Anatomia di un tiro al volo - Calcio News 24
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2015

Anatomia di un tiro al volo

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Il gol che ha lanciato Del Piero: Juventus – Fiorentina, storia di una pennellata

Alessandro Del Piero sta correndo verso la porta quando improvvisamente devia verso la sinistra perché si accorge che il traversone di Alessandro Orlando sta andando verso l’angolo sinistro dell’area avversaria. In quel momento corre, o meglio sprinta, più forte che può per riuscire a anticipare l’intervento di Pioli e Carnasciali e la sua andatura è scandita da quei capelli lunghi e selvaggi un po’ alla Renegade che gli ricadono sulle spalle e a ogni passo sbattono sul collo e sulla schiena. Ha il numero dieci addosso quel giorno Alessandro Del Piero e da tempo ha dimostrato che, pur avendo solamente venti anni, uno così il numero dieci della Juventus lo prende per diritto divino, poco importa se di divino nella Juve c’è già un famoso Codino, in tribuna quel giorno allo Stadio Delle Alpi. Il 4 dicembre 1994 mentre mancano quasi tre minuti alla fine della partita con la Fiorentina, una partita emozionante e ricca di episodi, è proprio la corsa di quel ventenne con il dieci stampato sulla maglietta ad attirare su di sé tutti gli sguardi del popolo bianconero. Lo stadio è pieno eppure non vola una mosca quando il campanile di Orlando sembra telecomandarsi da solo verso Del Piero. Sembra di essere a teatro, sono tutti in attesa di qualcosa perché c’è appunto l’atmosfera da evento storico. Basta solo aspettare che quel pallone scenda per far conoscere a tutti il talento mai banale di un campione.

DOPO NOVE ANNI – La classifica prima di quello Juventus – Fiorentina recita Parma 24 Juventus 23 Fiorentina 22. Il Milan è clamorosamente attardato a quota quattordici, ha iniziato la stagione come peggio non potrebbe e c’è già chi parla di ciclo finito dopo tre anni a dominare in Serie A e molte stagioni in alto in Europa. La Juventus ha preso un tecnico toscano che in carriera non ha vinto nulla ma ha ha già la morfologia giusta per allenare i bianconeri: Marcello Lippi è sempre serio, con il sigaro in bocca, sa quel che vuole e riesce a mettere in campo a meraviglia molti campioni. A lui tocca però un arduo compito, dover scegliere tra Roberto Baggio e Alessandro Del Piero per completare un attacco maestoso con Vialli e Ravanelli. Per fugare ogni dubbio si mette di mezzo la sfortuna e Baggio si fa male, quindi da dicembre in poi è il giovane arrivato da Padova a indossare la maglia da titolare. Nello scontro diretto contro la Fiorentina la formazione si fa quasi da sola: Peruzzi, Ferrara, Orlando, Carrera, Porrini, Sousa, Torricelli, Marocchi, Vialli, Ravanelli e quel Del Piero che da tempo sta segnando gol pregevoli. Ha classe il ventenne di Conegliano, ha un piede destro col quale può mettere la palla dove vuole e soprattutto ha già il carisma per giocare una partita così importante. Segna un po’ poco ma è giovane e a buttarla dentro ci pensano gli altri, serve il suo lavoro per la squadra e la sua classe cristallina: mai una giocata appariscente da circo, ma sempre il tocco giusto al momento giusto.

FURIA VIOLA – La Fiorentina gioca ogni anni un campionato a parte formato da due partite, quella con la Juventus a Torino e quella con la Juventus a Firenze. Notoriamente non corre buon sangue tra bianconeri e viola e Ranieri arriva al Delle Alpi con la volontà di fare un bello sgambetto alla Vecchia Signora, la cui volontà di primeggiare in Serie A dopo nove anni e qualche stagione grigia sembra essere prorompente. Anche quella Fiorentina però può contare su un attacco strepitoso e al pronti via dell’arbitro Stafoggia di Pesaro le intenzioni di fare la partita da parte dei viola sono evidenti. Batistuta, Rui Costa, Baiano e Robbiati manovrano palla come se giocassero assieme da dieci anni e si trovano con parecchia facilità, la Juventus sembra in confusione e va vicina al gol con Porrini al secondo minuto, il suo colpo di testa ben parato dal giovane Toldo è l’unico squillo in un primo tempo di blackout. Il gol per i toscani sembra nell’aria, le occasioni fioccano e al ventiquattresimo a nessuno pare vero che Batistuta si incarti così clamorosamente davanti a Peruzzi in contropiede. Il tiro di Batigol non è un tiro, l’argentino va con troppa foga sulla palla e la lascia lì eludendo l’intervento di Peruzzi, come un falco interviene Baiano e deposita in gol. I tifosi viola esplodono di gioia e fanno altrettanto dieci minuti dopo quando Batistuta fa una di quelle cose per cui non è famosissimo ma fanno tanto contenti gli allenatori: torna sulla trequarti a prendere uno spiovente dalla difesa e apre uno spazio per l’inserimento di Carbone, lo serve di testa e ammira il destro dal limite del barese trafiggere ancora una volta Tyson gonfiando la rete e zittendo lo stadio. Alla fine del primo tempo la Fiorentina vince due a zero ed è davanti alla Juventus, mentre il Parma batte il Brescia.

