2015
Volpi e Poggi. Romanzo di formazione
Dite la verità: voi le figurine di Volpi e Poggi nell’album Topps 1997 non le avevate…
Il 1997 stava finendo e tu come ogni anno aspettavi con ansia l’uscita dell’album delle figurine. Nell’attesa ti andava bene qualsiasi cosa, fosse anche un piccolo quaderno – chiamarlo album lo trovavi quasi offensivo – che si trovava in tutti i bar o nelle ricevitorie. Avevi quasi sette anni e ogni giorno uscivi da scuola per andare a far merenda nel bar del tuo paese e catturò la tua attenzione un blocchettino verde con la scritta Topps e il logo dell’Associazione Italiana Calciatori: tu e i tuoi amici, entusiasti, scopriste che si trattava di una sorta di album delle figurine in formato ridotto e che per sole cento lire potevate comprare quelle immagini veramente minuscole assieme a una chewing-gum dal sapore neutrale ma che in realtà doveva essere alla fragola. Mancava ancora un po’ all’uscita dell’album vero e decidesti – e così pure i tuoi amici – di iniziare quel passatempo in attesa del solito collezionismo e i celo manca di fine anno che avrebbero accompagnato il tuo passaggio in terza elementare. Passavano i giorni e quell’album si riempiva sempre più, stavi finendo le squadre di Serie A ma ti mancava ancora qualche giocatore, ma la cosa curiosa è che la maggior parte dei tuoi amici non riusciva proprio a completare l’albo.
CELO MANCA – «Chi ti manca?» ti chiedevano i tuoi compagni di classe, e tu iniziavi la solita sequela di nomi: «Ronaldo, Simeone, Maini, Paramatti, Volpi e Poggi». Volpi e Poggi. Chissà quante volte li avrai sentiti nominare, mancavano praticamente a chiunque. Uno centrocampista del Bari, l’altro attaccante dell’Udinese: andavano in coppia, doppia figurina sul solito pezzo di carta che né tu né i tuoi amici riuscivate mai a trovare. Si andava avanti, arrivava l’inverno eppure quei due nomi erano sempre nella lista dei mancati. Compravi Topps su Topps ogni giorno, tanto che per un po’ incominciasti ad odiare anche quello sgradevole odore di simil-fragola o cosa fosse e, siccome abitavi in un paese di periferia, arrivasti a credere che fosse raro trovare Volpi e Poggi in una località così sperduta e a chiunque si recasse nelle grandi città vicine chiedevi di comprare una Topps. Un souvenir per tutte le occasioni, magari dove c’è più richiesta avranno più varietà di figurine, pensavi sbagliando di grosso. Inoltre per chiunque fosse riuscito a terminarlo c’erano regali da acquolina in bocca, un pallone di cuoio oppure la maglietta della tua squadra del cuore. Volpi e Poggi erano la speranza di una generazione di calciofili, un modo come un altro per sentirsi ancora più parte di una fede. Ma Volpi e Poggi erano introvabili, o forse no. Un giorno un tuo amico entrò in classe facendo il gradasso e millantando di averceli, di essere riuscito finalmente a trovare la chewing-gum vincente, novello Willy Wonka. Un capannello si formò intorno al banco del tuo compagno, addirittura i ragazzi delle altre classi si fiondarono introno all’albo. Quando scopristi che il fratello maggiore del tuo amico – che in quanto più grande sapeva usare il computer – aveva stampato le foto ridotte di Volpi e Poggi e le aveva attaccate sull’album, avesti un moto d’orgoglio: dovevi essere tu il primo a completarlo.
VOLPEPPOGGI – A quell’epoca ti piaceva già il calcio, ma ancora dei calciatori in sé per sé non sapevi molto, quindi i tuoi sette anni furono la scoperta dei Volpi e dei Poggi ancor prima dei Baggio, dei Ronaldo, dei Maldini. Sergio Volpi ad esempio era un centrocampista centrale che giocava nel Bari: scopristi che era all’esordio in Serie A, era pure un regista di centrocampo, ruolo che nel corso degli anni avresti poi cominciato ad amare, e lo seguivi in modo particolare quando su Tele+ davano le gare dei galletti. Ti colpì la sua maestria in mezzo al campo, il suo piede vellutato e soprattutto la sua geometria, il saper sempre dove si trovasse il compagno che avrebbe lanciato. Nel mare magnum della Serie A 1997-98 la sua figura poteva passare inosservata se non fosse per quell’album e per quella tua particolare predilezione. Paolo Poggi invece era un giocatore del tutto diverso e ancora non capisci come fosse possibile che due calciatori così agli antipodi potessero convivere su una gomma da masticare. A unire le loro storie era anche una gavetta che li aveva visti esordire prima in C, poi in B e infine in Serie A. Poggi nel 1997 aveva già ventisei anni e da tre era al centro dell’attacco dell’Udinese. In quel periodo i bianconeri stavano stupendo l’Italia con il rampante 3-4-3 di Alberto Zaccheroni, un tecnico romagnolo che per la sua tattica innovativa aveva preso spunto dalla disposizione degli uomini nel calciobalilla. Poggi giocava nel trio offensivo assieme a un brasiliano di nome Marcio Amoroso e a un tedesco che di testa la metteva sempre dentro, Oliver Bierhoff. Era un’Udinese formidabile che in quel periodo riuscì pure a battere l’Ajax (gol di Poggi) ma senza passare il turno in Coppa Uefa. Poggi era un po’ il lavoratore oscuro di quell’attacco, mentre Bierhoff era il finalizzatore e Amoroso quello tecnico. Quando però a fine anno l’Udinese arrivò terza e Poggi toccò quota dieci gol, ancora l’album Topps non lo avevi ancora completato.
