2016
Yaya Tourè e quella storia di una notte con il Napoli
Fantasie, fantasie che volano libere Del resto è Yaya Tourè, non uno qualunque
Correva l’anno 2011: prima apparizione del nuovo Napoli di Aurelio De Laurentiis nella Champions League riformulata secondo l’ordine attuale, era il Napoli di Walter Mazzarri e delle imprese impossibili che fecero breccia nel passionale animo dei tifosi partenopei. Al San Paolo, al cospetto di quel Manchester City che si apprestava a diventare campione d’Inghilterra, si giocava la penultima (e decisiva) gara del ribattezzato girone della morte.
TUTTO IN UNA NOTTE – Al Manchester City basta un pareggio per restare avanti ai partenopei e sbrigare la pratica nell’ultimo turno, tra le mura amiche dell’Etihad contro un Bayern Monaco già qualificato: il Napoli deve invece vincere per operare il sorpasso e giocarsi poi lo storico accesso agli ottavi di finale nello scenario del Madrigal. Il resto è storia: la doppietta dell’idolo Cavani che rende inefficace il momentaneo pareggio di Balotelli e manda in visibilio un San Paolo stracolmo in ogni ordine di posti. E’ la notte del grande ritorno: il Napoli tasta con mano il sapore del grande calcio e ripercorre tempi lontani in cui era stato protagonista in Italia ed Europa. Comprende di avercela fatta, di essere tornato a determinati livelli e di poterci restare negli anni.
L’ALTRO PROTAGONISTA – In quella notte di novembre l’attore protagonista è il Napoli ma a candidarsi all’Oscar per l’attore non protagonista ci pensa il campione del Manchester City Yaya Tourè. Le parole riservate dall’ivoriano alla città di Napoli, al suo popolo ed alla passione riversata sulla squadra sono davvero singolari per abilità di espressione e trasporto emotivo: “Tevez mi aveva parlato del San Paolo e della sua atmosfera, mi ripetevo di aver giocato nel Barcellona ma quando misi piede su quel campo per il riscaldamento avvertii qualcosa di magico. Non appena partì l’inno della Champions League e vidi 80.000 persone fischiarci, compresi in che guaio ci eravamo cacciati: ho giocato tante sfide importanti nella mia carriera, ma quella notte mi tremarono le gambe. Il rapporto tra il Napoli e la sua gente è viscerale, come quello tra mamma e figlio. Scelsi di restare sul prato a godermi lo spettacolo, da sconfitto, fu l’unica volta che lo feci nella mia vita da calciatore”.
VIA DA MANCHESTER? – Ora il copione è già partito: al Manchester City arriva Guardiola, che non puntò sull’ivoriano ai tempi del Barcellona, Yaya Tourè (il cui contratto scade nel 2017) chiederà di essere ceduto ed ecco pronto l’indirizzo per Castelvolturno. No, le cose sono decisamente più complesse ed almeno chi vi scrive si è sempre tenuto alla larga da articoli magari più fruttiferi in termini di visualizzazioni ma lontani anni luce dalla realtà dei fatti. Che è poi quella che un buon giornalista dovrebbe raccontare ai lettori. L’ingaggio del centrocampista africano risulta essere decisamente monstre per la stragrande maggioranza dei club planetari: sono in pochi a poterselo permettere, ancor meno quando la carta d’identità racconta di 33 candeline. L’agente del calciatore ha appena chiuso all’eventualità di restare al Manchester City: cercheranno altri lidi. Ed è dunque da intendere cosa vorrà Yaya Tourè dalla vita, o meno fatalmente dall’epilogo della sua carriera: un’esperienza indimenticabile, un contratto all’altezza del suo in essere, o magari (ipotesi più probabile) la più credibile via di mezzo tra le due. A proposito di Napoli – Manchester City: in quel 2011 sulla panchina dei Citizens sedeva Roberto Mancini, che ora guida la sua Inter 2.0 e che non ha mai nascosto una vera e propria adulazione per l’ivoriano. Italia nel destino? Difficile, non impossibile. I prossimi mesi quelli della verità.