2014

Agnelli: «La Serie A non cresce perchè non investe»

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Il presidente della Juventus ha analizzato i fattori che porterebbero al rilancio il campionato nostrano

Ha rilevato la Juventus nel 2010 e l’ha portata a competere ai massimi livelli, in Italia. Per l’Europa ci sta ancora lavorando, ma Andrea Agnelli ha le idee chiare, e solo con dei successi internazionali il calcio italiano potrà risollevarsi, al di là degli investimenti. A proposito di questo, ecco come ha parlato Agnelli ai microfoni di ‘Globe Soccer‘, come riporta la ‘Gazzetta dello Sport‘: «La mia famiglia dal 1923 ha guidato questo club verso trionfi importanti, ma i tempi sono cambiati. Una volta l’Italia era un punto d’arrivo, ora è un transito. Per tornare in alto serve un cambio di marcia complessivo. Sia nelle strutture che nella mentalità. Al mio arrivo, nel 2010, c’è stato un investimento importante con un aumento di capitale di 110 milioni. Ma, soprattutto, abbiamo messo il calcio al centro del progetto. Ha lavorato un team con una filosofia: siamo tutti utili, ma nessuno è indispensabile. Abbiamo così avviato un’autentica caccia al talento in tutti gli ambiti. Anche se l’ultimo giudizio arriva sempre dal campo».

INVESTIMENTI – Agnelli risponde così riguardo i possibli investimenti nei mercati esteri, come quello americano: «Siamo molto attenti ai mercati della Cina, del Sudamerica e dell’Indonesia. Bisogna crescere lì per sviluppare il nostro brand. Tuttavia, l’idea potrebbe essere quella di cercare un’opportunità in Portogallo o in Spagna. In questi due Paesi ci sono condizioni più attraenti. Soprattutto per il tesseramento degli extracomunitari. Ma preciso che al momento è solo un’idea, non siamo nella fase operativa».

UNICO – Il numero uno bianconero può di sicuro contare lo Juventus Stadium tra le cose che lo rendono orgoglioso: «Non solo ci ha portato ricavi per 45 milioni, con un aumento del 400%. Siamo soddisfatti perché è un impianto ottimale per entusiasmare i tifosi e accogliere le famiglie. In media occupiamo il 93% dei posti: se non ci fosse la quota per i tifosi ospiti arriveremmo al 100% e se le norme fossero più flessibili… In ogni caso non ci sono paragoni con la Premier. Né si possono fare con la Bundesliga, considerando la differenza del reddito medio tra i tedeschi e gli italiani».

SPONSOR – Infine, Agnelli parla degli sponsor: «Dobbiamo conquistare nuovi mercati e aumentare i ricavi. Anche nei diritti tv la Premier guadagna il doppio perché in 25 anni ha seminato bene nell’area Commonwealth. Pesa a loro favore la diffusione dell’inglese, ma dobbiamo voltare pagina. Nei prossimi due anni la Juve conta di aumentare di altri 30 milioni gli introiti dell’area commerciale. In Bundesliga le maggiori aziende tedesche investono cifre importanti, mentre in Italia questo non avviene. Bisogna partire dagli stadi. A parte l’esempio di Roma, le iniziative di Udinese e Sassuolo comportano investimenti limitati. Invece dobbiamo pensare in grande. Lo stadio deve diventare il teatro dell’arte del calcio per attrarre ogni tipo di pubblico. Al giorno d’oggi anche il telespettatore ha bisogno di vedere un campo verde e curato e percepire l’entusiasmo di un tutto esaurito».

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