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2016

Gli addii turbolenti di Conte

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Arezzo, Bari, Atalanta e Juventus: quando lasciarsi fa male

Antonio Conte, nella sua carriera da giocatore, ha avuto solo due grandi amori: il Lecce (ha vestito la maglia giallorossa dal 1985 al novembre 1991) e la Juventus (dal novembre ’91 al 2004). Un giocatore fedele e con grande spirito d’appartenenza ma non si può dire lo stesso dell’allenatore Antonio Conte: il tecnico infatti ha iniziato ad allenatore nel 2006-2007 all’Arezzo e in 10 anni di carriera ha cambiato ben 6 squadre (compresa la Nazionale) e il più delle volte i suoi addii sono stati a dir poco turbolenti.

PRIMI VIZI, PRIMI AMORI, PRIMI ADDII – Antonio Conte lascerà la Nazionale dopo l’Europeo francese e al momento la separazione dalla Federazione non lascerà grossi strascichi, a differenza di quanto accaduto nelle precedenti avventure. Conte nel 2006-2007 accettò la proposta dell’Arezzo, club di serie B, venne esonerato dopo soli 2 mesi (fu sostituito da Sarri) ma venne richiamato a metà marzo non riuscendo però nell’impresa di salvare la squadra toscana. Proprio la mancata salvezza provocò la delusione del presidente Mancini e un diverbio con Conte: «Prima mi ha esaltato e poi mi ha bollato come l’allenatore della retrocessione» accusando poi la sua ex squadra, la Juventus, per aver perso contro lo Spezia, permettendo così ai liguri di giocare i playout e condannando l’Arezzo. Nel 2007-2008 Antonio Conte accettò la chiamata di Matarrese a Bari subentrando a campionato iniziato a Materazzi. Il Bari disputò una buona stagione e Conte venne confermato anche l’anno successivo ottenendo la promozione in serie A. Conte trovò l’intesa con la società barese per il rinnovo del contratto ma la firma non arrivò mai perchè a suo dire la squadra, così com’era, non si sarebbe salvata (fu smentito dai fatti con Ventura che guidò la formazione pugliese al 10° posto, lanciando in serie A alcuni giovani come Ranocchia e Bonucci).

LA RISSA E IL CONTE DEL RISTORANTE – Dopo l’esperienza a Bari, Conte si trasferì all’Atalanta subentrando a settembre a Gregucci. L’avventura a Bergamo di Antonio Conte fu a dir poco turbolenta e durò solo 13 partite: Conte si scontrò con Cristiano Doni, capitano e simbolo della Dea, sfiorando la rissa dopo una sostituzione del calciatore. La rissa però ci fu davvero ma con i tifosi. Come scrive lo stesso Conte nella sua autobiografia «Testa, cuore e gambe», con gli ultras che lo insultarono, lui che si avvicinò alla rete, «perdo la pazienza e il controllo. Mi lancio contro i tifosi e ne nasce un parapiglia indescrivibile». Conte va via rassegnando le dimissioni. Il 23 maggio 2010 diventa allenatore del neo-retrocesso Siena, guida la squadra senese al ritorno in serie A ma alla fine del campionato c’è la chiamata della Juventus. Dopo 3 stagioni condite dalla vittoria di 3 Scudetti consecutivi e 2 Supercoppe italiane, Conte decide di dire addio alla Juve a 2 giorni dall’inizio della quarta stagione: Conte si scontra con la società per il mancato arrivo di due esterni offensivi di grande valore (tra questi Cuadrado, arrivato a Torino quest’anno) ma i segnali erano inequivocabili: l’allenatore nel corso dell’annata lanciò numerose frecciate alla dirigenza, la più famosa quella del ristorante e della Champions («Non si mangia con 10euro in un ristorante da 100») e nonostante il tweet della Juventus che annunciò la conferma di Conte («Stagione 2014/2015: allenatore Antonio Conte») l’allenatore andò via non lasciandosi benissimo con la dirigenza e con l’ambiente Juve. Se mi lasci…fa male: Antonio Conte, il signore degli addii.

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