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2015

Prati: «Serve un esame di coscienza. Sul futuro e su Destro vi dico…»

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inzaghi primopiano milan febbraio 2014 ifa

Il punto di vista di Pierino Prati sul momento del Milan

Il Milan continua con Inzaghi nonostante la sconfitta contro la Lazio nel quarto di finale di Coppa Italia, l’ ennesima in questo inizio di 2015. I dubbi sulla permanenza di Super Pippo sulla panchina rossonera sono stati subito fugati dal presidente Berlusconi nel post gara di ieri sera che dunque, salvo clamorosi ribaltoni, lo ha riconfermato ancora alla guida del Diavolo. Avanti quindi con l’ allenatore piacentino, mai messo in discussione dai tifosi, al contrario della dirigenza, Galliani in primis, bersaglio anche ieri sera di diversi striscioni che ne contestavano l’ operato, soprattutto in sede di mercato. Mercato che però potrebbe portare proprio in queste ore Mattia Destro dalla Roma, obbiettivo ormai noto da tempo per andare a rinforzare il reparto offensivo. La redazione di calcionews24.com ha parlato con Pierino Prati della complicata situazione in casa Milan.

 

Nonostante la superiorità numerica durata per tutto il secondo tempo, il Milan viene eliminato dalla Coppa Italia dalla Lazio di Pioli.

«Ha meritato sicuramente la Lazio di andare avanti, dimostrando di essere molto più squadra del Milan. I rossoneri hanno ribadito le incertezze e la paura che aveva fatto vedere nelle altre partite. C’è molta pressione sui giocatori di Inzaghi, c’è ansia e questo li influenza a livello mentale ma anche fisico. E’ stato evidenziato che ancora non c’è una logica e un gioco di squadra e ci si affida a giocate individuali, ma è difficile fare risultati in quella maniera e credo che ci sia un po’ troppa confusione in questo momento».

 

La società riconferma Inzaghi. Giusto secondo lei continuare ancora con lui?

«Io credo che Pippo abbia dato molto, soprattutto conoscendo la sua mentalità e la sua voglia di far bene, però non deve essere colpa esclusivamente sua, perché lui fa parte di un progetto e quindi le colpe vanno divise con tutti e anche i giocatori dovrebbero dimostrare di essere giocatori da Milan. Prima quando una squadra veniva a giocare a San Siro sentiva la pressione di questo campo, mentre ora mi sembra che tutti vengano tranquilli, sapendo che si può fare risultato. Credo che per Pippo questa sia una stagione ormai andata a pezzi, dovrebbero da domenica cercare di ritornare ad essere una squadra che ritrova il modo di stare in campo e anche cercare di non cambiare troppo spesso, perché penso che anche questo possa portare a grande confusione».

 

Galliani è finito nel mirino dei tifosi, reo di non aver dato progettualità alla causa Milan. Cosa pensa riguardo a questo?

«Credo che Galliani abbia dimostrato a tutti nei trofei vinti che sa fare molto bene il suo lavoro, ma i giocatori si devono fare un esame di coscienza. Questo non è un gruppo fenomenale, ma è comunque un buon gruppo. Due anni fa il Milan fece in modo disastroso il girone di andata, ma riuscì a risollevarsi in quello di ritorno. I giocatori erano sempre gli stessi, ma cambiò l’ atteggiamento mentale e il gioco. A mio avviso bisogna lavorare proprio su questo».

 

Secondo lei è arrivato il momento per Berlusconi di vendere o cedere una parte del Milan?

«Questo non lo so se è possibile farlo. Il Milan per tanti anni ha fatto divertire i suoi tifosi, ma i tempi sono cambiati e credo che se non c’è la necessità di spendere tanto per tornare a grandi livelli si possa fare un campionato di un buon livello senza avere l’ obbiettivo di vincere per forza. Questa è la strada che i rossoneri devono intraprendere e magari scoprire nuovi giocatori come avevano fatto con Kakà o Shevchenko, che sarebbero poi diventati dei futuri Palloni d’ Oro».

 

Destro ormai sembra vicinissimo. Può essere il profilo adatto per poter ripartire?

«E’ un giocatore con una media gol buona, perché segna in pratica una volta ogni due partite e a Roma evidentemente non è in sintonia con il gioco che vuole fare l’ allenatore. E’ un uomo che darebbe sicuramente una mano, che è giovane e che non deve maturare. Da qui si comincia a ricostruire il nuovo Milan, perché bisogna ridare dei punti fermi, in una squadra che punti fermi ora non ne ha».

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