Calcio italiano

AIA, gli arbitri in conferenza da Coverciano: «Stagione positiva. Impossibile eliminare gli errori»

Pubblicato

su

Conferenza stampa direttamente da Coverciano organizzata dall’AIA. Le dichiarazioni dei protagonisti del mondo arbitrale

Il Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri Alfredo Trentalange, il Vicepresidente Duccio Baglioni, il Responsabile della CAN Gianluca Rocchi ed il Responsabile della CAN C Maurizio Ciampi, in conferenza da Coverciano, analizzano la stagione sportiva degli arbitri italiani.

CLICCA QUI PER AGGIORNARE LA DIRETTA

TRENTALANGE: «Grazie a chi ci ospita, alla Federazione italiana, al dottor Francini. Grazie per esserci, per noi è importante condividere una serie di sensazioni su cui costruire il futuro. Siamo giovani in termine di comunicazione, sono grato a tutta l’AIA e a chi ci ascolta. Sono grato perchè sono loro che fanno le 700mila partite. Sono grato ai formatori di cui si parla poco spesso. E’ importante aprire canali di comunicazione, chi mi conosce sa quanta importanza do a questo aspetto. E’ una cosa nuova, speriamo di fare presto qualcosa di nuovo e di diverso, ma per farlo dobbiamo essere i primi a cambiare. Dobbiamo cercare di smussare i toni quando le situazioni sono critiche. Non voglio fare trionfalismi. Non c’è solo la Serie A, ma anche la B, la C e migliaia di arbitri che si muovono. Grazie agli arbitri di sezione che si impegnano dal punto di vista associativo. Immagino ognuno pensi a quanto successo in A, la stagione è positiva. Sappiamo di aver fatto errori, la VAR è relativamente giovane ma abbiamo voglia di crescere e questa non è retorica. Da anni non si verificava una situazione così complicata dal punto di vista agonistico, avete visto come è finita l’ultima giornata. Ci sono state persone meno giovani abituate a fare gare di A che generosamente hanno fatto un passo indietro per fare spazio ai giovani. Siamo in un momento di innovazione, bisogna aspettarsi qualche errore dato dall’inesperienza. La disponibilità riscontrata è stata encomiabile, dal vertice alla base c’è grande condivisione. Tanti anni fa si diceva di non copiare la Serie A. Oggi dalla A al settore giovanile si vogliono avere le stesse linee guida, ma certamente siamo limitati e gli errori sono comprensibili. Ci sono 385 nuovi arbitri. Interessarsi ai giovani vuol dire che fare l’arbitro non è da sfortunati, non fatemi usare termini inopportuni, ma è una cosa affascinante. Salviamo il calcio in questo modo. Sarebbe bello giocare senza arbitri, tutti abbiamo iniziato così, ma senza il direttore di gara a portare giustizia alla lunga abbiamo imparato che ci sono conflitti. Siamo una delle nazioni più arretrate sul punto di vista della violenza. Gli uomini difficilmente apprendono ciò che già sanno di sapere, ma tutti i ragazzini quando iniziano hanno diritto a una formazione che dia loro la possibilità di avere un approccio sintetico al regolamento. Se provano ad arbitrare loro stessi secondo noi tutta una serie di incomprensioni si stemperano. Vogliamo aprire canali di comunicazione, ci stiamo muovendo anche a livello parlamentare e in termini culturali come dicevo prima. Si è appena concluso il primo, e presto ce ne sarà un altro, corso per dirigenti accompagnatori addetti all’arbitro. Vorremmo che questa figura sia più autorevole all’interno della squadra».

