2016
Qui mister: Toro – Ventura, titoli di coda. Tutti contro Mancini, ma perchè?
Allegri e Sarri, che capolavori! La personalità di Sousa e i gioielli di Giampaolo e Di Francesco
Siamo quasi al termine della 24^ giornata di Serie A e, come ogni weekend, siamo di fronte agli elogi smisurati oppure alle più feroci contestazioni nei confronti dei vari allenatori. Proviamo ad analizzare le varie situazioni: dal criticatissimo Roberto Mancini, allenatore-manager dell’Inter, all’incensato Maurizio Sarri, guida dell’irresistibile Napoli, passando per i vari Massimiliano Allegri e Sinisa Mihajlovic, senza dimenticare Eusebio Di Francesco e Marco Giampaolo.
#IOSTOCONMANCINI – E’ certificato ormai: se l’Inter attraversa un momento complicato è colpa di quel sopravvalutato, incapace e presuntuoso di Roberto Mancini. Questo è il pensiero comune, presente anche in parte della tifoseria nerazzurra. Ma perchè? O meglio, in base a cosa? Proviamo ad analizzare la situazione. Dopo una stagione povera di soddisfazioni, con l’addio al poco amato Walter Mazzarri e l’arrivo in corso d’opera del tecnico di Jesi, l’Inter in estate opera un restyling quasi completo: tanti addii, tanti arrivi. Cambiamento fatto, come è giusto che sia, su misura alle richieste di Mancini. Una squadra, quella messa in campo dall’ex City, che puntualmente presenta 8-9 nuovi innesti ogni settimana, cambiando molto in termini di modulo e di uomini. Una squadra che nella prima parte di stagione ha fatto molto bene, forse anche troppo, e che ha avuto un gennaio terribile, passando così dal primo al quarto posto, a -1 dal terzo posto (obiettivo stagionale). Il gioco espresso non è memorabile, a differenza di quanto mostrato dalle precedenti squadre di Mancini, e alcune scelte di mercato sono discutibili: ma perchè accanirsi contro l’allenatore? L’obiettivo stagionale è a portata di mano, la squadra è composta da tanti giovani ma non solo: dopo anni di spese minime e allenatori dalla scarsa personalità (Stramaccioni e Mazzarri, per citarne due), c’è un tecnico che riesce a portare giocatori di livello ed ambiti, riuscendo anche ad imporsi nel bene o nel male fuori dal campo. Ah, così per non dimenticare nulla, il palmares di Mancini: 4 Coppa Italia, 2 Supercoppa italia, 3 scudetti, 1 Coppa d’Inghilterra, 1 Supercoppa d’Inghilterra, 1 Premier League e 1 coppa di Turchia. Non male per un allenatore sopravvalutato, incapace e presuntuoso.
ALLEGRI E SARRI: CHAPEAU – Sono un ricordo lontano le critiche di inizio stagione per Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri. Dopo aver sfiorato il Triplete, la Juventus ha cambiato molto in estate sul mercato, con un progetto chiaro (proseguito anche a gennaio): ringiovanire la rosa e iniziare a costruire una squadra tra le migliori al mondo in prospettiva. Vidal, Tevez e Pirlo per motivi diversi hanno salutato la Vecchia Signora, con Allegri che ha ricevuto in cambio Khedira (calciatore di grande qualità ma reduce da problemi fisici importanti), Dybala (talento cristallino, in arrivo però dal ‘provinciale’ Palermo) ed i vari Rugani, Hernanes ed Alex Sandro. Un rinnovamento doloroso per certi aspetti, con una squadra più debole nell’immediato, anche se più completa, ma con dei margini di crescita enormi. E così, grazie alle scelte più che ottime di Allegri, è stato: superata la crisi di inizio stagione e ritrovate alcune pedine fondamentali, la Juventus è tornata ai vertici e oggi contro il Frosinone ha raggiunto la 14° vittoria consecutiva. Tutto ciò, tra le tante cose, trasformando Dybala da diamante grezzo a top player internazionale (gestione perfetta di Allegri, nonostante le critiche piovute ad inizio stagione) e Pogba in uomo (responsabilizzato e pizzicato più volte, il 10 bianconero è diventato trascinatore di questa Juventus). Una prova di spessore superata a pieni voti da Allegri, ormai nel Gotha mondiale dei tecnici. Passiamo a Maurizio Sarri ed al suo frizzante Napoli. Reduce da un biennio inferiore alle attese, il Napoli punta su Maurizio Sarri: una scelta in controtendenza con il passato, passando dal carattere internazionale di Benitez al classe 1959 reduce da una bellissima esperienza con l’Empoli (arrivato al 15° posto nel 2014/2015). Anche in questo caso l’avvio di stagione non è dei migliori, con tanto di rumors che vedevano de Laurentiis pronto a cambiare allenatore. Per fortuna il presidente partenopeo non ha commesso questa sciocchezza, concedendo tempo a Sarri e permettendo ad Higuain e compagni di trovare la quadra e che quadra: primo posto con 56 punti in 24 partite, miglior attacco, migliore differenza reti e unica squadra imbattuta in casa in Serie A. Una favola per Sarri, paragonabile a quella di Vardy del Leicester City, che ha dimostrato che è possibile coniugare vittorie e bel gioco anche senza esperienza in un top club. Allegri e Sarri, Napoli e Juventus: un confronto per lo scudetto tra due squadre guidate da allenatori più che ottimi, nonostante le chiacchiere passate.
