2016
Handanovic: «Può succedere di tutto»
«I punti persi a gennaio ci hanno un po’ massacrato»
La Champions League non è un’ossessione, ma un obiettivo, e vorrebbe battere il record di rigori parati, detenuto in Serie A da Pagliuca: Samir Handanovic si è confessato ai microfoni di Tuttosport, partendo dalla possibile rimonta sulla Roma e analizzando poi la flessione dell’Inter: «Ora non dipende più da noi, però l’Inter deve provare a fare il massimo pensando solo a sé stessa e a vincerle tutte. Poi vediamo cosa accadrà: loro, per esempio, alla ripresa hanno già il derby. Mancano 8 giornate e può ancora succedere di tutto. Tutti in un campionato hanno una flessione, a noi è accaduto a gennaio quando ci sono tante partite. Purtroppo i punti persi lì ci hanno un po’ “massacrato”. Forse in quel periodo dovevamo accontentarci di pareggiare qualche partita. Il campionato però ha dimostrato come Juve e Napoli abbiano qualcosa in più e che noi siamo nel gruppetto dietro di loro».
LEZIONI – Il portiere nerazzurro ha parlato poi della parabola della Juventus e di ciò che può insegnare: «Nel calcio, con il lavoro, tutto è possibile. Poi ogni squadra e ogni società ha la sua storia. Certe cose vanno analizzate a fine campionato, ma non va dimenticato che noi siamo una squadra con tredici giocatori nuovi, mentre Juve e Napoli, anche se hanno cambiato allenatore, giocano insieme da almeno 2-3 anni e forse hanno anche qualcosa di più come organico. Noi dovevamo pareggiare con Lazio e Sassuolo mentre abbiamo sbagliato partita con Carpi e Verona ed è normale che se vuoi lottare a un certo livello non puoi buttare via tutti questi punti. Però anche questo fa parte del percorso di crescita di una squadra».
AMICO/RIVALE – Handanovic, che non torna sull’addio alla Nazionale, perché è stata una scelta personale, ha parlato del rapporto con Padelli, che affronterà a distanza in occasione della sfida contro il Torino: «In Friuli siamo stati bene perché come età siamo lì e ci siamo capiti al volo. Quando ci vediamo, ci salutiamo sempre volentieri. Padelli si è sempre migliorato in carriera: è diventato numero 1 a Torino e si è tolto pure la soddisfazione di essere convocato in Nazionale. Ci deve essere competizione nel ruolo. Però deve esserci pure chiarezza nelle gerarchie, almeno in partenza. Non capisco società, come è accaduto qualche anno fa al Real, che scelgono a tavolino un portiere per il campionato e uno per le Coppe. Beh, noi non dobbiamo certo fare 12 chilometri ad alta intensità però un portiere deve essere pronto ad affrontare lo stress psicologico che comporta il ruolo e saper metabolizzare gli sbagli».
RIFLESSIONI E CONSIGLI – Dalla più grande gioia calcistica, la conquista di un posto con la Slovenia ai Mondiali, al più grande rimpianto, cioè la sconfitta con l’Udinese nel preliminare di Champions League contro l’Arsenal. Ma tra le curiosità spuntano le considerazioni su altri colleghi, a partire da Buffon: «Record mostruoso». E quella sulle difficoltà per un portiere nel vincere il Pallone d’Oro: «E’ l’essenza del ruolo: il portiere difende, mentre tutti guardano gli attaccanti. Come fai a non dare il premio a gente come Messi e Ronaldo che fa sessanta gol all’anno? Un portiere dovrebbe fare tre parate importanti a partita, ma forse neanche questo può bastare. Il tutto senza dimenticare come ogni grande nazione possiede la sua scuola di portieri e un numero 1 che rapisce gli occhi in Italia può non essere tale per spagnoli o inglesi». Si parla poi dell’exploit di Donnarumma: «Mai visto uno con quel fisico a 17 anni appena compiuti. Buffon era bravissimo ma i due sono portieri diversi. Donnarumma ha tutto per diventare un grande portiere ma dipenderà da lui e da chi lo allenerà: quest’anno era al debutto, ha fatto anche qualche errore come è giusto che sia, ma poi è andato tutto bene; mentre dal prossimo campionato tutti da lui si aspetteranno qualcosa ed è diverso. Negli anni poi dovrà crescere, migliorare e affrontare sempre ostacoli nuovi».