RIMONTA – Non ci crede nessuno a una cosa del genere, men che meno Lippi, che anche se è non è un decano è comunque scafato. La sua Juventus non è la vera Juventus, non può aver affrontato con un piglio così molle una gara decisiva come quella, quindi negli spogliatoi si fa sentire. Lo si vede sempre calmo il buon Marcello, mai serafico ma comunque posato, però fategli perdere le staffe e ve lo ricorderete. Non si sa cosa accada nello spogliatoio in quel quarto d’ora, ma di sicuro qualcuno una bella ripassata se la prende. Del Piero ha giocato bene ma non ha inciso se non per un cross pericoloso, l’attacco non ha punto e la difesa è sembrata ingenua, tutte caratteristiche delle Juve precedenti, le Juventus che non vincevano niente e parevano fini a se stesse. Quella Juventus lì invece deve giocare con grinta e mordente e Lippi lo fa capire ai suoi. Nella ripresa infatti la Vecchia Signora torna a fare danni e nei primi venti minuti, complice anche l’ingresso di Tacchinardi a dare più dinamismo, Toldo è chiamato a fare prodezze. Il risultato però vede i bianconeri sempre sotto di due gol quando Lippi decide per l’ennesima scossa, chiamando i suoi a un tour de force. A un quarto d’ora dalla fine Ravanelli dà palla a Del Piero defilato sull’out di sinistra, il ragazzo sembra in difficoltà perché non c’è un pertugio libero, ma come i grandi campioni riesce dal nulla a trovare la strada per mandare al cross Ravanelli: un tocco d’esterno, non sarà l’ultimo, per bucare le maglie viola e iniziare l’azione da cui nasce il traversone di Penna Bianca per il gol di testa di Vialli – il centesimo in Serie A. La Juve è viva, Del Piero c’è e mancano quindici minuti. Battere il ferro finché è caldo, questo devono fare i piemontesi, e infatti ci prova Ravanelli al 79′ ma la traversa dice di no. Su quel montante potrebbero morire le speranze bianconere e invece la Juve attacca di nuovo e va sulla sinistra da Orlando, cross sempre per Ravanelli, stop sbagliato e interviene Vialli che in certi momenti sa sempre cosa fare. Toldo è spiazzato, Juventus e Fiorentina sono sul due a due. Vialli incita i suoi, perché non è finita, c’è sempre tempo per la Storia.

SFRONTATEZZA – Come è possibile che un ragazzo di venti anni decida con tutta questa incoscienza di colpire di collo esterno al volo il pallone più importante del match? Non è giusto abusare della parola genio o del termine genialità perché quello che fa del Piero a tre minuti dalla fine è un simbolo. È un tocco sfrontato e squisitamente tecnico che non insegnano nelle scuole calcio, è insito nella natura di certi fenomeni. E solo i fuoriclasse, si trovino a vent’anni in un Delle Alpi traboccante esaltazione o dodici anni dopo in uno stadio tedesco alla fine dei supplementari, sanno trovare il momento giusto per rischiare. Il cross di Orlando è più dettato dall’impazienza e dalla frenesia che dal raziocinio ma la palla sembra perfetta per uno stop e un tiro a giro dei suoi, però Del Piero stavolta agisce d’istinto, vuole colpire la palla al volo. C’è un momento, quasi un secondo, in cui il Delle Alpi sembra davvero chiedersi perché provi quel gesto tecnico invece di cercare un controllo, anche sbagliato, per poi provare a servire l’accorrente Vialli o a concludere in maniera più comoda. E invece Del Piero si trova la porta alla sua destra e per calciare si gira quasi di spalle, arpiona la sfera con il collo del piede destro e nemmeno la colpisce, ci lascia rimbalzare sopra il pallone. Toldo mai e poi mai si aspetterebbe una cosa del genere, è ben piazzato in porta e quando vede che la palla si avvicina si protende sulla sua destra. La balistica del tiro è roba da scientifica, Del Piero riesce a imprimere potenza al pallone e a dargli una curva tale da infilarsi lì sotto l’incrocio, con Toldo beffato e uno stadio in estasi per il gol più bello mai segnato nella città di Torino. La Juventus va sul tre a due e vince quell’incontro, così come vincerà lo Scudetto. Del Piero mette a referto una delle migliori marcature nella storia della Serie A e mostra al mondo intero che l’Italia – come dirà Massimo Marianella solo una settimana dopo – ha davvero trovato un grande campione. Arriveranno poi tremendi infortuni, discese ardite con risalite annesse, malelingue e allenatori bizzarri, ma Del Piero rimarrà sempre lì con il dieci bianconero addosso e di gol così ne segnerà ancora, ugualmente belli, ugualmente importanti, ugualmente storici.

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