2015
Psg, Lavezzi: «A volte penso di lasciare il calcio»
L’argentino si è raccontato in un’intervista dettagliata
È in attesa di conoscere il suo futuro, ma Ezequiel Lavezzi trova anche il tempo per concedere un’intervista. Mentre ieri il Pocho ha incontrato la dirigenza del Psg nella giornata di ieri per provare ad evadere da Parigi, oggi sono arrivate le parole che Lavezzi ha rilasciato a ‘Marca Plus‘ nei giorni scorsi. «Mi chiamano così da quando ero piccolo. Il soprannome me lo ha dato mio fratello per via del cagnolino che avevamo, e la cosa curiosa è che continuano a chiamarmi così!», così parte Lavezzi spiegando l’origine del soprannome Pocho.
PENSIERI – L’argentino prosegue e fa una rivelazione: «A volte penso di mollare tutto, è un pensiero che mi balena in testa anche oggi, non solo in passato. Una volta lasciato il calcio, non ho intenzione di continuare con questo mondo, quello dello sport. Ora come ora non sarei cosa fare. Di certo la cosa più bella che mi lega al calcio è la possibilità di vivere bene, conoscendo nuove culture, e anche stare in famiglia quando si può: me la godo di più. Le cose peggiori riguardano l’ambiente che c’è dentro, fomentato dagli interessi. Non tutto è come appare da fuori».
FUORICLASSE – Lavezzi parla anche di Messi, compagno nella nazionale albiceleste: «No, non mi piacerebbe essere come lui. Non è una vita facile essere riconosciuto da tutti e sempre. Io preferisco rimanere nell’ombra. Quando ci giocavo da piccolo, notavo il suo potenziale. Non lo vedo come il migliore del mondo, ma come un amico in più».
PSG – È la volta di parlare del Psg, suo attuale club, forse ancora per poco: «Io sono qui, aspiro ad arrivare al punto più alto per me. La società parigini è cresciuta a livello calcistico e istituzionale. Adesso c’è un’idea di calcio più definita rispetto all’inizio, c’è un progetto sportivo. Però è tutta questione di tempo e di lavoro».
SOGNI – Lavezzi chiude parlando delle squadre più forti al momento, secondo lui, e dei suoi sogni: «Sicuramente Real Madrid e Bayern Monaco sono uno scalino più sopra rispetto alle altre. Dall’Argentina porterei qui i miei amici, e a Rosario porterei la qualità della vita: Parigi, come città, ha pochissimi difetti. Vorrei vincere la Champions League o la prossima Coppa America, e, personalmente, vivere bene con la mia famiglia. Tatuaggi? Ne ho più di venti: sono nomi di famiglia. Qualcuno fatto con mia moglie».