2014
Sacchi: «Ramos, non far l’errore di Kakà e Shevchenko»
L’ex c.t. in visita al Real Madrid di Carlo Ancelotti
L’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana nonché sul tetto del mondo con il Milan a cavallo tra gli anni 80’ e 90’, Arrigo Sacchi è un grande amico, ancor prima che maestro, di Carlo Ancelotti, allenatore del Real Madrid fresco di vittoria nell’ultima edizione della Champions League. Inviato dalla Gazzetta dello Sport nella Ciudad Deportiva, Sacchi ha assistito all’allenamento del Real incontrando Ancelotti e i calciatori. Di seguito alcuni estratti del racconto: «Conosco Ancelotti dal 1987, lo volevo al Milan. Berlusconi era scettico, il medico del Milan dopo la visita sentenziò un’invalidità al ginocchio del 20 per cento. Il presidente mi disse: “Non posso prendere un giocatore con un’invalidità così grave e a Roma dicono che è una sòla”. Risposi: “Mi preoccuperei se l’invalidità fosse nella testa”. E aggiunsi: “Se lo acquista vinciamo il campionato”. Lo comprò, fu un grande protagonista di quella straordinaria squadra
UNA GIORNATA COI BLANCOS – Prosegue il racconto dell’ex c.t.: «Era da tanto che mi chiedeva di andare a trovarlo, già ero stato a Londra e a Parigi. Per me ritornare a Madrid significava ritrovare tanti amici. Sono partito giovedì, Carlo è venuto all’aeroporto e mi ha portato subito a visitare la Ciudad Deportiva. L’allenamento è stato breve, avevano giocato anche il martedì. Ma c’è stato molto impegno. Le giocate sono state rapide e la partitella a due tocchi. Alla fine della seduta abbiamo parlato con Sergio Ramos del quale sono amico. Mi ha chiesto che cosa pensavo riguardo ai problemi del contratto, mi ha detto: “Voglio rinnovare ma Florentino mi vuole dare meno, cosa pensa?”. Ho risposto: “Tu devi rimanere, pensa a Kakà e a Shevchenko che stavano bene al Milan e per i soldi sono andati via accorciandosi la carriera. Tu qui stai bene e devi rimanere”. Gli ho ricordato inoltre che per convincere Florentino a comprarlo gli avevo garantito che sarebbe stato il nuovo Maldini… Ho chiesto a Carlo come si sentiva. “Sono molto teso, passa il tempo ma lo sono sempre di più”. Sarebbe un grande giocatore di poker: non me lo ha dato a vedere».