Champions League
Ajax-Juve, l’evoluzione europea di Allegri: dalle parole ai fatti
Ajax-Juve segna (anche) l’evoluzione europea di Allegri: dalle parole di Madrid ai fatti di Amsterdam
Il risultato tutto sommato può essere considerato positivo, se si eccettua il rammarico per il palo colpito da Douglas Costa nel finale. La prestazione nella terra dei tulipani è stata impreziosita da un sano tocco di pragmatismo, contro un’Ajax che ha mostrato il mondo la bellezza del proprio gioco e la freschezza del proprio atletismo. Ma quello che la Juve si porta via da Amsterdam è – anche e soprattutto – la consapevolezza di aver disputato una frizzante sfida europea a viso aperto. A differenza di quanto era accaduto contro l’Atletico Madrid.
Le premesse, anche alla vigilia del match del Wanda Metropolitano, erano state su per giù le medesime di ieri. «Dobbiamo andare là per fare almeno un gol», il grido di battaglia di Allegri nella conferenza stampa prima della sfida ai colchoneros. E invece. Invece la squadra a Madrid ha interpretato la gara chiudendosi a riccio e il tecnico ha contribuito con sostituzioni tutte a trazione difensiva. L’esatto contrario di quanto accaduto alla Johan Cruijff Arena.
Un mese più tardi, al ritorno sul palcoscenico europeo, la Juve si è vestita di tutt’altro atteggiamento. Prima degli interpreti, prima dei moduli. E’ scesa in campo con Cancelo dal primo minuto nonostante le assenze di Chiellini e di Emre Can, ha inserito in corso d’opera Douglas Costa al posto di Mandzukic e soprattutto Dybala per Matuidi. Rispondendo colpo su colpo nel momento, forse, di maggior difficoltà. E rischiando di venir ripagata, con quel legno incocciato da Douglas Costa che soltanto per una questione di centimetri non si è tramutato in rete. Ma forse, in fondo, sarebbe stato troppo.