2017
Cannavaro: «In Cina sono un manager. Kalinic…»
Fabio Cannavaro racconta la sua avventura in Cina e le scelte sul mercato: «Witsel convinto solo dai soldi? Non credo. A Tianjin…»
A passeggio per le strade di Catania, il viso di Fabio Cannavaro si illumina non tanto perché viene riconosciuto e fermato per foto e autografi, ma perché tutti ora lo salutano come «mister». «È vero, sentirmi chiamato così dà soddisfazione. Al Tianjin sono qualcosa di più. Un manager a tutto tondo e mi piace, è molto stimolante. Mi occupo di tutto: dall’organizzazione dei campi, al mercato. Un’occasione eccellente per la mia crescita professionale». Nel frattempo però è diventato il terrore dei club italiani, anche se lui ci scherza su ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”: «Davvero? Ma se non ho preso nemmeno un giocatore qui… E poi al massimo posso essere Babbo Natale. Porto sorrisi per tutti».
PERICOLO DI MERCATO – Beh, Witsel se non fosse stato convinto da ingaggi da capogiro sarebbe andato alla Juve. «Su questo sono d’accordo fino a un certo punto. Perché io ho preso soltanto giocatori la cui prima domanda non sia stata: “Quanto prenderò?”. Certo, i soldi sono importanti ma per me contano le motivazioni, la voglia di scommettere su se stessi. Axel sarà il mio giocatore “box to box”». E Kalinic? «Lui è la mia prima scelta per il 4-3-3 che ho in mente. Ma qualcosa non ha funzionato, perché al momento in cui tutto sembrava a posto alcuni mediatori hanno cambiato atteggiamento e pretese». Ma quanti giocatori ha realmente contattato? «Molti meno di quelli pubblicati sui giornali. È vero che di colpo ho cominciato a ricevere telefonate di agenti di top player, che nemmeno io avrei potuto immaginare. Quale fosse il reale motivo poi non sta a me dirlo: quando sono stato interessato ho portato avanti in prima persona i colloqui proprio per conoscere le motivazioni dei giocatori».
CINA FOREVER – In giugno ha cominciato questa seconda esperienza in Cina, dopo quella di Guangzhou. Arriva a Tianjin e… «Conosco il boss Shu Yu Hui. Un manager ambiziosissimo che mi dice: “Devo metterti nelle condizioni di diventare il miglior tecnico al mondo. Questa stagione è partita male, nella prossima andremo nella massima serie”. Io, che avevo un po’ scrutato la situazione, rilancio come un giocatore di poker: secondo me possiamo ancora farcela. Infiliamo una serie eccellente di vittorie, vinciamo il campionato e siamo già in Super League. Ora possiamo programmare bene. Le risorse non mancano e quella scommessa ardita ha pagato. Nel senso che ho la piena fiducia della dirigenza e si lavora in grande sintonia. Non potevo sperare meglio». Cosa non abbiamo capito noi europei della Cina? «Parecchio. A cominciare dalle dimensioni della loro potenza. Il mio presidente Shu Yu Hui guida una multinazionale di medicina naturale, la Quanjian, che ogni giorno manda 5 milioni di venditori in giro per il globo. Il boss della Evergrande punta a entrare presto nella top ten mondiale dei club. Quello del mio Tianjin è ancora più ambizioso». Ci riusciranno? «Non mancano loro risorse, capacità e risolutezza. Noi chiacchieriamo, ci trastulliamo, e non solo nel calcio, mentre loro definiscono affari enormi senza clamore».
SERIE A E CHAMPIONS – Al Milan ancora dobbiamo scoprirli, ma in effetti l’Inter sta cambiando marcia, almeno in campionato. Domenica può sfidare la Juve alla pari? «I bianconeri sono ancora più forti. Vincono da parecchi anni. Ma Suning sta facendo sul serio e ha capito l’importanza di un’anima italiana nel gruppo. Sul mercato di gennaio hanno agito molto bene. Pioli sta facendo il resto e stanno mettendo le basi per un futuro ambizioso». Higuain si sta confermando una macchina da gol, ma questa Juve è imbattibile? «In Italia credo di sì, per l’Europa sarà diverso. Me lo auguro, ma forse in mezzo qualcosa manca. Negli ultimi anni hanno perso giocatori importantissimi come Pirlo, Vidal, Pogba. Gente davvero difficile da sostituire. In effetti Witsel avrebbe fatto molto comodo a loro. Con Khedira avrebbe costituito una coppia perfetta capace di coprire, ma anche concludere l’azione». Fra meno di due settimane va in scena un Real Madrid-Napoli tutto da vedere. «Per il Napoli, la partita del Bernabeu è un esame di maturità. Lo spessore internazionale del Real non si discute, però la squadra di Sarri avrà l’occasione di confrontarsi e di testare un sistema di gioco comunque interessante. Gli azzurri sono in crescita e sono curioso di vedere come riusciranno a giocarla».