2018
Allegri come Sacchi e Capello: fatale la crisi del quarto anno
Alta tensione in casa bianconera: dopo tre stagioni di trionfi e successi, Allegri è incappato in una crisi di risultati come successe a Capello e Sacchi
Nei matrimoni di solito è il settimo, l’anno secondo le leggende popolari, in cui i matrimoni si spezzano e portano al divorzio gli sposi. Se la coppia dovesse superare quell’ostacolo allora quasi sicuramente vivrà il resto della loro vita insieme e felici. Nel calcio è diverso. Nel calcio dopo quattro stagioni difficilmente riesci a rimanere saldamente al timone. Lo sta appurando Massimiliano Allegri mai così in crisi di risultati e di ambiente nei suoi precedenti anni bianconeri. Ceto è che se le ultime due, fondamentali, partite di Max fossero durate appena un minuto in meno staremmo parlando d’altro. Ma il calcio, come la storia, non è fatta di se e quindi Allegri è in bilico.
Lo spogliatoio è spaccato: da una parte gli ammutinati capitanati da Marchisio, che vorrebbero le dimissioni di Allegri a fine stagione, dall’altra i fedelissimi del tecnico livornese. La tifoseria dopo anni di sopportazione sta via via scaricando il tecnico, reo di esser stato rinunciatario nel match scudetto contro il Napoli. La morale è quindi una sola: scudetto o non scudetto, Coppa o non Coppa il destino di Allegri sembra segnato e fine campionato si cambierà pilota alla guida della macchina. Ma l’ex tecnico rossonero è in buona compagnia: anche Capello, Sacchi e Guardiola lasciarono le rispettive monoposto dopo anni scintillanti. Sacchi impose l’ultimatum a Berlusconi: «O me o Van Basten», con il Presidentissimo che non ebbe grandi dubbi a scegliere. Arrivò Capello che dopo tre scudetti e quattro anni lasciò in simili circostanze. Il quadriennio d’oro di Pep al Barcellona si concluse con i giocatori esausti, scoppiati e uno spogliatoio in subbuglio. Sono le leggi non scritte del calcio, dopo quattro anni a meno di rare eccezioni (Ferguson, Wenger) difficilmente si può proseguire insieme.