2015

Allarme attacco: in Europa segnano in 17 più dell’Italia

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Rubrica “Italia Anno Zero”: la crisi dell’attacco, l’Italia di Conte priva di talento e numeri

Quando siamo al giro di boa nel percorso delle qualificazioni ad Euro 2016 – appena completata la fase d’andata dei vari raggruppamenti – l’Italia occupa la seconda piazza del Girone H alle spalle della capolista Croazia: sono 8 le reti realizzate nelle 5 gare disputate contro Malta, Azerbaigian, Norvegia, Bulgaria ed appunto Croazia, uomini di Kovac che per intenderci hanno centrato in ben 15 occasioni la porta avversaria.

CONFRONTO EUROPEO – Ma estendiamo il dato sul resto della kermesse internazionale: ai fini di una buona analisi va sottratto dalla contesa il Gruppo I perché rispetto agli altri privo di una componente – tutti i raggruppamenti sono composti da sei nazionali fatta eccezione per il Girone I a cinque squadre – e di fatto penalizzato in termini di gare disputate e dunque capacità realizzativa. Oltre alla Croazia pertanto, negli altri sette gironi, sono 16 le nazionali che hanno segnato almeno un gol più dell’Italia: Polonia (16), Inghilterra (15), Spagna (14), Belgio (13), Islanda (12), Slovacchia (11), Repubblica Ceca (11), Olanda (11), Scozia (11), Irlanda (11), Svizzera (11), Slovenia (10), Austria (10) Germania (9), Israele (9) e Cipro (9). Dunque nel complesso ben 17 realtà su 48 – soltanto a livello europeo – sono più prolifiche della nostra nazionale.

CONTESTO – Prima di attribuire le giuste responsabilità di un dato oggettivamente non concedibile ad una nazionale dalla storia e dalle ambizioni che spettano all’Italia, è giusto ricordare un contesto di piena transizione: si raccolgono tuttora le ceneri del doppio fallimento mondiale di Sudafrica 2010 e Brasile 2014 – seppur intervallato dall’ottima finale ottenuta proprio in ambito europeo nello scenario di Polonia-Ucraina 2012 al cospetto della Spagna dei record – e si mira a riformulare pezzo dopo pezzo un’identità vincente. A dire il vero minata dai tanti ostacoli, non sempre di carattere prettamente sportivo, che stanno accompagnando i primi passi dell’era Conte: inevitabile dunque che ne risenta anche il campo, lì dove si inscena una proposta calcistica non certamente brillante e che giocoforza non favorisce il proliferare di situazioni offensive. La squadra appare troppo spesso divisa in vari tronconi, latitano i collegamenti sia in fase passiva – con la difesa che resta scoperta ed è costretta ad uscite rischiose per via del mancato lavoro di filtro della mediana – che in quella attiva dove si studiano soluzioni nuove che possano fornire un’alternativa alla leadership di Pirlo.

ATTACCO LACUNOSO – Al netto della dovuta precisazione, il resto lo fa un attacco oggettivamente spuntato: degli 8 gol siglati, che già di per sé come appena dimostrato risultano essere pochi, soltanto 3 portano la firma dei nostri attaccanti. Quelli siglati da Zaza in Norvegia, da Pellè a Malta e dall’oriundo Eder in Bulgaria: il resto è dato dalla doppietta di Chiellini in Azerbaigian, dal gol di Bonucci in Norvegia per il definitivo 0-2, dalla rete di Candreva che è valsa il pari con la temibile Croazia ed infine dall’autorete di Minev che ha aperto i giochi a Sofia sul campo della Bulgaria. Le tre reti degli attaccanti italiani lanciano un segnale d’allarme che Conte non può – e non ha alcuna intenzione di farlo – sottovalutare: è da rintracciare in tale fattore ad esempio la recente apertura a Mario Balotelli (“se gioca con continuità nel club le porte della nazionale per lui sono aperte”) e la poco nascosta speranza che i vari Rossi, Insigne ed El Shaarawy possano ristabilirsi presto o che i Gabbiadini, i Destro ed i Cerci riescano ad incidere in linea con il proprio talento. Ecco, è questa la parola chiave: serve talento, come l’aria, altrimenti si sprofonda.

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