2014

Addio era Moratti: la top 11 del presidente del Triplete

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Fuori, per ragioni diverse, Ibra, Pirlo e i palloni d’Oro Baggio e Cannavaro

SERIE A INTER MORATTI – Il grande passaggio di consegne era di fatto già arrivato nella scorsa stagione: quel 15 novembre del 2013, data storica nella storia nerazzurra, giorno in cui si è consumata la vendita del 70% del pacchetto azionario da Massimo Moratti ad Erick Thohir. All’uomo del Triplete nerazzurro quote di minoranza e carica onorifica di presidente: Moratti però, probabilmente per divergenze con i vertici dirigenziali della nuova Inter, due giorni fa ha scelto di chiudere definitivamente la sua storia nerazzurra rinunciando alla carica concessagli dal nuovo consiglio d’amministrazione. Restano quote del pacchetto azionario totale, ma di fatto la famiglia Moratti ha dismesso: ecco la panoramica degli undici migliori acquisti dell’era Moratti, lì dove per intenderci non troverete due Palloni d’oro del calibro di Fabio Cannavaro e Roberto Baggio o il genio di Andrea Pirlo. E’ vero, il presidente li ha presi, ma all’Inter non hanno mai reso quanto la piazza auspicasse.

JULIO CESAR – Il portiere è quello del Triplete targato Jose Mourinho e l’anno d’oro della storia nerazzurra non potrebbe che influire decisamente sulle scelte in tale sede: baluardo invalicabile dell’Inter dei record, l’Acchiappasogni non impiegò tanto a scalzare Toldo dal ruolo di titolare e vestire maglia e storia interista. Le lacrime – sue e di tutto San Siro – nel giorno dell’addio una delle pagine più toccanti nel libro dei ricordi di questo club. Batte Peruzzi.

MAICON SISENANDO – Acquistato per poco più di cinque milioni, la migliore risposta di Massimo Moratti a chi lo ha sempre definito un collezionista di bidoni: il miglior esterno difensivo passato per il nostro campionato nell’era recente, tra i pochissimi calciatori nel suo ruolo ad incidere con peso devastante nell’economia e nella proposta calcistica di una squadra.

WALTER SAMUEL – The Wall. Amato dalla curva nerazzurra come pochi altri difensori transitati dalle parti di Appiano Gentile: rendimento mostruoso e perno difensivo dell’Inter del Triplete. Prima il passaggio dalla Roma – dove aveva già vinto uno scudetto – al Real Madrid, la flessione in Spagna e la sveltezza del club nerazzurro nell’assicurarsene le prestazioni già un anno dopo il suo milionario trasferimento in Spagna. All’Inter arrivo per 16 milioni ma si è affermato acquisto di valore triplo.

MARCO MATERAZZI – E’ vero, verrebbe logico affiancare Lucio all’argentino in piena salsa Triplete, ma non siamo monotoni e premiamo un’icona nerazzurra: il brasiliano ha disputato tre stagioni all’Inter, Marco Materazzi ben dieci collezionando 301 presenze, 21 reti, 5 scudetti, una Champions League, 4 Coppa Italia, 4 Supercoppa Italia ed un Mondiale per club. Diventando nel frattempo protagonista del successo mondiale italiano in terra tedesca. Più di ogni trofeo è stato l’incarnazione del tifo nerazzurro in campo.

ROBERTO CARLOS – Con Paul Ince il biglietto da visita di Massimo Moratti: è vero, in quella campagna acquisti dell’estate 1995 arrivò ad Appiano Gentile anche Javier Zanetti, ma quella è un’altra storia. La stagione con la maglia dell’Inter, l’unica, fu di ottimo livello ma l’allora tecnico nerazzurro Roy Hodgson a fine stagione gli preferì Pistone perché più consono al suo equilibrio tattico. Da quel momento in poi le storie dei due calciatori si raccontano da sole.

