Agnelli eletto presidente dell'Eca: «Un onore, sarà occasione di sviluppo per il calcio» - Calcio News 24
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2017

Agnelli eletto presidente dell’Eca: «Un onore, sarà occasione di sviluppo per il calcio»

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Il nuovo presidente dell’Eca, Andrea Agnelli, ha rilasciato le sue prime dichiarazioni post nomina

Agnelli, nuovo presidente dell’European Club Association, ha parlato così nel corso della conferenza stampa odierna: «Rummenigge, mio predecessore, ha dato l’esempio e la mia intenzione è quella di costruire sui suoi risultati. Sono onorato di questo incarico: abbiamo buoni rapporti sia con la UEFA che con la FIFA e dovremo lavorare insieme per sviluppare ulteriormente il calcio professionistico».

L’European Club Association vota il suo presidente: Andrea Agnelli è il favorito numero uno per il post-Rummenigge – 5 settembre, ore 11

Era nell’aria, ora è ufficiale: Andrea Agnelli è stato eletto presidente dell’Eca. E’ il primo italiano a ricoprire tale carica. La presidente dell’Eca dà diritto a sedere all’esecutivo UEFA. Un’associazione con un peso enorme nel mondo del calcio, come dimostra la stretta collaborazione degli ultimi anni con la UEFA. Grande vittoria politica per la Juventus ma soprattutto per il movimento del calcio italiano. Andrea Agnelli prende il posto di Rummenigge.

Agnelli-Eca, tutto pronto per la vittoria – 5 settembre, ore 8.10

Seduto comodo in poltrona con un antico avversario, il presidente della Lazio, Claudio Lotito. In piedi assieme al chairman uscente, Karl-Heinz Rummenigge. Una boccata d’aria col capo della Fifa, Gianni Infantino, poi un colloquio con quello Uefa, Aleksander Ceferin. Ma pure un abbraccione con il delegato Real, Pedro López Jiménez, e, più in generale, sorrisi e pacche sulle spalle da tutti: qui al President Wilson, hotel di lusso che apre le braccia al lago di Ginevra, Andrea Agnelli ha tessuto ieri le ultime trattative in attesa del «suo» giorno. Che, in fondo, è il giorno di tutto il calcio italiano, tornato a decidere nella stanza dei bottoni: il numero uno bianconero dovrebbe diventare il nuovo presidente Eca a meno di ribaltoni a sorpresa.

COSE FORMALI – Si passerà alle «cose formali» solo oggi con il voto per i membri del board, l’organo che sceglierà il rappresentante dell’associazione dei club europei. Un maxi-sindacato di 220 squadre, autonomo eppure pesante negli equilibri del pallone mondiale: è la controparte delle federazioni, ha voce in capitolo in tutti gli aspetti dello show, dai format ai soldi. Evitato il cataclisma di una nuova Superlega, l’Eca ha avuto un ruolo decisivo nelle trattative sulla nuova Champions al via l’anno prossimo, più ricca e con quattro italiane. Un successo per tutto il sistema, merito anche di Andrea Agnelli, dal 2012 nel board. Questi anni di proficuo lavoro, gomito a gomito con Rummenigge, lo hanno lanciato nella successione. Poi, probabilmente già oggi, due membri del board verranno scelti per sedere pure nell’esecutivo Uefa: la consuetudine vuole che siano il presidente e uno dei suoi tre vice.

TANTA ITALIA – Ieri, nel primo giorno dell’assemblea generale Eca, c’era comunque molta Italia: tra i corridoi del Wilson, ad accompagnare Agnelli, anche l’a.d. bianconero Beppe Marotta e il segretario Maurizio Lombardo. Poi, oltre a Lotito, la Roma con l’a.d. Umberto Gandini, un tempo vicepresidente in queste stanze, più il dirigente Antonio Tempestilli. C’erano pure l’a.d. del Napoli, Andrea Chiavelli, e il consigliere delegato della Fiorentina, Sandro Mencucci. È stata la prima occasione di un derby europeo tra nuove proprietà cinesi a Milano: l’a.d. rossonero Marco Fassone si è intrattenuto col consigliere interista Steven Zhang, come lui in odor di nomina in qualche commissione, e capofila di una nutritissima delegazione nerazzurra (dal vicepresidente Javier Zanetti all’a.d. Alessandro Antonello). Insieme hanno ascoltatoidiscorsi di Ceferin e Infantino, oltre al commiato di Rummenigge, e poi hanno votato piccoli cambiamenti allo statuto. Passaggi necessari a rafforzare la governance dei club, ma nel futuro prossimo sul tavolo ci saranno temi più pesanti: dalle percentuali folli per gli agenti alle campagne trasferimenti, fino al redde rationem sul fairplay finanziario. Senza scordare la Champions: sono già partite le trattative per il triennio 2021-2024. Il nuovo (probabile) presidente Agnelli, anche su questo tema, ha una forte visione internazionale: conosce bene gli sport Usa ed è convinto che il calcio europeo, anche il disastrato giocattolo italiano, abbia potenti margini di sviluppo. Su queste basi, ha convinto grandi e piccoli a sostenerlo e l’astruso sistema di voto lo agevola.

COME SI VOTA – Come riporta “La Gazzetta dello Sport”, oggi tutti i 220 delegati sceglieranno i membri del board, che a loro volta voteranno il presidente. Dei 15 membri di questo esecutivo, un terzo uscirà da una short list di candidati tra i club delle nazioni con il miglior ranking Uefa. Stavolta, per i 5 posti in questione, gareggiano solo in cinque. Tradotto: passaggio al board blindato sia per Agnelli che per i colleghi Jiménez (Real), Gerlinger (Bayern), Gazidis (Arsenal) e Aulas (Lione). Per arrivare al totale, oltre ai quattro membri di diritto (Bartomeu del Barcellona, Al-Khelaifi del Psg, Woodward dello United e Lawwell del Celtic), vanno aggiunti 3 seggi da votare tra i 4 candidati nei club di seconda fascia, 2 tra i 3 candidati di terza e uno tra i 2 candidati di quarta. Da questo gruppetto uscirà il presidente, che dovrà appartenere a un club di prima fascia. Tra i dirigenti con questi requisiti, si è fatto avanti uno solo: ha trattato fino a ieri nella cena di gala prima degli Eca Awards e parla italiano, oltre a un perfetto inglese.

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