2016
Le tre esitazioni dellindeciso Berlusconi
Milan ancora deludente: è colpa del presidente Silvio Berlusconi?
Milan, così non va. I massicci investimenti estivi avevano lasciato ipotizzare qualcosa in più dell’attuale sesto posto e dei deludenti 49 punti ottenuti in 30 gare di campionato: si viaggia dunque alla media di 1.63 punti a partita, senz’altro maggiore del corrispettivo di 1.37 valso il decimo posto dell’anno scorso e dell’1.5 inerente all’ottavo di due stagioni fa, ma non sufficiente da poter tracciare un bilancio positivo.
PROPRIETA’ – Abbiamo parlato di ingenti investimenti effettuati nella recente sessione estiva di calciomercato: i 90 milioni ripartiti tra gli innesti di Bacca, Romagnoli, Bertolacci, Luiz Adriano, Kucka ed il riscatto di Antonelli scagionerebbero la proprietà da ogni colpa. Nel senso: chi doveva mettere i soldi lo ha fatto eccome. Eppure i tentennamenti del presidente Silvio Berlusconi sono evidenti: in primo ordine la trattativa di eventuale dismissione del 48% della proprietà, potenziale acquirente l’imprenditore thailandese Bee Taechaubol. Operazioni infinite: la storia rimbalza da oramai un anno tra aperture ottimistiche e scadenze di closing mai rispettate – vedi quella dello scorso 30 settembre – fino alla recente crisi finanziaria cinese che avrebbe scoraggiato alcuni soci di Mister Bee nel procedere all’acquisizione del pacchetto azionario rossonero. In vista, negli anni, di una poco chiarita immissione nel controllo del club: nel frattempo le dichiarazioni ufficiali di Berlusconi non sono mai apparse definitive, tra volontà di trovare nuove acquirenti per ampliare le prospettive economico-sportive del Milan e legame affettivo che invece spinge nella direzione della permanenza al timone del’amato club.
DIRIGENZA – L’ingresso nei piani alti di casa Milan della figlia Barbara è oramai verità assodata, ma anche in questo caso non risulta del tutto chiara la posizione e dunque la seguente ripartizione di responsabilità ed operatività: la dicitura ufficiale è quella di vicepresidente ed amministratore delegato alle funzioni sociali non sportive del Milan, mentre l’area prettamente sportiva rientrerebbe nelle competenze specifiche di Adriano Galliani. La vicenda stadio sullo sfondo: un progetto complesso su cui Barbara ha dichiarato di aver lavorato per oltre due anni, senza che alcuno scenario allo stato dei fatti sia stato innescato. L’ultima frecciata, sui risultati sportivi, è arrivata recentemente: mentre Galliani e Mihajlovic farneticavano di Champions, Barbara Berlusconi – più realisticamente – indicava nella qualificazione alla prossima Europa League l’unico obiettivo reale ed il solo che non prendesse in giro i tifosi. Con chiari riferimenti. Ma non doveva occuparsi di vicende extra-sportive? Il presidente Silvio in tutto questo non è apparso propriamente di polso: la sensazione emersa resta quella di un Galliani parzialmente demansionato ma non chiaramente in quali modalità, né tantomeno lo sono le aree di effettiva operatività di Barbara.
ALLENATORE – Per certi versi il piatto forte della vicenda: Sinisa Mihajlovic è stato scelto da Galliani con il benestare di un Berlusconi oggettivamente mai risultato pienamente convinto, nel tentativo di rilanciare un Milan distrutto da due stagioni non all’altezza del blasone del club. Per un presidente da sempre amante del connubio risultati-bel gioco, ritenendo proprio quest’ultimo l’unica via per il successo, ossia dunque scendere in campo per imporre la propria idea di calcio a prescindere dall’avversario, la scelta inerente al tecnico serbo ha subito lasciato qualche dubbio. Tradotto: allenatore sicuramente di carattere e polso, ma non propriamente dedito all’estetica. A quel gusto che ha fatto innamorare il presidente Berlusconi di alcuni ex tecnici rossoneri, Sacchi su tutti. In corso d’opera la vicenda è stata via via più districata: se una discreta serie di risultati positivi aveva condotto a pur contenuti apprezzamenti, in generale un certo malcontento non è mai stato nascosto. Le ultime scelte: non è andata bene a livello personale con Leonardo, peggio con Seedorf ed Inzaghi (considerando i risultati) dopo la buona parentesi Allegri. Così così con Mihajlovic, risulterebbe logico affidarsi in todo ad un allenatore già assolutamente strutturato e mettere momentaneamente da parte quell’inclinazione per il rischio (ahi, Sarri) che ha da sempre caratterizzato la gloriosa presidenza Berlusconi. Eppure, con tutto il rispetto, si parla di Brocchi.