2015
Conte: «Juventus, guardarti mi fa male…»
Le parole del c.t. azzurro dopo la visita a Vinovo
Il ritorno a Vinovo di Antonio Conte ha rievocato bei ricordi nei tifosi della Juventus, ma anche la fine dell’avventura del tecnico alla guida del club bianconero. Quella dell’attuale commissario tecnico della Nazionale non è stata, però, una decisione presa all’improvviso: «C’erano tantissime probabilità che le strade si sarebbero divise. Penso di aver scelto molto con la testa e poco col cuore, perché il cuore mi avrebbe portato a continuare all’infinito con la Juve. Bisognava spodestare una squadra forte come il Milan, che aveva Thiago Silva, Ibrahimovic, oltre alla vecchia guardia. Quattro anni fa i rossoneri erano la Juve di oggi. Essere riusciti a tirarli giù dal trono e prenderne il posto è stato il nostro capolavoro: mio e dei ragazzi. Ma per farlo c’è stato un grandissimo dispendio di energie sotto tutti i punti di vista. A maggio, con la società, abbiamo deciso di aspettare per vedere se alcune situazioni potevano essere smaltite. La mia è stata una scelta non serena, però onesta: avevo la morte nel cuore quando ho preso quella decisione e nel video poi pubblicato si vede che non ho deciso a cuor leggero. Ma ho pensato e penso che sia stata la soluzione giusta, per tutti», ha raccontato Conte ai microfoni di Tuttosport.
GRATTACIELO – L’allenatore, che preferisce non fare confronti tra la Juventus di Allegri e quella che ha gestito lui, ha ammesso però di far fatica a seguire i bianconeri: «Quando vedo giocare calciatori con cui ho avuto rapporti molto intensi… Dico la verità: io faccio fatica a vedere la Juventus. Mi è successo anche in passato, quando andai via da Bari. E’ una fatica soprattutto emotiva, l’anno prossimo sarà diverso per tutti quanti». Il pericolo, però, è che il grattacielo costruito venga fatto crollare a colpi di picconate: «Oggi la Juve gode di una situazione ottimale: regge a livello di fatturati, perché noi siamo riusciti, con grandi sacrifici, a scavalcare tutti. E ora i bianconeri devono fare di tutto per rimanere lassù, mentre agli altri toccherà minare certezze e fondamenta del palazzo costruito».
DISCIPLINA – Il ct azzurro, che sposta l’attenzione sulle idee, visto che mancano i soldi nel calcio italiano, si è espresso poi in merito alla vicenda Osvaldo: «Daniel arrivò trascinandosi dietro una fama non buona. Ma con me si è comportato non da professionista, di più. Ha sempre rispettato le mie scelte: non posso parlarne male. L’ho pure convocato in Nazionale le prime due volte: se starà e farà bene, le porte sono aperte. Vale per Tevez: quando Carlos arrivò si diceva che avrebbe rovinato lo spogliatoio, invece ho trovato un campione a tutti i livelli, calcistico e umano. Non ha mai creato problemi, è un valore aggiunto. A Tevez, a Pirlo, allo zoccolo duro, ho sempre detto: “Se vi allenate male, per me è un problema”. Se, al contrario, il gruppo vede che Carlos e Andrea si allenano sempre, io posso stare anche con la sigaretta in bocca. Con i campioni è tutto più facile: solo loro, nella fatica, capiscono l’importanza del lavoro».
IMPATTO E FUTURO – E non esclude la partenza di Pogba: «Consentirebbe di comprare 2-3 giocatori di livello, anche se oggi è più difficile capire chi ti fa svoltare la squadra». E sull’impatto con i giocatori della Juventus a Coverciano: «C’è stato stupore da parte mia e loro, non pensavamo di incontrarci così presto. Certo, se prima rompevo le scatole nel club, ora lo faccio in Nazionale. E loro trasferiscono il mio pensiero a chi magari non mi conosceva». E su un eventuale ritorno alla Juventus: «Vediamo, mai dire mai: Dio vede e provvede».
ALL’ESTERO – Tra futuro e scelte di vista si parla poi dell’addio di Sebastian Giovinco: «E che doveva fare… Tra qualche anno i giocatori si prenderanno a gomitate per andare lì. Il campionato statunitense crescerà tantissimo, e non in chiacchiere. E non va là a svernare perché lo conosco, è molto bravo. E’ un’opportunità che da calciatore avrei preso al volo: mi manca l’esperienza all’estero, è molto formativa. In chiave azzurra parte un po’ svantaggiato, come Diamanti e Gilardino in Cina, ma un’occhiata la daremo sempre. Se meriterà… Mi piacerebbe una squadra con grandi ambizioni a livello europeo, che sono le mie. Chi? E’ facile: sono sei, sette. Continuo a studiare inglese ma sono ciuccio proprio…».
CORAGGIO – Dal caso Giovinco alla crisi del calcio italiano il salto è breve: «Mi auguro che un giorno un ct dell’Italia possa fare il discorso di Löw. Ha ringraziato tutti: federazione, lega, i club che hanno seguito un progetto comune privandosi di interessi a livello personale. Ma il coraggio a volte stride con gli interessi dei singoli e si torna al punto di partenza. Non è semplice, perché mi rendo conto di tante cose a livello politico. Dovremmo mettere da parte gli egoismi per fare qualcosa di diverso».