JAVIER ZANETTI – Terzino, destro e sinistro, centrocampista, corsa, classe, anima, tecnica, talento, carattere, personalità, cuore. La perfezione. Venerato dai suoi, rispettato dagli avversari: andate a cercarlo in giro qualcuno che parli male di Javier Zanetti. Se lo trovate, aiutatelo. Presentato con Rambert, sempre in quell’estate del ’95, quasi da portaborracce di quest’ultimo: la vita però spesso e volentieri disegna traiettorie differenti ed ha consegnato alla storia dell’Inter il suo vero ed incancellabile simbolo.

ESTEBAN CAMBIASSO – Il parametro zero più parametro zero che si ricordi: dieci anni di Inter, dieci anni a scrivere la storia nerazzurra spalla a spalla con il suo connazionale e punto di riferimento Javier Zanetti. Centrocampista splendido: senso della posizione e visione di gioco, atletismo ed inserimenti, il suo è stato un calcio totale che ha lasciato in eredità ben 51 reti a livello personale e tutti i trofei che già abbiamo più volte menzionato.

MATEO KOVACIC – Calmatevi, già vi vedo arrabbiati. Ed è vero, ci sono i vari Stankovic, Simeone, Veron: ma indicando il nome del croato si vuole eleggere un simbolo. Quello della continuità dell’era Moratti. Quello del passaggio da ciò che è stato a quel che sarà: Mateo Kovacic è l’ultimo grande acquisto di Massimo Moratti, da Zanetti a Kovacic una sorta di lascito generazionale. Come a dire: “Io la grande Inter l’ho già fatta, ora costruite la prossima intorno a lui”.

WESLEY SNEIJDER – Poche storie: è lui ad aver elevato il tenore di quell’Inter tanto forte poi da guadagnarsi il tetto del mondo. Quella del 2009 fu l’estate del fallimento personale di Florentino Perez: Robben venduto al Bayern Monaco, Sneijder all’Inter. Con la finale di Champions League in programma al Bernabeu. Lui la vide da spettatore: a deliziare la platea, l’uno contro l’altro, proprio gli scarti del presidente madrileno.

RONALDO LUIS NAZARIO DA LIMA – Quello che più di tutti gli altri ha fatto sognare il presidente, quello che più di tutti gli altri ha fatto soffrire il presidente. Lo ha amato, venerato, ne è andato orgoglioso, se lo è goduto ma non ha gioito: con Ronaldo non sono arrivati i successi tanto agognati. Poi il diverbio con Cuper e la scelta che non ti aspetti. Ma il destino ha regalato a Moratti tutto ciò in altri tempi e con altri volti, quelli di Milito ed Eto’o ad esempio, la vita spesso si comporta così. Dicevamo del soffrire: ferita ancora aperta quel trasferimento al Milan. No, questo Ronnie non glielo doveva fare.

DIEGO MILITO – Impasse totale. E’ questa la scelta che mi manda in crisi più di tutte le altre: la preferenza personale andrebbe senza alcun’esitazione a Zlatan Ibrahimovic, ma come privare questo elenco dell’autore della doppietta che decise la finale di Champions League del Bernabeu? No, non me la sono sentita. Per un anno intero, monopolizzato dallo scambio Ibrahimovic-Eto’o, si parlò di quale dei due fosse più forte e di chi avesse rifilato il pacco all’altro: quell’anno però il più forte di tutti era proprio Diego Milito. E l’immenso Zlatan mi perdonerà di non averlo inserito in qualsiasi top 11 che si rispetti.

ALL. JOSE’ MOURINHO – Lui approdò all’Inter nell’estate del 2008 vincendo uno scudetto, ma il miracolo più folle che ricordi arriva un anno dopo: Moratti acquistò, tra gli altri, Lucio, Motta, Sneijder, Eto’o e Milito. Il tempo di assemblaggio nel plasmare la creatura perfetta che poi vinse tutto quel che c’era da vincere resta uno dei misteri tecnici meno risolvibili. Due soli anni all’Inter ed un’impronta indelebile.

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