2016
Aggressione disumana della profondità: Leicester, la gloria è lì
Huth a parte, sarà il primo titolo per tutti. Ranieri compreso
Che fossero poco giovani e senza esperienza ve lo avevamo già raccontato, che sia qualcosa legato a doppia mandata alle trame del destino è talmente evidente da non doverci tornare su: il fenomeno Leicester non si è smarrito al cospetto di pressioni enormemente più grandi di lui, ha retto di fronte all’opportunità di scrivere una delle pagine più incredibili nella storia dello sport ed è a pochi passi dalla gloria.
LA SITUAZIONE – A prescindere dal risultato della sfida odierna tra Tottenham e Manchester United, il Leicester sarà matematicamente campione d’Inghilterra qualora dovesse vincere tre delle restanti cinque gare di Premier League. Di cui tre – quelle contro West Ham, Swansea City ed Everton – da disputare tra le mura amiche del suo impianto: sempre premesso che il Tottenham di Pochettino le vinca tutte. Tradotto: per gli uomini di Ranieri il titolo è ad un passo. Ottenuto grazie ad un andamento strepitoso, sublimato dalle ultime cinque vittorie consecutive senza incassare reti: partite in copia, muro difensivo inespugnabile e salvato dal disegno del destino nelle rarissime occasioni concesse agli avversari di turno, aggressione della profondità di cui non si ricordano precedenti.
PROFONDITA’ – Sì, perché puoi difenderti bene quanto vuoi, ma poi il gol in un modo o nell’altro lo devi trovare. E qui si innesca un copione che banalmente può essere definito standard ma che diventa letteralmente impressionante per la ripetitività con il quale viene eseguito. La trama solitamente è la seguente: l’instancabile Kantè recupera il pallone o questo gli viene recapitato dai difensori, scarico su Drinkwater che è immediato nella ricerca di Vardy. Il centrocampista alza la testa, segue il movimento dell’attaccante e lo serve con un lancio non necessariamente preciso: basta recapitare il pallone nella zona in cui gravita il buon Jamie, purché lo si faccia rapidamente per avvantaggiarlo sul tempo, il resto lo fa lui. Facilità di corsa spaventosa, lo diventa di conseguenza la pressione sul difensore che sente il fiato sul collo dell’avversario e perde lucidità: quella che invece non smarrisce Vardy, dopo chilometri di corsa pronto a trafiggere il portiere. Cinque gli assist di Drinkwater, tutti per innescare reti di Vardy: l’asse d’oro del Leicester, non a caso hanno esordito insieme nella nazionale inglese, convocati da Hodgson nell’ultima tornata di amichevoli.
LA FAVOLA – Un anno fa il Leicester City chiudeva la sua Premier League al quattordicesimo posto, dopo aver lottato a lungo per salvarsi: due anni fa, nella massima serie calcistica inglese, neanche c’era. Ed i suoi calciatori militavano in serie minori o ai margini di squadre neanche di primissima fascia. Se al tutto aggiungiamo il campionato più ricco del mondo ed il confronto con colossi del calibro di Manchester United e City, Chelsea, Arsenal e via discorrendo, le risposte potete concedervele da soli. Neanche il suo tecnico, reduce dal totale fallimento sulla panchina della Grecia, aveva mai vinto nulla di significativo: il top una Coppa di Spagna nel ’99 alla guida del Valencia ed una Supercoppa Europea nel 2004 dovuta però ai successi della precedente gestione Benitez. Cercando insomma negli annali, una storia del genere oggettivamente non si trova: fatta eccezione per le due Premier League vinte da Huth ai tempi del Chelsea (out dalla formazione titolare, a rigore statistico, sono da segnalare i due campionati belgi vinti da Wasilewski con l’Anderlecht, i due campionati svizzeri da Inler con lo Zurigo e la Clausura argentina di Ulloa), sarà per tutti gli uomini del nostro Ranieri il primo titolo in carriera. Cosa altro aggiungere?