2016
Benatia lerrore, ma che futuro con Paredes, Gerson e Sanabria
Il lascito di Walter Sabatini: passa da qui il futuro della Roma
Walter Sabatini ha annunciato senza troppi giri di parole l’imminente addio alla Roma, che si concretizzerà al termine della stagione dopo cinque anni vissuti tra gli alti e bassi che ti impone una piazza come quella giallorossa: è tempo di bilanci? Forse ancora no, il margine di operatività da qui al 30 giugno resta intatto ed è da comprendere come il direttore sportivo vorrà avvicinarsi all’obiettivo del pareggio di bilancio imposto dalla proprietà americana.
L’ERRORE BENATIA – Ma ci torneremo in seguito, non di prima (come si suol dire) di esserci tolto il dente ed aver parlato di quello che sembra l’errore più evidente della visione di Walter Sabatini: la cessione di Mehdi Benatia. Estate calda per il marocchino, quella del 2014, tra desiderio di aumento d’ingaggio e richiami dei grandi club internazionali: si fa sentire più forte degli altri il Bayern Monaco, che con 30 milioni complessivi strappa il centrale alla Roma. Pagherà pegno proprio la squadra: dalla stagione record degli 85 punti e dei 25 gol subiti – non valsi lo scudetto soltanto per via della presenza di una disumana Juventus, quella dei 102 punti di Conte – si passerà all’annata 2014-15 con 70 punti e 31 reti incassate, fino all’attuale campionato, dove di giornate ne mancano otto ed alla voce reti subite si è già a 31.
ED IN MISURA MINORE… – La sensazione insomma è stata quella di un progressivo indebolimento dell’asse difensivo: la stagione – l’unica in giallorosso – di Benatia era stata oggettivamente impressionante ed il segnale offerto con la cessione del proprio pezzo pregiato non è stato dei migliori. Per trovare un sostituto all’altezza, nonostante l’ottimo Manolas, devi bussare alle porte dei grandi club: la risposta è spesso negativa. Il tutto va sommato, in capitolo difensori, a quanto fatto un anno prima ed uno dopo: la cessione del gioiello Marquinhos nell’estate del 2013 e quella del prodotto di casa Romagnoli nel 2015. Vero, in entrambi i casi 30 milioni sul piatto da Psg e Milan, arduo rinunciare: così come non ammettere che la difesa della Roma abbia via via perso colpi sulla strada di quella solidità necessaria per affermarsi a determinati livelli.
FUTURO – Non è un segreto: l’obiettivo immediato è quello del pareggio di bilancio. E, sempre a breve termine, è raggiungibile per la sola via delle cessioni. In soldoni: si dovrà scegliere se privarsi di un pezzo da novanta (Pjanic? Nainggolan? Dzeko?) o fare cassa con operazioni al momento di caratura minore ma che priverebbero la Roma di prospetti assoluti. I nomi più gettonati quelli di Leandro Paredes ed Antonio Sanabria: rispettivamente classe ’94 e ’96, il primo si è imposto nel centrocampo dell’Empoli dimostrando di poter diventare un play-maker di enorme spessore, ha senso della posizione, fisico ed atletismo per difendere, piedi buoni e visione di gioco per impostare. Del resto, ex mezzala e trequartista, ha tecnica e talento in dosi giuste: tra gli errori più grandi di Garcia quello di non essersene accorto e non aver mai dato una reale chance all’argentino, preferendo poi la via del prestito.
VIETATO VENDERE – Così come è letteralmente esploso nella Liga spagnola, ad appena diciannove anni, l’estro di Antonio Sanabria: 11 reti in 21 partite di un campionato condizionato dagli infortuni e che dunque sarebbe potuto risultare ancor più evidente. Il paraguaiano ha finora segnato alla media di un gol ogni 149 minuti, con le chicche delle reti decisive nelle vittorie con Valencia (al Mestalla) ed Atletico Madrid, nonché le due triplette rifilate a Las Palmas e Real Sociedad. Il suo Sporting Gijòn è in piena lotta per la salvezza e si aggrappa al suo inatteso protagonista: tornerà a Roma al termine della stagione, così come approderà il fenomeno Gerson. Quello per cui Walter Sabatini ha ammesso di aver dovuto promettere tanto – ricordate il discorso della maglia numero 10 di Totti? – pur di garantirsene le prestazioni ed indurlo a scegliere la città eterna. Sembra un po’ il lascito del ds giallorosso, il brasiliano ed in generale la via dei giovani: il suo punto forte, l’eccellenza del suo lavoro, la concretizzazione della sua visione. Si venda altrove, magari non si acquisti i Doumbia, ma non si tocchi il futuro.