ROCCHI: «Errori comprensibili, ma c’è chi ci ha dato problemi dopo le gare»

ROCCHI: «Grazie per essere venuti. La nostra è un’idea che c’era da tempo, è doveroso fare il punto della situazione di una stagione così complessa, anche per avere un feedback. Anche io sicuramente ho commesso errori, ma come diceva il presidente ci sono momenti in cui possono girarti le scatole ed è comprensibile. A differenza di qualcuno, io parlavo di arbitri che noi stiamo cercando di trovare tra i nuovi giovani. Abbiamo arbitri con due A maiuscole, la dimostrazione sono i più esperti anche a livello internazionale. La stagione si è chiusa nel migliore dei modi, ci sono stati sacrifici anche economici enormi, ma si è capito lo spirito con cui affrontare questa stagione. Vogliamo creare una nuova generazione e mai nessuno si è messo di traverso. Quando ho avuto bisogno tutti hanno risposto presente nel migliore dei modi. Abbiamo avuto diversi infortuni, ma chi ha sostituito l’ipotetico titolare ha sempre dato il massimo. Ci sono talenti incredibili in questo gruppo e ne sono fortemente convinto. I ragazzi hanno fatto decine di gare di Serie A. L’organico è anche forse troppo ampio ma ne riparleremo, ho fatto scelte in base alla meritocrazia. Abbiamo dato possibilità a tutti per vedere chi reggeva l’impatto. Avete tutti visto che questo campionato è stato molto testante, anche quello di Serie B. Per questi ragazzi è stata un’esperienza fortissima, è stata una stagione valsa due stagioni di esperienza. Ho visto tutte le partite, sono state di una difficoltà incredibile, ve lo garantisco. Qualcuno ha voluto crearci problemi, una grossa fetta di calcio però ci ha dato una grossa mano. Senza il supporto della società io potrei smettere. Anche gli errori sono esperienza, chi va in certi stadi per la prima volta è difficile reggere l’impatto. Ma chi di noi non ha mai sbagliato? Ogni errore grande mi ha fatto crescere e ci ho lavorato sopra. La differenza tra chi diventerà un grande o meno è come reagiscono agli errori. Ma lo ripeto, qualcuno ci ha creato anche problemi, ogni volta che finiva una partita venivano rimarcati gli errori. Ribadisco a lettere cubitali il mio grazie agli arbitri. La media falli negli ultimi anni è scesa, ma è chiaro che il paragone con la Premier non regge. Ad oggi non ci arriveremo mai, in futuro chi lo sa. Ci sono state giornate in cui siamo stati più chiamati a intervenire, ma la tendenza è stata molto uniforme. Media rigori? Cresciuta nelle ultime dieci giornate, ma possiamo ancora fare meglio. Il nostro campionato è ricco di rigori, poi la scelta del VAR è stata diversa, abbiamo cercato di ridurre un certo tipo di intervento. Dopo Fiorentina-Roma siete andati a rimarcare l’errore. Cinque anni fa ci sarebbe potuto essere, per la filosofia nuova l’avete trovato fuori strada. Io sono contento che la nostra idea stia passando, un tocco così non può essere calcio di rigore. Con la VAR i calciatori si sono responsabilizzati sui falli, sanno che uno da rosso viene scoperto subito. Gli arbitri vogliono tutelare i calciatori per non permettere che qualcuno si faccia male».

COME MIGLIORARE?

ROCCHI: «Quello di cui sono soddisfatto è come il gruppo ha gestito il campionato. Dal primo giorno qui ho dato regole che sapevo che al gruppo piacevano e ho detto che sarei stato qui solo per far si che tutti rispettassero le regole. E tutti lo hanno fatto. Se succede qualcosa però la colpa è la mia e in alcune cose devo capire come si può migliorare. Penso ci siano stati diversi cali di concentrazione, è la cosa che mi è piaciuta meno di quest’anno. VAR? Io l’adoro, ha portato una giustizia ineguagliabile, è follia farne a meno. Ma funziona bene se l’arbitro ha coraggio di decidere, altrimenti la tecnologia è un boomerang pazzesco che lascia a chi sta al monitor decisioni soggettive. Dobbiamo costruire il prima possibile arbitri che siano “piccoli Orsato”. Mi arrabbio se non danno un giallo per un intervento robusto nei primi minuti. Poi se un arbitro ha personalità di portare avanti una certa partita e i calciatori glielo permettono ben venga. A me è dispiaciuto da morire fermare gli arbitri quest’anno, ma il messaggio che ho voluto dare è che se anche sei arrabbiato per una decisione non puoi perdere mai il controllo. I ragazzi devono lavorare tantissimo sul mantenere il controllo. Ha pagato Sacchi più di Medel ad esempio. Non puoi perdere il controllo, soprattutto durante una revisione. A casa vogliono sapere che decisioni prendi, ma i più giovani a volte hanno paura di un proprio errore e vengono fuori certe reazioni. Chi ha sbagliato ha sbagliato, non abbiamo mai rincorso delle decisioni per spostare la linea di intervento, noi abbiamo sempre cercato di tenerla uniforme».

