2013

Al Napoli mancano Pandev e Insigne

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Non riesce l’impresa ai partenopei: il suicidio della gara d’andata – lo 0-3 subito al San Paolo dal Viktoria Plzen – regala una meritata qualificazione ai cechi e pone sul banco degli imputati il Napoli, unica italiana ad aver completamente toppato la tornata europea. Fattore che, unito alla precoce eliminazione dalla Coppa Italia, incide giocoforza sul bilancio complessivo di una stagione vissuta ad altissimi livelli in campionato.

IL PASTICCIO DELL’ANDATA – Prestazione sottotono – per servirsi di un eufemismo – sette giorni fa al San Paolo e condita da numerosi errori tecnici da parte dei singoli calciatori, ma la frittata si concretizzò nel secondo tempo: sul risultato di 0-1 dopo i primi quarantacinque minuti Mazzarri scelse di rischiare il tutto per tutto presentando una squadra completamente votata all’attacco. Dimenticando però che il suo Napoli avrebbe avuto l’intera gara di ritorno a disposizione per invertire la rotta ed avere la meglio su un avversario ampiamente alla sua portata. Chiedere il miracolo oggi risultava qualcosa appartenente più alla sfera della speranza che alle reali possibilità di una competizione già decisamente compromessa. Mai una squadra prima d’oggi ha recuperato uno svantaggio di tre reti casalinghe nelle fasi finali di una coppa europea.

IL RITORNO: NON ARRIVA LA SCOSSA NEL PRIMO TEMPO – Quel che resta un miracolo aveva come unica chance di realizzazione una prima frazione di gara in cui il Napoli avrebbe dovuto spaventare gli avversari sia sul piano della prestazione – in termini di qualità ed agonismo – che sotto il profilo del risultato. Almeno con un gol che avrebbe messo sull’attenti una squadra non così esperta in campo europeo quale il Viktoria Plzen. Non è andata così, il 2-0 per i padroni di casa ha funzione puramente statistica: gli attaccanti napoletani non hanno graffiato e, nel computo complessivo della stagione, ad oggi sono un fattore che manca decisamente nell’economia partenopea. Il macedone ha realizzato appena due gol in campionato e ha raramente brillato – vedi nella sfida contro la Roma – sul piano della qualità, suo elemento differenziante. Lorenzo Insigne ha l’alibi della prima stagione nella massima serie, ma le chanche a sue disposizione sono state tante e a prescindere dall’importanza della gara: troppe volte non è arrivato il graffio decisivo, il cambio di passo, quello spunto che lo avrebbe legittimato a designato erede di Lavezzi.

IL VUOTO DI LAVEZZI – All’argentino, nonostante l’amore sconfinato della piazza, non si perdonava la scarsa prolificità in zona gol: il Pocho però, al netto comunque dell’aumento di realizzazioni nella sua ultima stagione partenopea, era devastante sul piano del gioco, tra i migliori a creare superiorità numerica e far sentire il peso della sua presenza a compagni ed avversari. Il Napoli in campionato vola grazie alla ritrovata compattezza generale, alla crescita spaventosa di Hamsik ed alla costanza di un mostruoso Cavani, ma è proprio in terreno europeo che oggi è venuta meno quel bagaglio di personalità e presenza garantito da un calciatore quale Lavezzi. Vedi lo strepitoso girone eliminatorio disputato dall’argentino e l’exploit della magica notte del San Paolo con il Chelsea devastato dalle sue accelerazioni. E dalla sua doppietta. Il Napoli, dopo una Champions eccellente, lascia l’Europa League a testa bassa. Competizione sottovalutata dall’inizio? Forse sì. Senza dubbio un errore. Le squadre italiane impegnate in Europa diventano rappresentanti del movimento calcistico nostrano e, in un periodo in cui gli equilibri sembrano tornati al posto che ci spetta, il flop del Napoli non fa piacere. Un Napoli ora – nelle ultime quattro gare ufficiali due pareggi e due sconfitte – proteso a 360 gradi sul campionato.

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