mai reso conto fino in fondo, era qualcosa di meraviglioso. Il giorno del suo addio l’ho vissuto pienamente e dalle immagini si vede che piango come una fontana». Piangevo per l’uomo. Il calciatore aveva fatto tutto quello che doveva fare. Tu vivi a Roma, quindi sai bene cosa è stato per la città. Ricordo che pensai: possibile che questo mondo non ti dia la possibilità di un dopo?, che non ti aiuti in alcun modo ad avere altro? Arrivi a smettere e ti tuffi in un vuoto che non sai colmare. Assorbii il suo disagio.Capisco tutto, il privilegio del talento unico, di una carriera straordinaria. Ma dai suoi occhi traspariva l’amarezza di un domanda “e mo’ che faccio da domattina?”».

IL CALCIO COME SPETTACOLO «Non me ne frega un cazzo di giocare bene, non me ne frega proprio un cazzo, zero. Io voglio solo vincere, come te pare a te. Poi se nella vittoria mi esalti pure perché dici due cose giuste e mi ritrovo in quelle cose, in quello spirito, e mi vai sotto la curva, io non ti mollo più. Per me l’idolo è il Mazzone di Brescia, la sua corsa verso la curva degli atalantini urlando “a fiji de na’…” Il mio calcio è quello di Giulietta è ‘na zoccola, lo sfottò, la purezza e la genuinità della presa in giro». DE ROSSI – «Lo stimo tanto come persona prima che come giocatore… ma ho avuto anch’io l’impressione che l’avessero preso per evitare contestazioni dopo l’esonero di Mourinho. E forse è stato pure così, non me lo levano questo dubbio. Ero preoccupato e invece Daniele ha dimostrato di avere idee e coraggio. L’uomo è spettacolare. Tra Totti e De Rossi il mio capitano era Daniele. Su tutti, però, Agostino e Giacomo Losi».

POLITICAMENTE SCORRETTO «Ma il genio napoletano… Quando quelli aprono “Odiamo tutti” e loro rispondono “Amiamo tutti”. O quando i tifosi della Lazio hanno avuto la soffiata dello striscione romanista “Alza gli occhi, guarda il cielo, solo lui è più grande di te”. Brividi. “Infatti è biancazzurro”. Terribile, però bellissimo. Ma vogliamo parlare di “Siamo tutti parrucchieri”? Sono cresciuto in quel calcio che mi dava gioia, soddisfazione» ANNI ’80 – «Ho iniziato a lavorare nei primi anni 80 quando la Roma, oltre a essere molto forte, era anche simpatica, era la Roma brasiliana. Era la Roma di Falcao, di Cerezo, c’era la torcida, da Roma in giù si tifava Roma. All’inizio, con Vanzina, la Roma è stata un passepartout, Vacanze di Natale è dell’83 e io avevo lo scudetto sul petto»

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