VENTURA – TORINO, SIAMO AI TITOLI DI CODA? – Chi non se la passa molto bene è Giampiero Ventura. Buoni risultati negli ultimi anni per l’allenatore di Genova alla guida del Torino, squadra che vanta tradizione e una tifoseria che vale da 12° uomo in campo. In questa stagione però qualcosa non va e non si tratta di qualcosa di passeggero. Il mercato estivo operato da Urbano Cairo e dalla dirigenza granata è stato tra i migliori in Serie A, sì con l’addio di Darmian ma con l’arrivo di tanti calciatori giovani e di qualità, Baselli e Zappacosta su tutti, ed era dunque lecito pensare ad un salto di qualità. Salto di qualità che però non è pervenuto, anzi: la squadra non ha un’identità, le trame di gioco sono ormai ben note agli avversari e non sembra esserci quella giusta cattiveria agonistica che da sempre ha contraddistinto il Toro (il famoso spirito granata)c . Ovviamente, come sempre, la colpa non è solo del tecnico, ma Ventura in questo caso sembra più responsabile del solito. Ostinazione 3-5-2, la ricerca costante di scusanti (tranne oggi dopo il match con il Chievo, mea culpa in conferenza stampa) e calciatori non valorizzati al massimo delle potenzialità (o proprio del tutto, vedi Prcic): queste tre cose mettono sul banco degli imputati l’allenatore granata. Inoltre, cosa da non sottovalutare, è arrivata la contestazione della tifoseria: sempre vicina alla squadra anche nei momenti difficoltà, la Maratona ha apertamente manifestato il suo disappunto. Cambiare in corsa non ha quasi mai senso, ma al termine della stagione sarebbe meglio dividere le proprie strade: nuovi stimoli per il Torino e per Ventura, più che ideale è necessario.
GIAMPAOLO E DI FRANCESCO OK, INCOGNITA MIHAJLOVIC E SOUSA… – Nella categoria degli allenatori che meritano lodi su lodi rientrano certamente Marco Giampaolo dell’Empoli ed Eusebio Di Francesco del Sassuolo. Entrambi gestiscono una rosa giovane e piena di italiani, riuscendo a valorizzarla nel migliore dei modi: bel gioco ed ottimi risultati, con bilanci in ordine. Se l’ex esterno della Roma ormai è una garanzia, Giampaolo è riuscito a sconfiggere le perplessità di inizio stagione: non era semplice sostituire Sarri, per lui reduce dall’esperienza in chiaroscuro alla Cremonese, ma le ottime prestazioni di Maccarone e compagni hanno scacciato ogni dubbio. Sinisa Mihajlovic continua ad operare nel limbo: al Milan mancano continuità di gioco e di risultati, ma l’ampio rinnovamento e l’ambiente complicato in cui opera forniscono due alibi importanti. Un giudizio da rinviare al termine della stagione. Paulo Sousa invece merita un voto altissimo per il lavoro fin qui fatto alla Fiorentina: nonostante la rosa sia incompleta, i viola giocano un ottimo calcio e la sua personalità fa la differenza. Il girovago portoghese non ha timori e l’unità della squadra è un sintomo della sua ottima gestione. In ordine sparso: per Tedesco – Schelotto al Palermo e Vincenzo Spalletti alla Roma serve tempo prima dei giudizi, Edy Reja all’Atalanta e Rolando Maran al Chievo confermano le ottime qualità da allenatori con due buone squadre a livello di gioco. Nonostante Verona, Carpi e Frosinone siano situate agli ultimi posti della classifica, solo buone considerazioni per Delneri, Castori e Stellone: le loro squadre fanno fronte con cattiveria e grande voglia all’inferiorità tecnica, mostrando a tratti ottime idee di gioco. Gasperini e Colantuono non convincono per motivi diversi (i continui restyling alla Football Manager il Genoa ed una identità inesistente l’Udinese). Note a margine per Donadoni e Montella: il primo, subentrato a Delio Rossi, ha rinvigorito il Bologna portando idee nuove e risultati, mentre il secondo ha una sola colpa, ovvero aver accettato la chiamata della Sampdoria. Perchè? Due motivi: perchè poteva ambire ad un progetto più interessante e perchè non è un allenatore ideale per subentrare in corsa, le sue idee di calcio hanno bisogno di tempo e mesi di lavoro.