2014

Age of Tactics – Perché il Napoli non ha fatto il Napoli

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L’analisi tattica sul big match dell’ultima giornata di Serie A: il Napoli ha vinto nonostante una prestazione negativa

ROMA NAPOLI ANALISI TATTICA – Il canovaccio della partita tra Napoli e Roma è stato chiaro più o meno a tutti: i giallorossi hanno provato a fare la partita e i padroni di casa hanno puntato sulle ripartenze. Ed è strano che il materializzarsi di tale scenario abbia destato tanta sorpresa, perché in realtà Napoli e Roma non hanno fatto altro che valorizzare ciò che riescono a fare meglio. Prendiamo il Napoli, per esempio: col Torino è la squadra che ha segnato più volte su contropiede (8) in Serie A e, in particolare, non serve Josè Mourinho per capire che Mertens e Callejon in campo aperto sono potenzialmente letali. Anche la media del possesso palla conseguita dal Napoli sin ora certifica che per la squadra di Benitez avere il controllo del gioco non è una priorità, trattandosi di un tutto sommato non elevato 55% (quinto punteggio nel campionato). Contro la Roma, la propensione alle giocate in velocità e al contropiede si era già dimostrato un fattore vincente. In Coppa Italia, la Roma aveva accusato forti difficoltà nella transazione difensiva, le cui cause sono da ricercarsi essenzialmente in lacune individuali come la lentezza di giocatori chiave per la fase difensiva come De Rossi e Benatia. Ma ieri il Napoli non è riuscito a essere così pericoloso ed è proprio questo che spiega perché la Roma non solo ha fatto la partita ma ha anche creato più occasioni da goal.

Col pallone tra i piedi, il Napoli ha fatto complessivamente peggio del solito. Anzitutto, i passaggi riusciti sono stati solo il 74% di quelli totali, abbondantemente sotto la media di 83,7%. Per una squadra che punta al contropiede, tanto pesa l’abilità dei centrocampisti centrali nel servire i giocatori d’attacco. Ieri, mancava il centrocampista con la più alta percentuale di passaggi riusciti (Behrami – 90%), oltre a un giocatore di grande talento come Jorginho: tali assenze sono pesate e non poco. Inler e Dzemaili hanno spesso fatto errori di misura nel tentativo di passare il pallone in avanti, così come Hamsik. A fine partita, le loro percentuali risulteranno abbastanza basse: in particolare quella di Hamsik (64%). Vi sono anche altri deficit individuali come le prestazioni di Mertens e Higuain, considerando che il belga ha sbagliato quasi la metà dei passaggi (42%) e che l’argentino non ha mai tirato in porta né servito alcun ‘key pass’ (che è generalmente la sua migliore qualità). Questo mix di imperfezioni, enfatizzato da una Roma più stretta e attenta rispetto all’ultimo precedente, porta soprattutto a una conseguenza: l’insoddisfacente dato dei tiri in porta (solo 4 contro l’ottima media stagionale di 6).

Poi, si sa, il calcio è bello anche perché è micidiale nella sua abilità di scardinare in un attimo ogni discorso di natura tattica. In un nanosecondo, per esempio, il Napoli è riuscito a sostituire i titoli di giornale da ‘Delusione Napoli’ a ‘il Napoli gode’ col più importante degli eventi del match: il goal. Ma, per fortuna o purtroppo, non sempre è l’imprevedibilità a comandare. Altrimenti questa rubrica non esisterebbe. 

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