2020

A tutto Vialli: «Scudetto? Meglio non assegnarlo. Sul taglio degli stipendi e il coronavirus…»

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Gianluca Vialli ha parlato a 360° sulle pagine di Repubblica: queste le parole del team manager della Nazionale

Gianluca Vialli ha parlato a 360° sulle pagine di Repubblica. Tanti i temi affrontati dal team manager della Nazionale: dalla possibile ripresa della Serie A, al Coronavirus fino alla sua malattia.

MALATTIA – «Sto bene. A dicembre ho concluso 17 mesi di chemioterapia, un ciclo di 8 mesi e un altro di 9. E’ stata difficile, anche per uno tosto come me. Dal punto di vista fisico e mentale. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia. Sono felice, anche se lo dico sottovoce. Ritrovare la salute significa vedersi di nuovo bene allo specchio, vedere i peli crescere di nuovo, non doversi più disegnare le sopracciglia con la matita. In questo, mi sento fortunato rispetto a tante altre persone».

CORONAVIRUS – «Penso alle persone portate in ospedale e morte sole, ai loro parenti costretti a casa, ai funerali non celebrati: è terribile. Resteranno enormi cicatrici affettive, morali ed economiche».

PAURA – «La paura di morire si combatte pensando ai desideri, concentrandoci su quanto ci piace davvero e su quanto vogliamo che ogni cosa ritorni. In questo enorme silenzio che ci circonda, c’è quasi un’atmosfera zen, qualcosa di orientale. E si tornano a sentire i canti degli uccellini persino nelle megalopoli. Sarà stupendo quando torneranno il calcio e lo sport, le emozioni e i ricordi ci aiuteranno a tornare a vivere, vivere pienamente. E dovremo dare più spazio alla solidarietà».

SCUDETTO A TAVOLINO – «Non lo vorrei, non dopo quello che sta accadendo. Bene se si potrà chiudere la stagione in qualche modo, in sicurezza. Altrimenti, meglio non assegnarlo.

CALCIO – «Si dovrebbero dimenticare gli interessi di parte e gli egoismi, anche se capisco i presidenti alle prese con una crisi mai vista. Qualcuno per forza di cose ci rimetterà. Un errore da non commettere è la fretta. Si abbia fiducia nelle competenze di quelli che se ne intendono e ci dicono cosa fare: preghiamo che lo sappiano davvero. E si torni in campo solo quando i medici e gli esperti diranno che è possibile, anche se sono io il primo a desiderarlo. Ma nel frattempo occorre un atto di responsabilità generale, al di là dell’emergenza dell’intero sistema».

STIPENDI CALCIATORI – «Il sacrificio dovrà essere sostenuto da tutti, non solo dagli atleti. Mi sembra interessante quello che accade qui in Inghilterra, dov’è stato creato un fondo di solidarietà alimentato da una quota dei guadagni dei giocatori: i fondi li distribuiscono loro, direttamente alla sanità pubblica. I calciatori inglesi hanno scelto la via della solidarietà perché sanno che il taglio delle loro paghe significa meno tasse: e le tasse si versano per il bene comune, per finanziare i servizi di cui una collettività ha bisogno».

EUROPEO RINVIATO – «Avranno un anno in più per calarsi davvero nel Club Italia, per sentirsi più forti e non voltarsi verso la panchina, cioè verso Roberto, quando le cose si mettono male. Un anno di crescita servirà»

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