L’ex componente del collegio sindacale del Parma sulla crisi ducale

Commercialista ed ex componente del collegio sindacale del Parma, Osvaldo Riccobene ai microfoni della Gazzetta di Parma ha parlato della sua esperienza all’interno del club ducale, avviata nel settembre 2014, ed in particolare della crisi dello stesso: «Quando sono entrato nel Parma mi sono accorto che la situazione era molto difficile. Abbiamo cercato di far sì che le aziende di Ghirardi coprissero il debito, ma non ci fu modo e arrivammo così a novembre: ci venne detto che erano in corso trattative per la cessione della società a un imprenditore serio».

LA CESSIONE – Si passa, dunque, a parlare di Rezart Taçi e delle garanzie offerte dall’ex patron Tommaso Ghirardi: «Ci dice anche che dietro di lui c’è la Lukoil, e che la continuità aziendale è garantita. Si giunge così al CdA del 27 dicembre: il bilancio non viene ratificato, avevamo espresso i nostri dubbi sulla continuità aziendale perché non si riusciva a capire la reale solvibilità di Taci. In quell’occasione venne l’avvocato Pasquale Giordano e si cambiarono tutte le cariche sociali. Improvvisamente Taci cede a Manenti per la cifra di un euro: ce l’ha detto Pietro Doca», ha proseguito Riccobene.

LE PROMESSE – Da Taçi a Doca, finendo a Giampietro Manenti: «Ci fece una pessima impressione, ma il fatto che fosse accompagnato da un alto dirigente di Montepaschi Siena ci tranquillizzò. Manenti non ha mai fatto seguito a tutte le promesse fatte: siamo arrivati al punto di intimare lo scioglimento della società, ma siamo stati preceduti dall’arresto di Manenti e dal fallimento. Fallirà anche Eventi Sportivi, la richiesta di liquidazione societaria è stata già presentata al tribunale di Brescia; sempre che non intervenga prima la Procura».

IL GIOCATTOLO – Ne ha avuto per tutti Riccobene, nel cui mirino è finito anche Tommaso Ghirardi: «E’ un bambinone a cui la mamma ha comprato il giocattolino. Poi si è accorta che era un giocattolo costoso e ha chiuso la borsa. La madre è l’unica figura imprenditoriale della famiglia», ha concluso.