MI MANDA LUBRANO – Della tua seconda elementare non ti ricordi molto. Le partitelle a calcio nel cortile della scuola, le prime cotte per le ragazzine durate il tempo tra un pensiero calcistico e l’altro, la scoperta dei libri del Battello a Vapore. Ma soprattutto Volpi e Poggi, che per quanto ti piacesse vederli giocare ti facevano anche ricevere sonore brontolate dai genitori ogni qual volta sacramentavi per l’ennesimo doppione trovato nelle gomme. Se poi hanno acceso un mutuo molto probabilmente è stato anche per le migliaia di lire spese per quelle dannatissime chewing-gum. Fu anche grazie ai tuoi genitori che facesti una scoperta sensazionale. Una sera prima di andare a letto passasti dalla camera dei tuoi, intenti a guardare Mi Manda Lubrano su Rai Tre. Quando sentisti pronunciare «Volpi e Poggi» anche dal presentatore ti irrigidisti e seguisti quel programma che, non avendo figure animate o Marco Columbro, solitamente non avresti mai guardato. Un gruppo di madri voleva sapere dalla Topps perché era così impossibile trovare quelle due figurine e la risposta fu eloquente: ne esistevano solo un centinaio in tutta Italia. Quindi il problema era in tutto il Paese, non solamente nel luogo dove abitavi. Avevi trovato l’inghippo, era praticamente impossibile trovare Volpi e Poggi! Quella notte non dormisti per l’ansia di raccontare tutto l’indomani agli amici, che sicuramente non avevano di certo visto Rai Tre quella sera. Il giorno dopo, gaglioffo, entrasti in classe ma prima di aprir bocca vedesti tutti i compagni che ammiravano la nuova maglietta da calcio del tuo vicino di banco. L’aveva presa grazie alle Topps, non aveva detto a nessuno di aver trovato Volpi e Poggi per paura di una rappresaglia. Uno su cento in Italia, e viveva nel tuo schifoso paesello. Fu in quel giorno che diventasti uomo.
OGGI – Adesso sono passati diciotto anni, ma la passione per il calcio in generale rimane sempre la stessa, purtroppo o per fortuna. Lavori e bene o male guadagni qualche soldo, solo che la tua paghetta settimanale non la spendi più in figurine o gomme da masticare, ma in Quilmes o Desperados al pub sotto casa. Non abiti più nel tuo vecchio paese, hai una dimensione più cosmopolita essendoti spostato in quella che chiami città ma che non raggiunge nemmeno i ventimila abitanti. Ti sei laureato e giochi a calcetto con gli amici, tra cui il tuo ex vicino di banco che anche nelle partitelle più insulse non rinuncia a sfoggiare quella maglietta che ti fece penare così tanto nel 1997. Ci sono dei giorni in cui torni nella tua vecchia casa, dove ancora abita la tua famiglia; entri nella tua camera tappezzata di poster di musicisti e soprattutto calciatori e ti siedi sul letto a pensare a quanto stavi meglio quando la tua unica preoccupazione era non trovare per l’ennesima volta Delli Carri o Mangone nella figurine Topps. Poi, quando sei sicuro che non ti spii e non ti senta nessuno, chiudi la porta a chiave e vai a frugare nell’armadio. Lì, sotto una gigantografia arrotolata di Sampras e una di De Gregori, conservi ancora l’album delle figurine preso con le chewing-gum. Lo scorri lentamente e vai prima al Bari e poi all’Udinese, sperando in un miracolo. Poi scopri che né Sergio Volpi né Paolo Poggi sono attaccati al loro posto. Realizzi che in fondo Volpi e Poggi non li troverai mai. E bestemmi fortissimo.