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Alberto Malesani: «La passione di produrre vino è nata con il Parma»

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Le parole di Alberto Malesani, ex allenatore del Parma, sulla sua passione per la produzione del vino. I dettagli

Alberto Malesani si è fatto conoscere con due esperienze da allenatore negli anni ’90, al Chievo e con il Parma. La sua passione per il vino nasce all’epoca e l’ha raccontata a La Gazzetta dello Sport.

L’ORIGINE DELLA PASSIONE«Sono originario della Valpolicella, quindi il vino c’è sempre stato, in casa. Ma la miccia si è accesa in una trasferta di Coppa Uefa con Parma, a Bordeaux, l’anno in cui la vincemmo. Alla sera siamo capitati nella via dei vignaioli. A cena ho assistito a una scena che mi ha affascinato: l’apertura di una bottiglia di pregio da parte di un cameriere. Il modo in cui tolse il tappo e versò il vino, la grazia dei gesti, mi lasciarono a bocca aperta. Pensai: quando torno in Italia, compro della terra e la coltivo a vigneti».
FARE IL COLTIVATORE «Non ho origini contadine. Mio padre faceva l’operaio e mamma la sarta. E questo mi fa dire che nella vita nulla è impossibile: conta avere passione e obiettivi. La cosa più difficile è stata imparare il mestiere, e devono passare degli anni perché ciò avvenga. Anni in cui impari l’evolversi delle stagioni, e, di conseguenza, della pianta. Mi è servita l’esperienza da manager alla Canon, prima di diventare allenatore: l’aspetto didattico è importante in tutto ciò che fai. Devi avere chiari le idee e il modo di agire, per poter apportare dei correttivi alle cose che fai».
LA CANTINA GIUVA«La Giuva nasce quella sera di Bordeaux, nel ’99. A me piace la mentalità francese, anche sui vini. Più che visitare cantine italiane, ho girato quelle in Francia, dalle quali ho tratto ispirazione per la mia. I francesi ragionano come “noi”, non come “io”. L’italiano difende il proprio orticello, il suo vino è sempre quello migliore. In realtà non esiste il vino migliore, ma quello che ti piace. I francesi sono meno individualisti. É facile che dicano: se il mio vino non ti piace, assaggia quello del vicino».
PERCHÉ HA VENDUTO«Perché è arrivata l’opportunità di consegnarla a chi sarebbe stato capace di conservarla ancora meglio. Ho chiesto alle mie figlie, hanno risposto: decidi tu».

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