2015
La follia richiesta e mancata in una lotta scudetto mai nata
Roma-Juventus ed i suoi verdetti: le mal riposte aspettative di Garcia e la Tevez Juve
I fatti: la Juventus esce indenne dallo scontro diretto dell’Olimpico – anzi con il rimpianto di non aver conquistato l’intera posta in palio – e mantiene intatto il solido vantaggio di nove punti sulla Roma, dieci considerando il vantaggio acquisito nella sfida d’andata dello Juventus Stadium. Lo scudetto, il quarto consecutivo per i bianconeri, è davvero a meno di un passo.
LA FOLLIA CHE NON C’E’ STATA – Lo aveva chiaramente espresso Rudi Garcia nella marcia di avvicinamento a Feyenoord-Roma, il momento chiave della stagione giallorossa quando alle porte c’era il proseguimento del cammino in Europa League e la tanto attesa sfida-vendetta con la Juventus: “Se una squadra vuole vincere ha bisogno di prendersi dei rischi ed assumersene le responsabilità, se questo si chiama follia allora andiamo avanti così”. Se qualcosa si è parzialmente visto in quel di Rotterdam, non è andata così ieri all’Olimpico: tenore dell’avversario del tutto differente, superfluo anche ricordarlo, ma la sconfitta del Napoli sul campo del Torino avrebbe consigliato una certa leggerezza nell’approccio al grande appuntamento con la capolista. Tradotto: la Roma contro la Juventus avrebbe potuto rischiare maggiormente. Ed invece per 70 minuti è sembrata in balia delle sue tensioni, delle sue ansie, aveva poco da perdere in tal senso eppure è apparso decisamente il contrario.
LOTTA SCUDETTO? – No, probabilmente neanche vincendo avrebbe effettivamente riaperto la contesa scudetto al cospetto di una Juventus decisamente più attrezzata, ma quantomeno regalato un brivido a questo campionato dando sostanza all’ultima speranzella rimasta. Non è andata così con una Roma capace di dare qualcosa soltanto in seguito al cazzotto di Tevez, una reazione più di mero orgoglio che altro. Contesa scudetto, abbiamo detto, ma questa lotta è mai realmente esistita? Già scritte pagine e pagine sul boomerang che Garcia ha lanciato alla sua squadra proprio nel post Juve-Roma con l’oramai proverbiale Vinceremo sicuramente lo scudetto, da quel preciso istante in poi è sembrato più un voler restare a tutti i costi all’interno di qualcosa che effettivamente esserci. Guardando avanti la grande sfida del tecnico francese è ora quella – archiviato di fatto il discorso scudetto – di non far accusare alla squadra l’ulteriore contraccolpo psicologico della presa d’atto della realtà: il secondo posto va difeso dalle seppur discontinue mire di Napoli, Lazio e Fiorentina e considerando l’obiettivo un ripiego si rischia di non centrare neanche quello.
TEVEZJUVE – Che la Juventus a soli nove milioni di base fissa ed altri quattro variabili si fosse assicurata un attaccante di altissimo livello era già palese, che invece si fosse garantita le prestazioni di un attore tanto dominante è fattore di cui va dato indubbio merito all’opera della dirigenza: Carlos Tevez è l’anima di questa Juventus. Due anni da assoluto top player, la Juve lo ha posto all’epicentro del suo progetto facendolo sentire importante come forse mai nella sua carriera: il risultato è stato quello di smussarne in pieno le angolature più ruvide del suo discusso carattere e plasmare un vero e proprio esempio e riferimento per il gruppo. L’Apache non fa soltanto bellissimi gol ma è chi rincorre l’avversario fino alla propria metà campo anche in vantaggio di due reti, chi detta il modus vivendi all’interno del campo. Il gioiello dell’Olimpico in stile Pirlo per ratificare il suo secondo scudetto italiano ed il quarto consecutivo della Juventus post Calciopoli, la grande sfida internazionale all’orizzonte. Che con un Tevez così fa meno paura.