2013

Allegri, dal baratro ad allenatore conteso

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La personale rivoluzione di Max Allegri parte tre mesi fa: era il 17 novembre 2012, tredicesima giornata di campionato, ed il suo Milan pareggiava in rimonta al San Paolo dopo aver subito il doppio vantaggio del Napoli. Prima di allora in dodici partite erano arrivate ben sei sconfitte, due pareggi e sole quattro vittorie con il Milan relegato nella seconda metà della classifica.

FATTORE EL SHAARAWY – La grande reazione del San Paolo porta la firma di Stephan El Shaarawy, allora autore di una splendida doppietta che riportò in carreggiata il Milan, restituendo all’intera squadra fiducia e convinzione nei propri mezzi. Quindici reti in campionato, una in Coppa Italia e due decisive in Champions League: il suo totale di diciotto realizzazioni, unito al sacrificio mirato all’equilibrio generale della squadra ed alla capacità di garantire qualità alla manovra ha reso il Faraone un fuoriclasse, un interprete devastante nell’economia rossonera. Non da meno l’aspetto della personalità: classe 1992, a soli vent’anni è stato abile nel caricarsi sulle spalle una squadra in palese difficoltà e diventarne il leader, il punto di riferimento assoluto. Bravo Allegri a puntarci dall’inizio senza alcuna remora, ma i meriti del tecnico toscano non si fermano alla gestione del fenomeno El Shaarawy.

FATTORE ALLEGRI – Nessuno come il Milan in termini di classifica dal nono turno di campionato ad oggi, con un serrato ritmo da scudetto: è certo come il disastro delle prime otto gare si rifletta tuttora sulla stagione rossonera e sul personale bilancio di Max Allegri, a cui però era dovuto il tempo necessario per avviare la rifondazione rossonera. Non pesano sul balbettante avvio le sole cessioni di Thiago Silva ed Ibrahimovic al Psg, ma lo sfaldamento di uno spogliatoio che ha scritto la recente storia del Milan: non si ricostruisce in un batter d’occhio sulle macerie di addii legati ad interpreti quali Nesta, Zambrotta, Gattuso, Seedorf ed Inzaghi. Il tecnico ha impiegato tempo per dare spessore caratteriale ad una creatura priva di mura fondanti e per delineare un valido progetto tecnico-tattico: i risultati oggi però sono sotto gli occhi di tutti, il Milan corre e rende probabilmente oltre i reali valori di un organico che soffre di evidenti lacune nel settore difensivo nonché in mediana.

UN ALLENATORE CONTESO – Il sogno – mai nascosto, anzi manifestato – del presidente Silvio Berlusconi ha (o meglio aveva) un nome ed un cognome: Pep Guardiola. Con l’ex Barca legatosi al Bayern Monaco fino al 2016 il matrimonio è almeno rimandato. A data da destinarsi. Intanto il buon Allegri ha recuperato punti e gode della fiducia incondizionata dell’amministratore delegato Adriano Galliani, intenzionato a consegnare il nuovo ciclo rossonero nelle mani del tecnico toscano. Corteggiato dalla Roma: dopo i due fallimenti firmati Luis Enrique e Zeman, la dirigenza giallorossa si giocherà il suo futuro con la prossima scelta sulla guida tecnica, sarà impensabile sbagliare ed Allegri è ritenuto l’identikit ideale per rilanciare le ambizioni di una piazza oramai disillusa. Il buon Max ora gongola e si gode il suo Milan: è tutto ancora da giocare, c’è una Champions da scalare ed un terzo posto in classifica da centrare per confermarsi nella competizione internazionale più ambita e ripartire con forza ed ambizione. Per quest’obiettivo, e per il futuro, con un Balotelli in più nel motore. E con pagine tutte da scrivere.

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