2015

Alla Juve serve il Mandzukic mai esistito: 20 gol per sognare

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A Carpi la vittoria di Mandzukic: alla Juventus però serve un croato mai visto prima

La clamorosa sconfitta interna subita dalla capolista Inter per mano di una Lazio in evidente crisi d’identità ha rimescolato le carte e reso una classifica natalizia da urlo: cinque squadre in quattro punti –  dai 36 dell’Inter ai 32 della Roma passando per Fiorentina, Napoli e Juventus – ed una lotta scudetto che giocoforza non può già tracciare solchi particolarmente indicativi.

LA VITTORIA DI MANDZUKIC – Quella di Carpi è indiscutibilmente la vittoria del croato: di caparbietà, contro una tenuta difensiva che ha fatto infuriare Allegri per raggiunti limiti di superficialità. Mario Mandzukic ha immediatamente impattato la gara rispondendo dopo pochi secondi alla rete del vantaggio targata Borriello, di fatto inventandosi una soluzione in piena area di rigore e dunque andando anche oltre il proprio repertorio, invece inscenato nel pieno della sua irruenza in occasione del secondo gol – quello del vantaggio bianconero – quando ha fatto irruzione sul bel cross di Evra ed ammutolito la resistenza della difesa emiliana. Non è stata una passeggiata per la Juventus e la furia del suo tecnico ne è dimostrazione: il Carpi nel finale ha sfiorato il 3-3, ragion per cui il peso della doppietta del croato assume rilevanza ancora maggiore.

I NUMERI DELLA JUVENTUS – Da preambolo a quelli di Mario Mandzukic: sette vittorie di fila che quantomeno statisticamente hanno rilanciato le ambizioni di una squadra comunque in fase di transizione da quel che è stato a quel che sarà. Torino nel rocambolesco derby vinto all’ultimo respiro, poi Empoli, Milan, Palermo, Lazio, Fiorentina e Carpi. Un ciclo di vittorie in cui, al netto degli svarioni del Braglia, la Juventus aveva subito appena tre reti da Bovo, Maccarone ed Ilicic su discutibile calcio di rigore: insomma la difesa, va ribadito al netto dei segnali poco convincenti arrivati dalla sfida con il Carpi di Castori, sarebbe sulla dritta via (terza del campionato dopo Inter e Napoli). L’attacco è invece il quarto – 28 le reti siglate contro le 33 della Fiorentina, le 32 della Roma e le 31 del Napoli – e viaggia alla media di 1.64 gol a partita: per intenderci, per vincere lo scorso scudetto la Juventus mise a segno 72 reti firmando la media di 1.9 gol a gara.

E QUELLI DI MANDZUKIC – E’ vero che nell’ultimo quadriennio, fatta eccezione per il capolavoro dei 102 punti, è bastato segnare anche meno per vincere: ma la concorrenza quest’anno – e lo dimostra una Juventus in tal senso al quarto posto – è agguerrita con Higuain su tutti e le altre realtà (vedi Fiorentina e Roma) che non sembrano avere particolari problemi nel trovare la porta avversaria. Serve insomma il Mandzukic mai visto prima: 20 reti (nel solo campionato) del centravanti croato potrebbero rimescolare clamorosamente le carte e servire a mister Allegri quelle statistiche necessarie per compiere l’impresa. Al massimo 11 nell’NK Zagabria, così come 16 nella Dinamo Zagabria, 12 nel Wolfsburg, 18 nel Bayern Monaco e 12 nell’Atletico Madrid. Mandzukic è ora a quota 6: paga il complesso quanto scontato avvio di stagione della sua Juventus e caratteristiche che non lo hanno mai reso bomber famelico quanto invece prezioso lavoratore per l’economia della squadra. Ma a questa Juventus con meno certezze di un tempo ora servono i suoi gol: sommati a quelli certi di Dybala possono nascondere la momentanea involuzione di Morata (un solo timbro per lo spagnolo in Serie A) e rilanciare la Juventus sul medio termine e non solo sul pur invidiabile strappo appena compiuto.

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