2016
Attentati Bruxelles, allarme terrorismo ad EURO 2016: intervista a Luigi Guelpa
«I rischi ci sono, Europeo ed Olimpiadi obiettivi sensibili»
Giornata di orrore e sangue quella di ieri, che ha scosso l’Europa ed il mondo intero, con gli attentati di Bruxelles ad opera dell’Isis: bilancio di 31 morti e centinaia di feriti. Un allarme terrorismo che si rinnova, più forte di prima, con gli jihadisti pronti a colpire, come già capitato lo scorso tragico 13 novembre in Francia, un evento calcistico o sportivo. Massima allerta in vista di EURO 2016 e le Olimpiadi di Rio de Janeiro, obiettivi sensibili. Per parlare e capirne di più di questo fenomeno la redazione di Calcionews24.com ha contattato il giornalista e scrittore Luigi Guelpa: «Rischi in vista di Euro 2016? E’ chiaro, i rischi ci sono: soprattutto perché, è brutto a dirsi, si disputa in Francia. Parliamoci chiaro: buona parte dei jihadisti radicalizzati in Europa sono in Francia e in Belgio, per questioni prettamente legate al colonialismo di queste nazioni. La Francia ha colonizzato tutto il maghreb ed il resto dell’Africa sub-sahariana di origine islamica. Li hanno in casa, abbiamo visto con che facilità riescono ad agire: non si radicalizzano, sono cittadini francesi con origini marocchine, maliane e così via. La Francia è messa male da questo punto di vista e gli Europei potrebbero essere un’occasione importante per gli jihadisti. Il terrorismo di matrice islamica, più legato ad al-Qaida, quando volle rompere le scatole agli americani lo fece in occasione delle Olimpiadi di Atlanta (1996, ndr): ci furono pochi morti, ma sport e terrorismo viaggiano abbastanza a braccetto e questo lo dimostra. Abbiamo episodi in un passato non recentissimo piuttosto paurosi sempre legati alla Jihad: quello che accadde a Monaco nel 1972 mi ricorda molto ciò che sta succedendo ora in Belgio, la Germania pagò l’inefficienza dei suoi sistemi di polizia, azzerrati dopo la batosta della Seconda Guerra Mondiale. In Belgio si sta pagando una inefficienza di fondo. I terroristi che hanno agito in Belgio hanno messo in pratica un piano B, con la magistratura belga che ha annunciato che Salah avrebbe parlato: i jihadisti avevano la necessità di agire con largo anticipo, in quanto c’erano in programma due date utilizzabili per fare attentati su larga scala. Parliamo del 3 e del 17 aprile con l’Anderlecht che giocava in casa in entrambe le occasioni, contro il Genk e contro il Club Bruges: c’era l’intenzione di attaccare contemporaneamente l’aeroporto, la metropolitana, la piazza centrale e lo stadio in occasione di queste partite. Era facile far saltare in aria un terrorista e creare una strage anche di riflesso, basti pensare all’Heysel con il fuggi fuggi generale. E’ stato sventato un attentato in Germania pochi giorni dopo l’attentato di Parigi, con gli jihadisti che volevano attaccare la Merkel: esempi ce ne sono tanti».
ATTENTATO COME PUNIZIONE – «Una cosa importante da sottolineare è che c’è anche la voglia di punire quei calciatori di origini maghrebina o di fede islamica che si sono messi a disposizione della loro patria di nascita: tra gli obiettivi ci sono parecchi giocatori della nazionale belga, come Fellaini e Dembele, della nazionale francese, della nazionale tedesca, come Khedira e Gundogan. C’è la voglia di punire chi, per gli jihadisti, sono dei traditori: coloro che hanno abbracciato la causa anti-jihadista, dunque colpire gli stadi è una sorta di punizione simbolica. Ci sono parecchie partite amichevoli tra Nazionali in bilico in questi giorni infatti: quando giocano nazionali come Germania, Francia, Belgio ed Olanda diventa difficile da gestire la situazione. Molte partite probabilmente verranno annullate, una sconfitta per il calcio e per lo sport: non è un bel biglietto da visita per appuntamenti importanti come gli Europei e le Olimpiadi di Rio de Janeiro. In pochi sanno che una delle cellule jihadiste che si stanno apprezzando si trova al confine tra Stati Uniti e Messico, gestita da uno sceicco kuwaitiano che di fatto è entrato nel tessuto sociale di quella nazione facendo affari con i narcos messicani. Anche le Olimpiadi dunque sono a rischio, gli eventi di grande portata sono sempre a rischio».
METASTORIE – Terrorismo – calcio/sport è un binomio che, oltre i fatti di sangue, riguarda anche alcuni particolari curiosi: «Un’altra cosa da aggiungere è il fatto che poi scopriamo che persone come al-Baghdadi e Bin Laden avevano delle simpatie per l’Arsenal o che un Imam saudita scrisse contro il Tottenham perché aveva venduto ad una cifra stratosferica Gareth Bale al Real Madrid, anche perché il Tottenham è una squadra del quartiere ebraico di Londra ed ha molti tifosi israeliano. Non dimentichiamoci di quello che sta succedendo in Somalia, con Al-Shabaab che attraverso un editto ha vietato le attività sportive poiché distrarrebbero i giovani dall’unica pratica sportiva che ritengono fondamentale che è l’allenamento alla lotta per la Jihad. Inoltre non dobbiamo dimentica l’avanzata in Nigeria di Boko Haram, che ha già creato dei problemi nello sport nigeriano e nel calcio nigeriano: sta invitando, o meglio minacciando, i calciatori di fede islamica a non giocare in Nazionale. Teniamo conto che la Nigeria è un mix di religioni, per la maggior parte cristiana e islamica. Un po’ ovunque c’è questo cortocircuito che viene creato di proposito dagli jihadisti nel mondo del calcio e dello sport in generale: una delle più grandi campionesse somale di basket dovette scappare in Etiopia perché era diventata una piccola star e le bruciarono la casa, costriggendola a fuggire dalla Somalia».
RAFFORZAMENTI E TASK FORCE IN FRANCIA – Come già accaduto nel periodo successivo agli attentati di Parigi, si va verso un rafforzamento dei controlli negli stadi italiani per prevenire eventuali attacchi: «Rafforzamento dei controlli per gli stadi italiani? Sicuramente, alla luce di quello che accaduto a Bruxelles ma anche prima i punti sensibili verranno presidiati e rafforzati con l’utilizzo anche dell’esercito. Gli stadi e gli impianti sportivi in generale verranno sicuramente presidiati. Questo paese ha vissuto l’epoca delle Brigate Rosse e si è molto rinforzato nella lotta al terrorismo, arriviamo dunque molto più preparati di Nazioni come Spagna, Francia e Germania. I nostri servizi segreti funzionano bene e molti attentati sono stati sventati, come quello alla metropolitana di Milano o quello di Bologna, oppure quello di quell’Imam di Campobasso che si sarebbe fatto saltare in aria alla stazione di Roma». Infine, un commento sulla notizia di una task force per la Nazionale italiana in vista dell’Europeo in Francia: «Task force per la Nazionale italiana ad Euro 2016? Ci può stare, la Francia continuerà ad essere un obiettivo sensibile perché è un obiettivo semplice: li hanno in casa. In Italia sono più immigrati, in Francia sono di seconda generazione, cittadini francesi».