2016
Sarri e Mancini spiegano così i casi Gabbiadini e Jovetic
Napoli ed Inter alle prese con le spine Gabbiadini e Jovetic
La premessa è d’obbligo: i rendimenti decisamente differenti riscontrati finora in casa Napoli ed Inter impongono di dare il giusto peso alle due vicende, con i partenopei in lotta per lo scudetto ed i nerazzurri invece crollati dopo una prima fetta di stagione da urlo. Fattore che non può nascondere il caso Gabbiadini: evidente almeno quanto la grana Jovetic, due potenziali protagonisti della nostra Serie A finiti praticamente ai margini delle rispettive squadre.
IL CASO GABBIADINI – Una sola gara da titolare in campionato, in occasione della terza giornata al Castellani di Empoli quando il Napoli di Sarri si schierava in campo ancora con le due punte di ruolo: due assist peraltro nell’occasione, poi il cambio di modulo ed il passaggio al 4-3-3 che – eleggendolo di fatto vice Higuain – lo ha penalizzato non poco. La raccontano più chiaramente di ogni altro discorso i 273 minuti complessivi disputati ad oggi da Manolo Gabbiadini nell’attuale Serie A: sommando tutti gli spiccioli concessi qui e lì, l’attaccante partenopeo ha dunque accumulato il misero bottino di tre partite. Conseguenza sono i soli due gol – belli ed inutili – siglati contro la Lazio sul 4-0 ed al Matusa di Frosinone sul risultato di 1-4.
LA SPIEGAZIONE DI SARRI – Non bastano gli impieghi in Europa League con le quattro firme nella fase a gironi: quando il discorso è diventato serio, nella sfida di ritorno dei sedicesimi con il Villarreal, mister Sarri lo ha nuovamente estromesso dal campo preferendogli la stella di Higuain. La spiegazione è immediata: quando sei limitato a vestire i panni dell’alternativa al miglior centravanti del campionato è fin troppo scontato un utilizzo marginale. In tal senso il tecnico partenopeo avrebbe la colpa di non esser riuscito a canalizzarlo in altri ruoli e compiti, vedi essenzialmente sui lati del tridente – dove i titolari sono Callejon ed Insigne e le alternative Mertens ed in ultima battuta El Kaddouri – dove ha agito spesso in quel di Genova agli ordini di Mihajlovic. La spiegazione di Sarri è arrivata chiara e forte nel post Napoli-Milan: le uniche occasioni concesse al Milan – oltre al gol – sono arrivate nei minuti finali con Gabbiadini al fianco di Higuain. Situazione di gioco estrema: di fatto 4-2-4 con l’attaccante subentrato ad Allan in virtù di una disperata ricerca della vittoria, parole che di per sé possono anche starci. Ci stanno di meno invece quelle (non) dette quando la domanda è stata posta sul mancato impiego negli altri ruoli del tridente: fattore che lo ha confinato a mera riserva e probabilmente privato il Napoli di un’arma letale a gara in corso o perché no dal primissimo minuto in alcuni generi di partita.
IL CASO JOVETIC – Tra gli elementi che avevano indotto gran parte dell’opinione pubblica ad eleggere l’Inter tra le potenziali protagoniste del campionato si era iscritto l’avvio di stagione di Stevan Jovetic: tre gol in due partite, tutti decisivi per i sei punti con cui i nerazzurri avevano assunto il comando della classifica. Poi i soliti fastidi fisici a frenarlo, prima di un ritorno che comunque lo ha visto titolare fino alla discussa (e cruciale) sconfitta casalinga con la Lazio, atto finale dell’anno solare 2015 in vista della pausa natalizia. Anno 2016: dieci gare di campionato, il montenegrino titolare in sole due occasioni – contro Atalanta e Milan – a fronte di quattro gare in cui non ha messo piede in campo ed altrettante in cui ha giocato sempre meno di cinque minuti.
LA SPIEGAZIONE DI MANCINI – Da protagonista ad ultima ruota del carro in meno di un batter d’occhio: cosa è successo a Jovetic? La domanda sarebbe in linea non solo teorica da porre al complesso dell’Inter di Mancini, la realtà che più di tutte le altre ha mostrato due volti totalmente opposti. Nella controfigura di sé stessa, o a seconda dei punti di vista in quella che era la reale caratura della squadra, ci è rientrato con tutte le scarpe il montenegrino: irriconoscibile, involuto, nervoso. La stoccata finale è arrivata dal calciomercato, con Mancini che – avendo già a disposizione cinque attaccanti del calibro di Icardi, Ljajic, Perisic, Palacio e lo stesso Jovetic, in assenza di coppe europee da disputare – ha chiesto ed ottenuto l’innesto di un’ulteriore pedina offensiva (Eder) allo scopo di risolvere le lacune offensive. Una risposta/bocciatura più forte di ogni eventuale parola. Era del resto accaduto pochi mesi prima con Shaqiri e Podolski: acquistati in pompa magna, scaricati appena dopo. La soluzione per risolvere i problemi dunque non sembra essere quella del lavoro interno ma piuttosto l’opportunità di servirsi della sessione di mercato più vicina: questo marasma non ha fatto sconti a Jovetic. Ora una vera e propria grana: l’Inter ha pagato due milioni e mezzo per il prestito biennale, al termine del quale dovrà versarne altri 14.5 al Manchester City per ultimarne l’acquisto definitivo. Con un ingaggio da 3.5 milioni a stagione. Si troverà un acquirente, la prossima estate, disposto a togliere le castagne dal fuoco a Mancini?