QUAL E’ IL CONFINE SUI CALCI DI RIGORE

ROCCHI: «Abbiamo detto che a Torino e Firenze sono stati fatti due errori. Anche con la tecnologia, visto che c’è una persona che giudica, si può sbagliare. E’ impossibile non sbagliare mai, il nostro compito è ridurre queste situazioni. Se uno non conosce le cose parla ma senza sapere. Per fare bene dietro al monitor ti devi impegnare tre volte di più. Ci saranno grandi VAR, vogliamo specializzare sempre di più il ruolo. Torino-Inter? Per un rigore mi son perso nella fase finale della stagione Massa e Guida. Capite bene che con un arbitro top in campo e uno specializzato al monitor la decisione sarebbe stata diversa, avrei perso magari solo un arbitro. Se lascio dubbi al monitor si fa difficoltà. Quando l’arbitro lascia fare a qualcun altro si perde la centralità della decisione. Gli altri sport lasciano la decisione finale all’arbitro di campo. Stiamo discutendo se proporre al monitor una figura professionale diversa. La FIFA ha convocato un trio arbitrale e altri, dividendoli subito, nel ruolo di addetti al VAR. Modi di operare diversi».

SQUADRA SPECIFICA

ROCCHI: «Servirà qualche stagione, i ragazzi andranno formati bene e solo l’esperienza ci dirà se possono fare questo lavoro. Potrebbe essere l’apertura di una nuova era con possibilità infinite. Altre federazioni ci chiedono il VAR per i loro campionati».

TRENTALANGE: «Questo ci incentiva a fare bene. Questo ci gratifica molto. Se non ragioniamo a sistema non andiamo da nessuna parte, questo fa la differenza, abbiamo la possibilità di parlare la stessa lingua. Non prendiamo iniziative così tanto per».

ERRORI COME IL GOL DI ACERBI E APRIRE LA COMUNICAZIONE

ROCCHI: «E’ chiaro quello che è successo, si fa fatica a spiegare. C’è stato qualche cortocircuito comunicativo. Perchè abbiamo sospeso tutti e sei? Non è accettabile, voglio essere chiaro. Non si può che l’arbitro riprenda, tantomeno che gli altri glielo permettono. Qui il check non è stato preso neanche in considerazione. Potevamo comunicarlo prima? Non lo so».

TRENTALANGE: «Apprezzate questo modo di confrontarci. Ad un certo punto si sente un “ok” tra i componenti del VAR. L’arbitro può interpretarlo per la serie “riprendiamo”. Non si tratta di giustificare, cerchiamo di capire che un conto è giustificare e uno è spiegarlo. Avete mai visto un allenatore che condanna un proprio calciatore? Noi vogliamo fare un salto culturale di questo tipo, questo apre canali di comunicazione e comprensione. Errori come questo possono riaccadere. Certe cose non ci fanno dormire la notte. Ma perchè vogliamo togliere il diritto di sbagliare? Bisogna capire cos’è lo sport e che tutti possono sbagliare, con chiavi di lettura comprensibili ma anche difficilmente giustificabili».

