Fatti e parole, sono importanti entrambi: Garcia deve centrare il 2’ posto per garantirsi la riconferma alla guida della Roma

A bocce ferme la scorsa estate, Conte o non Conte, tutto mi lasciava propendere per il seguente scenario: Juventus per i fatti suoi, Inter e Roma a contendersi la seconda piazza, Napoli in affanno. Le critiche si rincorsero immediate: il vento di allora voleva a tutti i costi la Roma davanti o almeno alla pari dei campioni d’Italia ed un Napoli che – eliminato dai preliminari della Champions League – si sarebbe dedicato anima e corpo al campionato ed avrebbe dato filo da torcere a chiunque.

 I RISCONTRI – Tradito dall’Inter: sostituendola con la Lazio – di cui comunque a livello personale fu alto l’apprezzamento per la costruzione di una squadra dinamica e qualitativa – ecco verificato lo scenario ipotizzato. La Roma ed il Napoli non soltanto non vinceranno lo scudetto ma neanche se lo saranno giocato: distanze siderali dalla Juventus, figlie di uno scarto in termini di identità e qualità nei singoli tuttora piuttosto evidente. Il resto lo ha fatto il lavoro degli allenatori: Allegri abile ad entrare in punta di piedi in un mondo perfettamente funzionante per poi farlo suo gradualmente, Benitez si è definitivamente smarrito alla ricerca di un equilibrio difensivo mai trovato in due anni di gestione partenopea, Garcia… Beh, Garcia l’ha sparata grossa salvo poi ritrovarsi in un vero e proprio incubo sportivo se raffrontato agli obiettivi personalmente sbandierati.

“VINCEREMO LO SCUDETTO” – Fatale fu la settimana post Juventus-Roma. I fatti dello Stadium a cui fecero seguito le sfrontate dichiarazioni del tecnico francese: “La partita appena disputata mi ha dato la certezza, siamo più forti della Juventus e vinceremo lo scudetto”. Uno schiaffo a mano aperta al Garcia di un anno prima: misurato, lucido, reattivo, pienamente consapevole, freddo. In una definizione: perfetto. La rivoluzione tutta personale nelle parole, nel concetto, e nel modus di intendere la sua esperienza alla guida della Roma lo ha però brutalmente riportato sulla terra nel più classico rovescio della medaglia: i fatti non hanno aderito alle parole, la sua creatura è stata scaraventata fuori dalle coppe dal tornado Fiorentina ed in Serie A si ritrova a tredici lunghezze di distanza dalla capolista Juventus. Di fatto due campionati diversi.

E COME SE NON BASTASSE… – Il secondo posto non avrebbe però rappresentato probabilmente requisito sufficiente per dirsi addio: ok, avrà mirato troppo in alto e pagato un eccesso di sicurezza, ma al momento della scelta risulterebbe complesso – per chi chiamato a decidere – privarsi di un allenatore che ad ogni modo ti ha garantito l’accesso diretto alla massima competizione internazionale per club. Ecco però come il film della stagione giallorossa pare costretto ad arricchirsi di un finale thriller: il sorpasso subìto dalla Lazio – che già di per sé in ambiente capitolino è sostanzialmente vissuto come il peggiore degli incubi – vuol dire terzo posto e terzo posto sta a significare preliminari di Champions League. Dunque: dichiari di vincere lo scudetto, neanche lo contendi alla Juventus, non termini seconda e seconda è la Lazio. Abbiamo detto thriller, ma sembra un horror da far drizzare i capelli ad uno che di nome fa Dario e di cognome Argento. Farà bene Garcia a trovare ogni briciolo di forza rimasta per centrare la piazza d’onore: risulterebbe altrimenti problematico mettere d’accordo tutti per ripartire univocamente da lui.