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2016

Cinque prime pagine da ricordare del 2016

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Quando un titolo fa riflettere oggi e domani

Ogni tanto i quotidiani sportivi acquistano un potere di persuasione. O, se volete, anche di folgorazione. Riescono cioè a catturare il presente e – contemporaneamente – ad acquistare un senso anche per il futuro. Riguardandoli si capisce l’importanza del momento e anche qualche indizio per il futuro. Le mie cinque prime pagine del 2016 sono davvero tutte e solo mie, nel senso che ogni classifica di questo genere ha un valore del tutto relativo. Altri si sarebbero orientati – e non senza ragione – sulle famose sparate da calciomercato, dove le esagerazioni toccano anche vertici parossistici. Ma qui non troverete Messi o Cristiano Ronaldo all’Inter, che certo si pongono come vertici e non solo dell’anno. Diciamo che molto semplicemente sono titoli che mi hanno fatto riflettere e che – con il senno di poi – mi sembrano ancora avere un senso, nonostante il tempo corra sempre più veloce e il calcio forse ancora di più.

24 gennaio 2016. Pensateci bene. Che la lettura in anticipo di un big-match sia il confronto diretto tra due attaccanti è del tutto normale. Ma leggere quel Juventus-Roma attraverso Dybala e Dzeko aveva un significato particolare in quell’esatto momento. Perché era del tutto evidente che l’argentino aveva già guadagnato posizioni per una decisività che così frequente non si poteva prevedere. E il bosniaco, da par suo, aveva deluso e il solo ricordo della sfida dell’andata era atroce per il popolo giallorosso, visto come aveva fatto ballare i bianconeri. Risultato: 1-0, gol del “piccolo Messi”. Curioso che a dicembre i due si siano ritrovati a parti (quasi) invertite: Dybala in panchina a recuperare da un infortunio, Dzeko capocannoniere del torneo e totalmente rinato. Eppure, ancora una volta, 1-0. Con un argentino decisivo, con il nome e cognome di Gonzalo Higuain.

26 febbraio 2016. E’ un tema sotterraneo, più sentimentale che concreto. Antonio Conte fantasma per i tifosi juventini. Chi lo rimpiange, chi lo utilizza come termine di paragone con Allegri, chi lo vede ovunque e chi proprio non ne vuole sentire parlare perché non ne ha perdonato il precipitoso addio. A febbraio si sa già che andrà al Chelsea, anche se non è ufficiale. E la paura diventa quella del saccheggio: Pogba. Bonucci, Chiellini e Cuadrado, oltre al parigino Cavani. Alla resa dei Conte non arriverà nessuno, il che non gli impedisce di chiudere il 2016 in testa alla Premier League.

29 luglio 2016. Via Higuain, arriva Icardi. Che è come dire – chissà se il cardinal Voiello sarebbe d’accordo, devoto com’è a San Pipita – morto un Papa, se ne fa un altro. Ma certi conclavi sono impossibili. E se 90 milioni per la Juve sono tanti, 150 per il Napoli sono semplicemente troppi. Piuttosto, se l’Inter non andrà in Champions, chi se lo va a prendere il capitano nerazzurro? Ai posteri l’ardua spesa.

31 ottobre 2016. Grasso, fuori forma, non è più lui. Sarà, ma la vera insostenibile pesantezza dell’essere sono i punti determinati dai gol di Higuain. Lo si scrive dopo il 2-1 al Napoli, lo si ribadirà successivamente al termine del derby e si stabilirà che è legge dopo la rete che decide Juventus-Roma. Va a finire che per essere lui, Gonzalo deve essere così. Punto e basta.

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9 novembre 2016. Eccola, la finestra sul 2017. Si può credere al Milan in ottica rientro Champions? E ancora: qualora l’operazione riuscisse – e sarebbe un grande ritorno dati i presupposti di partenza – una rosa composta così tanto dai giovani potrebbe assumere la fisionomia di un modello in grado di contrastare l’egemonia juventina sul campionato italiano? Più che nel presente, l’interrogativo vale per il futuro. Anche se, qualora si verificasse, non faremmo altro che tornare al decennio precedente e pure a quello prima neanche di tensione.

 

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