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2016

Ranocchia: «Inter? Lotta per andare via»

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ranocchia inter luglio 2015 ifa

Il difensore della Sampdoria rivela: «Mancini voleva che restassi»

E’ molto più che uno scontro diretto la sfida tra Sampdoria e Frosinone: questa partita inevitabilmente peserà sul cammino delle due squadre e nella corsa per la salvezza. Non sarà un match semplice da affrontare da un punto di vista psicologico. Lo sa bene Andrea Ranocchia, che ha analizzato il momento della Sampdoria e presentato la sfida contro i ciociari.

LA CRISI – «Per noi questa è una finale di Champions. Una sfida così si gioca con la testa più che con il fisico. Questa partita sarà importante per sapere come saranno i prossimi mesi, ma non deve stressarci più di tanto. Sarà una battaglia perché noi dobbiamo assolutamente fare punti. E’ una follia che questa squadra sia lì in classifica, ha grandissima qualità e il mix giusto tra esperienza e gioventù. Forse le aspettative di inizio stagione hanno fatto brutti scherzi. Tutti si aspettavano di giocare per altri traguardi, poi è difficile cambiare obiettivi e allenatore. Io ho già vissuto situazioni simili. E questa è l’unica spiegazione che posso darmi, perché vedendo la squadra, anche in allenamento, questa situazione è inspiegabile», ha dichiarato il difensore blucerchiato a La Gazzetta dello Sport.

GLI ERRORI – Ranocchia ha poi difeso le idee di Vincenzo Montella, che non vuole arroccare dietro la squadra e puntare sulle palle lunghe. Non è un momento semplice per lo stesso centrale, che sembra essersi portato a Genova una maledizione: ogni gol sembra colpa sua. «Dispiace sbagliare. Un errore non è mai voluto e io lavoro per farne meno. Questo è un momento in cui appena sbaglio subiamo gol e qui ogni errore costa di più, perché sono l’ultimo difensore prima di Viviano. Non vorrei, però, che si andasse avanti come accadeva all’Inter, che cioè si ragioni per luoghi comuni. Anche quando faccio una partita buona c’è il giudizio negativo e questo mi dà un po’ di fastidio. Se sbaglio è giusto che arrivino giudizi negativi, ma se faccio bene non si può dire che Ranocchia, a prescindere, ha giocato male. Io sono contento delle mie prestazioni. Qui mi sto sentendo vivo rispetto agli ultimi anni all’Inter, dove ero un po’ sovrastato dalla negatività dell’ambiente», ha spiegato.

IN DISCUSSIONE – Resta fiducioso, dunque, Ranocchia, che ha provato a tracciare la strada che la Sampdoria deve seguire per tirarsi fuori dalle sabbie mobili delle ultime posizioni in classifica: «Il modo in cui stiamo preparando la sfida, in campo e nelle riunioni tra noi, darà la misura della forza di questa squadra. A me dà fiducia per il seguito del campionato. Avremo anche i tifosi a spingerci, ci sono pochi stadi in Italia che riescono a trasmetterti la carica che ti dà il pubblico blucerchiato. Non bisogna mai mollare, con lo spirito, con il lavoro fisico, con la fatica sul campo. Bisogna sempre essere pronti. Bisogna sempre sapersi mettere in discussione. Vale per tutti, forse non per Messi e Ronaldo, ma per tutti gli altri calciatori si. Io l’ho fatto venendo qui. Avevo appena firmato per l’Inter, potevo restare là e lottare per altri obiettivi. Ma volevo giocare e allora sono venuto alla Samp».

LA SCELTA – Ranocchia, dunque, non si sente solo di passaggio alla Sampdoria: «Ho tanto da dare, da dimostrare e da riprendermi. Al fatto di essere in prestito secco neanche ci penso. Non vengo per passare il tempo, non sono quel tipo di persona li. Io al trasferimento ci ho pensato per tre settimane, ho fatto una tabella con pro e contro, i pro alla fine erano di più, se non rimanevo in nerazzurro. Mi sono battuto per andare via, loro volevano che rimanessi. Ma era il momento per me, di cambiare. Quando ho parlato con Mancini, lui mi ha chiesto di rimanere, mi ha detto che per l’ambiente ero una persona positiva. Gli ho risposto: mister non resto neanche se mi da l’opportunità di giocare venti partite da qui alla fine. Non era più il momento di rimanere, mi servivano altri stimoli, altre sfide». Una scelta legata anche alla voglia di tornare a vestire la maglia della Nazionale: «All’azzurro ci penso, non puoi farne a meno, un giocatore deve avere degli obiettivi. Ma non è l’obiettivo primario. In questo momento ho bisogno di ritrovare sensazioni che avevo un po’ perso. Per questo ho deciso di venire qui. L’ho fatto egoisticamente, per me, non per gli Europei, per nessuno. Solo per me. E’ questa la più grande motivazione che posso avere».

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