ROCCHI: «L’ansia dell’arbitro era sul recupero, ha spostato inconsciamente lì la sua attenzione, lasciando per scontato che la decisione fosse buona se nessuno aveva detto nulla. Ma qui non crocifiggiamo un arbitro per un errore. La lettura della situazione a freddo è questa e se una volta facevi un errore del genere si scriveva “crocifiggetelo” sui giornali. Oggi col monitor nessuno accetta errori simile, ma dietro un monitor c’è sempre una persona, è l’unica spiegazione da poter dare».

METTERE COPPIE AFFINI DI ARBITRO E VAR NELLE PARTITE

ROCCHI: «Sono considerazioni che facciamo sempre. Non tutte le cose le sai, ma su un gruppo di 50 persone c’è anche chi si sta sulle scatole. Ma non sempre posso saperlo, oppure ci sono filosofie arbitrali diverse. Certe designazioni sul finale erano obbligate, ero veramente corto. Non volevo mettere ragazzi pur bravi a rischio. Ho ascoltato Orsato in Milan-Atalanta. Era stressato, percepiva molto la partita, sapeva l’importanza dell’evento. Se metti qualcuno che non ha una forza in certe partite viene bruciato. Non posso bruciare giovani forti. So quanto pesa una partita scudetto, negli ultimi 90 minuti ci vogliono spalle larghe, ecco perchè ci siamo appoggiati ai più esperti. Ho ascoltato tutti, mi è piaciuto come hanno approcciato le ultime due giornate, come sono entrati dal primo minuto nelle partite».

ROCCHI: «In Sampdoria-Genoa senza la VAR avremmo perso un rigore che nessuno in campo chiedeva. Nessuno chiedeva nulla. Partita arbitrata in maniera eccellente da un arbitro che ha capito dai propri errori, finendo la stagione in grande maniera. Al 93′ approccia in maniera decisiva una decisione cruciale per una squadra, lì si parlava di retrocessione. Il rigore è chiaro. Secondo voi Maresca era contento di esserselo perso? No, gli giravano anche un po’ le scatole. Ditemi se vi dà mai questa sensazione. Ha preso una decisione come se avesse dato il rigore di istinto, in maniera molto tranquilla. Lui ha preso il massimo dei voti: 8,70. Questo episodio ci interessava e che venisse concesso in questa metodologia» .

ROCCHI: «Ottima revisione in Genoa-Juve sul rigore prima dato e poi tolto. Qui non penalizziamo nessuno. Ottimo lavoro del VAR che ha consigliato la revisione dopo aver cercato l’inquadratura migliore, questo si deve fare. Nella grande maggioranza dei casi questo riesce e nella maggioranza dei casi è una decisione corretta. L’arbitro poi continua ad arbitrare in modo tranquillo, gli fosse rimasto in testa l’errore sarebbe stato peggio. Sbagli un’altra decisione? Nessun problema, vai al monitor e rivedi. Vogliamo arbitri che siano liberi di testa anche dopo un errore. Tanti anni fa avremmo voluto scene simili anche tanti anni fa. Oggi c’è una fortuna immensa».

PARTITE TROPPO SPEZZETTATE

ROCCHI: «Perchè c’è una crisi di vocazione secondo voi? Come rappresentate l’arbitro? Credo mai in maniera positiva, ma forse ho sentito male io. Questo è un percorso che ci portiamo dietro negli anni. Fare questo lavoro è visto come una sfida, l’immagine dell’arbitro non è positiva. No nsi può pensare così che la gente venga a fiumi a fare il corso».

TRENTALANGE: «Stiamo approfondendo il piano legale e quello culturale, per far conoscere al meglio la figura dell’arbitro e i suoi aspetti positivi. Anche parlando in questo modo si fa crescere la figura dell’arbitro. Abbiamo parlato di trasparenza, quale allenatore mette alla berlina un calciatore? Se facciamo capire che l’arbitro è un motivo di giustizia e ne è un portatore, così che non ci sia vendetta, possiamo continuare a giocare in pace. Anche l’ultimo arbitro è uno strumento di pace, altrimenti purtroppo si arriverà ad avere richieste di non mandare i direttori di gare a dirigere certe partite. E giocate senza arbitro allora, si vede poi cosa succede».

Exit mobile version