2016
Zeman e il Derby della Mole: «Spero vinca il Toro. Mihajlovic…»
Zdenek Zeman ha rappresentato un pezzo storico di calcio italiano negli ultimi 25 anni, ma l’occasione mancata è stata quella con il Torino. Ripercorrere quella chance è un modo per parlare anche del prossimo Derby della Mole, della Juve e…. di Mihajlovic
«Sì, mi sarebbe piaciuto allenarlo il Toro. Ci andai vicino una volta. A inizio 2010. Era il periodo dell’esonero di Beretta. Cairo volle incontrarmi. Parlammo a lungo. Ci lasciammo bene. Ma non si fece più vivo».
OCCASIONE MANCATA – Quella volta, Zeman, il Toro riprese Colantuono. «In società era appena entrato Petrachi. E sapevo che lui spingeva già per dare il Toro a Ventura, un giorno. Avevano lavorato assieme a Pisa. Mi dispiacque: il Toro poteva essere una piazza ideale, per come sono fatto. Il Toro è una squadra importante. Ma, nel tempo, il Toro è stato anche handicappato dalla presenza della Juve in città. Non è un problema di numero di tifosi. La tifoseria del Toro è tra le più belle d’Italia. Il problema sono i mezzi a disposizione, anche se ora con Cairo il Toro si è sistemato. I poteri forti a Torino ci sono e si sono sempre fatti sentire. Per questo a Torino la Juve sarà sempre avvantaggiata».
RIMPIANTO – Molti tifosi granata l’avrebbero accolta a braccia aperte. Per le sue qualità, il suo coraggio e anche per tante sue battaglie. «Lo so. E di sicuro avrei dovuto affrontare dei problemi, per via delle polemiche post-Calciopoli. La verità è che io sono nato juventino, facevo 23 ore di viaggio per vedere la Juve allenata da mio zio Vycpalek. Anni dopo, a me non dava fastidio la Juve. A me dava fastidio chi c’era nella Juve. E una determinata gestione del potere. Cominciai a capire certe cose da allenatore del Foggia. Una delle prime volte in cui sfidai i bianconeri. Perdemmo. Non ci diedero due rigori. E loro segnarono in fuorigioco. Me la presi da morire».
SENSAZIONI – Giagnoni disse: «Ero un tifoso bianconero, ma dopo che ho cominciato ad allenare il Toro e a subire certe cose, il mio cuore è cambiato». Zeman simpatizza con lui: «Posso capirlo. Potevano nascere analogie tra lui e me. Io adoro regalare emozioni e soddisfazioni ai tifosi. Soprattutto se sono speciali. E quelli del Toro lo sono».
DERBY – Domenica ci sarà il derby, Zeman tiferà? «Spero che vinca il Toro. Già solo per il campionato. Così si riapre, diventa più interessante. Spero che lo scudetto lo vinca la migliore: una cosa che in Italia non succede spesso. Penso che anche quest’anno, alla fine, lo scudetto lo vincerà la Juve. Tiferò per una vittoria del Toro anche per il mio amico Sinisa. Mi auguro che trasmetta ai giocatori la sua voglia».
CHIAVE PER LA VITTORIA – Luciano Castellini… interrompe: «Il Giaguaro». Lui diceva: «Da portiere del Toro mi sentivo Robin Hood». Anni dopo Mondonico avrebbe invece evocato gli indiani. «Il Mondo lo conosco bene, so come ragiona. Anche adesso il Toro deve mettere sul campo la ferocia e tutti i suoi valori morali per ridurre le distanze dalla Juve. E andare oltre i limiti. Con Mihajlovic è possibile». Che personaggio le viene invece in mente, se pensa alla Juve? «Paperon de’ Paperoni».
L’AMICO SINISA – Diceva del suo amico Mihajlovic. «La prima volta che lo vidi fu nel 1991 a Bari. Giocava nella Stella Rossa. Finale di Coppa dei Campioni contro l’Olympique Marsiglia. Era giovanissimo. Vinse, segnò un rigore. Mi impressionò per le doti tecniche e il temperamento. L’anno dopo lo prese la Roma. Successivamente cominciammo a frequentarci. La nostra è una bella amicizia. Ci vediamo spesso. Ci sentiamo. A Roma abitiamo anche vicino». Cosa le ha detto in questi mesi? «Che è molto contento. E io sono contento per lui. Se lo merita. Mi ha detto che è molto orgoglioso di allenare il Toro. Fiero. Dice che si sente a casa. E questa è la prima cosa importante per un allenatore. Ci crede molto. Vuole portare il Toro in Europa. Può farcela. Se ci è riuscito l’anno scorso il Sassuolo… E questo Toro è molto più forte».
PARAGONI – C’è un po’ di Zeman in Sinisa? Anche lui pratica un gioco coraggioso. E non ha peli sulla lingua. «Io spero che lui si riveda in me! Negli anni mi ha chiesto tanti consigli. Ha voluto sempre imparare, è positivo. Sono sempre contento quando fa bene. Ma stavolta non ha bisogno di un parere. Ha un carattere forte. Spero che riesca a trasferirlo alla squadra. Zero paure. Se il Torino dovesse vincere, poi potrebbe davvero volare. Acquisterebbe una fiducia e un entusiasmo pazzesco».
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PROSPETTIVE – Cairo sogna di portare il Toro in Champions, nei prossimi anni. «Da imprenditore ha compiuto passi enormi. Ora possiede anche giornali, tv. Ce la può fare. Ha le risorse economiche. E la piazza del Toro è da Champions. L’importante è che Cairo non si faccia troppo distrarre dalle sue attività imprenditoriali. Potrebbe essergli utile trovare un grande manager capace di muoversi bene anche fuori dal campo». Uno come Galliani? «Potrebbe avere un senso, per il Toro. Ma Galliani sarà per sempre del Milan. Mi pare più adatta la carica di presidente di Lega».
VENTURA E LA JUVE – Lunedì Zeman era in Sicilia per una premiazione. C’era anche Ventura. Un anti-Zeman, come gioco. «Sì, però veniva a studiare i miei allenamenti, quando allenavo il Foggia. Ha fatto bene negli anni, ma con un gioco opposto al mio. Lui punta di più sulla sicurezza dietro. Difatti in B arrivò primo il mio Pescara, davanti al suo Toro. Noi segnammo molti più gol». Lei ha allenato Pjanic, nella Roma. Che poi ha scelto la Juve. «Nessuno rifiuta la Juve. Penso anche a Higuain o a Nedved. La Juve è la Juve. Chi pensa di vincere più facilmente, va alla Juve. Se vuoi vincere, la Juve fa gola».
BELOTTI – C’è un bianconero che apprezza in modo particolare? In campo e fuori. «Dybala. E Buffon, per il carisma». Belotti ora ha una clausola da 100 milioni. «Nessuno vale 100 milioni. Comunque Belotti mi piace, diventerà un giocatore importante. Lo vidi per la prima volta anni fa nell’Under 20 di Di Biagio, in allenamento. Dissi proprio a Di Biagio, subito: quel Belotti verrà fuori, è un giocatore vero. Spero che continui così, ora».