2016
Albertini: «Berlusconi, non ti riconosco»
«Da Mihajlovic mi aspettavo di più, Balotelli è come una roulette»
Una volta era tutto diverso: non servono le parole di Demetrio Albertini per capire quanto sia cambiato il Milan negli ultimi anni e soprattutto come le ambizioni rossonere si siano ridotte all’osso nell’ultimo decennio. Nell’intervista di oggi, però, l’ex centrocampista rossonero (ex pure della Lazio, avversaria del Milan di domenica), prova a spiegare davvero, nel concreto, cosa sia cambiato nella mentalità rossonera e, probabilmente, anche in quella del presidente Silvio Berlusconi: «Il presidente Berlusconi quando è entrato nel calcio aveva portato una filosofia nuova, energie e chiarezza su cosa doveva essere il Milan, ovvero diventare la squadra più importante del mondo – dice Albertini – . Oggi questa chiarezza non c’è. Un tempo Berlusconi voleva vincere, ma non solo la partita della domenica successiva. Si poteva perdere, ma il piano era diventare i più grandi al mondo nel tempo. Oggi non deve esserci forse quell’obiettivo, ma neanche esaltarsi dopo due vittorie o buttare tutto all’aria dopo due sconfitte». Fondamentalmente, per come era partita la stagione, dai rossoneri ci si aspettava qualcosa in più…
ALBERTINI: «MIHAJLOVIC? MI ASPETTAVO DI MEGLIO» – «A inizio stagione vedevo il Milan come un cantiere aperto che stava gettando le basi per il futuro, mi piaceva la programmazione che si era intravista con gli investimenti estivi dopo anni un po’ così. Secondo me, arrivati a marzo, dovrebbero esserci più certezze», spiega ancora Albertini ai microfoni di Tuttosport oggi. Riferimenti a Sinisa Mihajlovic, più che mai in discussione? «Per me Sinisa è un tecnico di valore, ha imposto con coraggio i giovani, ma è anche vero che mi aspettavo qualcosa in più sotto il profilo del gioco, una squadra più propositiva, ed è indubbio che il Milan abbia sbagliato delle partite che non doveva sbagliare – aggiunge l’ex giocatore rossonero – . Detto questo, non posso giudicare da esterno cosa passi per la testa del presidente e della società. Dal mio punto di vista, però, quando scegli qualcuno e inizi un progetto, bisogna crederci e lavorarci insistentemente. Il discorso va oltre l’allenatore, il discorso è: qual è il progetto? Non ci sono certezze né in campo, né fuori. Bisogna ragionare bene, capire che il mercato non è l’unico mezzo per costruire una squadra, ma una componente per arrivare all’obiettivo».
«BALOTELLI? COME GIOCARE ALLA ROULETTE» – Capitolo spinoso: Mario Balotelli e l’ennesimo fallimento in carriera. Per l’ex vice-presidente federale, la cosa è facilmente spiegabile… «C’è amarezza e dispiacere. Però mi chiedo: quanta voglia ha Mario di mettersi in discussione? È soddisfatto di se stesso o il problema sono sempre gli altri? Ci crede ancora? Purtroppo il Milan ha giocato alla roulette, ma non ha puntato sul rosso o il nero, il pari o il dispari, ma sul verde, sullo zero: una scommessa troppo rischiosa da giocare senza determinati presupposti». La chiusura di Albertini, per quel che riguarda la stagione rossonera, è abbastanza impietosa, ma tutto sommato comprensiva: «Potenzialmente questa squadra secondo me poteva fare qualcosa di più, essere più vicina alle prime, però le cinque davanti hanno giocato meglio o hanno ottimizzato i momenti positivi del loro campionato. Il Milan ha gettato punti al vento, ma dalla Juventus all’Inter, passando per Napoli, Roma e Fiorentina, tutte hanno avuto delle flessioni». Quelle del Milan, però, sono costate carissimo…