2015
Conte, gli uomini veri e le frecciate
Rubrica Italia Anno Zero – Il credo di Conte: uomini prima del talento nella sua Italia. Ma Insigne e Berardi gli servono come il pane
“La mia esperienza mi insegna che quando arrivano i momenti difficili – e siate certi che arriveranno – sono risolti prima dagli uomini che dai giocatori. Per questa ragione è un tasto sul quale insisto molto: voglio una squadra di uomini. Se vogliamo pensare di realizzare cose straordinarie abbiamo bisogno di uomini straordinari ed è in base a questo criterio che sceglierò chi portare in Francia”.
IL CREDO DI CONTE – Questo l’estratto più significativo delle parole di Antonio Conte nella conferenza stampa di presentazione a Belgio – Italia, amichevole di lusso sul cammino di preparazione ad Euro 2016 considerando il traguardo raggiunto dalla nazionale di Wilmots, ora prima forza del Ranking Fifa. Che poi forse questi criteri – il Belgio non ha mai vinto nulla se non un oro olimpico nel 1920 ed è attualmente considerata la prima forza mondiale – non siano del tutto appropriati è discorso da trattare in altra sede. Torniamo a noi: a qualificazione archiviata Conte scopre alcune delle sue carte più di quanto facesse prima e spiega senza peli sulla lingua le caratteristiche che cerca nei cosiddetti azzurrabili. Uomini veri, disposti a tutto per la maglia della propria nazionale, prima ancora che talenti.
FRECCIATE A INSIGNE E BERARDI? – Il lavoro dei giornalisti, da tanti apprezzato e da tanti altri ritenuto maledetto, è quello di leggere sempre e comunque tra le righe di ogni affermazione: guardare oltre, scovare il senso che si cela dietro quello principale. Alle volte il prezzo è quello di creare disordine in una macchina funzionante, in qualcosa che peraltro sta spesso a cuore di chi vi scrive, ma ad ognuno il suo lavoro. Quello di Conte è come al solito eccellente: l’Italia di calcio riga dritto per la sua strada, ha centrato con anticipo il suo traguardo e seppur non mostrando una qualità di gioco suprema ha gestito senza troppi patemi il suo cammino. Merito di un allenatore tra i migliori sul palcoscenico internazionale, abile sempre e comunque a plasmare un’identità al suo gruppo e di seguito alle sue squadre. L’ampia quanto doverosa premessa consente di guardare oltre:ossia ad Insigne e Berardi, rei di aver lasciato il ritiro appena prima della doppia sfida decisiva contro Azerbaigian e Norvegia in vista delle qualificazioni ad Euro 2016.
LA SPINOSA QUESTIONE DEL TALENTO – Spulciando però la lista dei convocabili emerge chiaramente un fattore: l’eventuale punto debole dell’Italia di Conte nello scenario di Francia 2016 è dato proprio da un certo deficit di talento nel pacchetto offensivo. Superfluo fare i raffronti: le principali candidate al titolo arriveranno in terra transalpina con le carte in regola. Ed Insigne e Berardi sono ad oggi i principali candidati in grado di elevare talento e dunque tasso qualitativo dell’Italia: giovani, forti e con i numeri dalla propria, l’attaccante del Sassuolo (classe ’94) ha da sempre segnato con regolarità ed ora lo ha iniziato a fare anche il partenopeo (classe ’91), che forse in tal senso ha pagato in passato proprio la grande competizione che si respira in squadre d’alta classifica come il Napoli. Un destro che gioca a sinistra, un sinistro che gioca a destra: praticamente perfetti per il 4-3-3 spesso attuato da mister Conte. Che a lasciarli a casa forse neanche ci pensa ma a cui – con queste mancate convocazioni – ha senz’altro voluto lanciare un segnale: qui si pensa all’Italia e per questa maglia ci si butta nel fuoco. Un segnale forte, inequivocabile, da cogliere.