2015
Un campionato meraviglioso
Roma in testa, poi Napoli, Inter, Lazio e Fiorentina ad inseguire: cinque squadre in due punti, è la Serie A tanto attesa
La classifica del campionato di Serie A dopo nove turni recita così: Roma 20, Napoli 18, Inter 18, Lazio 18 e Fiorentina 18. Cinque squadre, le prime cinque, racchiuse in due punti: regna l’equilibrio ed è uno splendido equilibrio su cui avevamo più di un sospetto dopo il terremoto estivo accaduto in casa Juventus. Dunque torneo aperto ad ogni scenario? Proviamo ad analizzarlo.
LA CAPOLISTA – O meglio la nuova capolista: la Roma passa sul campo di una Fiorentina che ha fallito i due consecutivi esami di maturità – contro Napoli ed appunto Roma – e lo fa fondamentalmente con merito. Non una grande partita nell’espressione della qualità ma senz’altro efficacemente interpretata: dopo due secondi posti, ottenuti con 155 punti in due campionati in cui soltanto una super Juventus ha fatto meglio degli uomini di Garcia, la Roma ha momentaneamente guadagnato il posto che le spetta in assenza dei campioni in carica. Dovrà dimostrarsi all’altezza del ruolo da favorita, un compito tutt’altro che agevole considerando le velleità di una ampia concorrenza. Dal canto suo la Fiorentina non deve perdere gli effetti di quello che resta un ottimo avvio di stagione considerando la caldissima estate vissuta: ieri hanno lasciato qualche dubbio alcune scelte del tecnico Sousa, su tutte quella di impiegare Bernardeschi da esterno di fascia nel 3-4-2-1. Non a caso il gol di Salah – sì, proprio lui – che ha sbloccato la gara è arrivato dal suo lato.
L’INSEGUITRICE DI QUALITA’ – In Italia ad oggi nessuno gioca come il Napoli: con la qualità espressa dalla banda Sarri, ma ancor di più con lucidità e consapevolezza che la squadra riesce a mettere in campo per l’intero arco della gara. Ieri al Bentegodi, al cospetto del limite che ha caratterizzato l’era Mazzarri come quella Benitez, ossia la capacità di fare risultato in trasferta contro le squadre di media levatura, il Napoli ha risposto con una prestazione totale. E se vogliamo inattesa considerando la lunga trasferta europea – ad Herning in Danimarca sul campo del Midtjylland – da cui era reduce: un intervallo di neanche tre giorni che non ha inficiato in alcun modo sulla qualità del calcio proposto, i partenopei hanno letteralmente dominato l’incontro eludendo il pressing del Chievo con la fluidità del palleggio, con la calma di chi sa di valere. Soltanto due legni centrati dal trascinatore Gonzalo Higuain hanno rimandato il discorso al secondo tempo, lì dove ancora il Pipita – che nel post-gara ha ringraziato a chiare lettere mister Sarri, elemento singolare considerando i tecnici che lo hanno allenato in passato – ha condizionato l’esito della sfida.
FRENO INTER, LAZIO NEL SILENZIO – Gli uomini di Mancini non vincono dalla quinta giornata: il blackout subito contro la Fiorentina ha lasciato in eredità tre pareggi, l’Inter ha così rallentato una marcia che già aveva indirizzato le opinioni di tanti. No, c’è da andarci con i piedi di piombo perché i nerazzurri non sembrano aver raggiunto ancora un’identificabile fisionomia: Mancini cambia tanto, spesso, alla ricerca di un impianto che però tarda arrivare. Con qualche esperimento di troppo: una volta è Brozovic largo, l’altra è Medel a creare, l’altra ancora Biabiany con imprecisate competenze. Il Mancio però, rispetto ai colleghi in causa, ha oramai maturato quell’esperienza nella gestione di una squadra a determinati livelli e dovrà dimostrare di farla valere. Nel silenzio generale c’è anche la Lazio nel gruppone delle immediate inseguitrici: rullo compressore in casa, più in difficoltà lontano dall’Olimpico. Lo si è detto. Si dice di meno invece dell’effetto Anderson – un fuoriserie, non lo dimentichiamo, forse esagerata la gestione di Pioli in avvio di stagione – e di un calendario in cui ad oggi la Lazio ha dovuto affrontare un solo scontro diretto. Quello pesantemente perso al San Paolo: l’esame per i biancocelesti è quello di tenere testa alle squadre più forti del campionato per confermarsi all’altezza della passata sorprendente stagione. In attesa di comprendere cosa vogliano fare Juventus e Milan: Dybala può incidere, qualche grillo in meno per la testa di Mihajlovic anche. Il sedicenne portiere Donnarumma (totalmente incolpevole) nel giorno in cui la tifoseria già chiede la tua testa – con quella di Galliani – è mossa quantomeno azzardata.