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Football Avenue, Ludovica Mantovani: «Club Award 2015, ecco tutti i dettagli»

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Football Avenue, il Forum sul Business Development nel mondo del calcio, giunge alla sua terza edizione

Successi sul campo e progettualità per il futuro. Questi gli obiettivi che si pone la Football Avenue, l’associazione che fa capo a Ludovica Mantovani, figlia del compianto ex Presidente della Samdporia Paolo. Nella conferenza tenutasi questa mattina presso la Lega Calcio a Milano, la Mantovani ha presentato premi da consegnare alle società che riusciranno a distinguersi nel corso della stagione dal punto di vista del marketing e dell’utilizzo del proprio brand:«È un onore essere qui in Lega Calcio, un posto dove ci sono moltissimi ricordi per la nostra famiglia, legati a quando avevamo la Sampdoria. Sono felice di trovarmi qui, in un ambiente dove possiamo parlare di calcio, ma non giocato: a casa non ho mai parlato di azioni, di moviola, ho sempre guardato il contorno. L’iniziativa di Football Avenue nasce da una proposta di mio fratello Enrico, che mi ha proposto un incontro b2b con le aziende, metterle a confronto con le società di calcio. Io mi sono posta la prima domanda e gli ho detto che volevo giocare in casa, se volete un mio contributo, un mio aiuto perchè nel marketing avevo lavorato, sono laureata architetto e il mio core business è l’organizzazione di eventi. Mi sono accorta che c’è un gap, attualmente, in Italia tra quello che conosciamo e il lato commerciale, il calcio business, dove altri paesi ci hanno superati. Per me è nata come sfida: il primo forum doveva svolgersi a fine campionato della stagione 2012/13, con i giocatori distolti dall’impegno sportivo. Non ci ho messo molto a pensare che il luogo ideale fosse lo Juventus Stadium, in quanto stadio nuovo, che mi permetteva di dare una location da poter far visitare ai club esteri e italiani una struttura di nuova generazione. Quindi inizia il confronto con i club, dal primo anno ho già riscontrato grande successo. A questo punto si deve andare avanti, bisogna cercare i luoghi: io credo che sia strategico il luogo, quindi inziamo a creare i mini eventi. Ci prepariamo per il secondo anno, perchè sappiamo che al primo anno c’è la novità. Io sono sempre molto cauta ma decido per il primo evento su Italo. Perchè? Andando a vedere la Nazionale, li ho chiusi dentro un vagone e si è creato un’intesa. E’ stato un evento molto carino che ci ha permesso di creare contatti, di fare un’ottima conoscenza. A questo punto dopo Italo ho scelto di andare Inghilterra. Il Falmer Stadium, lo staduio del Brighton, è molto particolare: ha una struttura interessante e ha permesso all’American Express di rimanere nello stadio. Una doppia vittoria, fanno più di un evento al giorno con i meeting, l’attezione al bambino, ai matrimoni, sempre basato su un business plan che era molto chiaro. E’ un esempio che è stato scelto non a caso, siamo andati con manager di club di serie A e serie B e abbiamo avuto la possibilità, alla sera, di guardare anche la partita. A qusto punto arriva il secondo forum, ci rendiamo conto dall’estero viene rischiesto il Made in Italy. Noi parliamo sempre male ma non è cosi: all’estero, se vai in un forum, la loro ambizione è quella di avere rappresentanti del calcio italiano. Ma come siamo indietro e poi ci chiamano? Questo è molto interessante, significa che l’Italia si muove in questa direzione, dobbiamo tirare e trainare quello che c’è di meglio. Decidiamo, quindi, di estendere l’invinto ai club di Lega Pro e quindi a tutti, ci sono delle realtà che hanno la necessità di incontrare altre necessità. Football Avenue si sposta, va al Soccerex di Manchester dove incontriamo anche Zola. Per cui è anche bello incontrare persone che sono andate fuori e poi magari sono rientrati, si aprono vari discorsi. Andiamo nello stadio del Chelsea, io non ho inventato niente ma il fatto di premiare il calcio per tutto quello che non è il calcio giocato esiste. E’ molto ben strutturato in altri paesi e il premio che viene dato valorizza la tua annata, a prescindere dal risultato sportivo. Io ho lavorato in Sampdoria nell’anno della serie B e siamo risuciti a cambiare tantissime cose. Ho imparato tutto li, secondo me è un dovere premiare chi tutto il giorno lavora per far si che il giocatore possa esprimere il massimo sul campo. Da novembre a oggi abbiamo deciso come struttuturare al meglio questi premi. Cosa ho preso dall’Inghilterra? Il fatto che tutti i club partecipano, si sentono benvenuti e vogliono partecipare. La cosa che ho voluto cambiare è il luogo dove verrano dati i premi ovvero nel Museo dello Sport di Torino, abbiamo questa meravigliosa storia che possiamo raccontare cosi tutti i nostri invitati possono vedere i due stadi di Torino».

 

Il regalo più bello l’ha ricevuto proprio dal quel pezzo del suo cuore, della sua crescita professionale a tinte blucerchiate: «Quando la Sampdoria ha deciso di far realizzare il Torneo Ravano esternamente, sono stata interpellata e con orgoglio ho accettato l’incarico. Stiamo parlando di 31 anni di storia, più di 5000 bambini che partecipano, ma parliamo di scuola: il Torneo si svolge durante il percorso scolastico e non essendoci più obbligatorietà di palestra durante le scuole elementari, questa è l’unica occasione per fare attività motoria. Ho ristudiato il sistema del Ravano e ho realizzato che questo è effettivamente un impegno sociale: siamo entrati nel territorio, portando tutti i bambini a giocare, a prescindere dal loro tifo, offrendo una struttura e la possibilità di partecipare, o anche vincere. Questo torneo, per il quale devo ringraziare ERG che lo sponsorizzava dal 1988, è cresciuto moltissimo ed è un punto di cornice per un premio particolare. Il Torneo Ravano dev’essere il sogno, devono ambire a diventare come Gianluca Vialli, che è anche nella giuria: il poter venire e stringere la mano a lui è un gesto incredibile, che dovranno ricordare sempre. Mio padre diceva che quando una cosa è importante la devi scrivere, perché rimane e visto che i bambini chiederanno i campioni: voglio metterli alla prova perché è giusto che si impegnino e prendano la decisione di scrivere ai propri campioni. Io manderò le lettere alle squadre di calcio e vedremo se riusciremo a portarli facendoli emozionare. Premierò tutti i ragazzi del Ravano, ma chi si impegna a scrivere verrà premiato di più. Dal ’96 abbiamo aperto a molti altri sport, l’abbiamo deciso insieme con la Sampdoria: le scuole un tempo vedevano il calcio come un aspetto negativo, ma perché ci soffermavamo su un aspetto secondario. Aprendolo ad altri sport è stato un successo, perché lo sport insegna».

Non poteva mancare una domanda sulla Sampdoria, ma un deciso doppio passo della Mantovani non distoglie l’attenzione da quello che era il fulcro della conferenza, ovvero il calcio non giocato: «Tutto quello che ha fatto parte della mia vita, quindi la Sampdoria, ha fatto sì che potessi essere qui oggi: non lo dimenticherò mai, perché è parte di me. Io però amo il calcio e quando succede così bisogna distaccarsi per analizzarlo meglio: io sono così, quindi a volte può sembrare che non sia tifosa di qualche squadre, ma è una crescita. Bellissimo quanto abbiamo vinto sul campo, vorrei vincere ancora di più a maggio e a giugno, ai nostri eventi».

 

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