2016
Cari Hamsik ed Insigne, arrabbiatevi e piangete anche voi
La disfatta di Udine: addio scudetto Napoli, lanalisi
Che per il Napoli quello di Udine fosse uno snodo cruciale nella rincorsa al terzo e meritato scudetto della sua storia lo si era almeno intuito: diversi gli indizi, a partire dal sempre ingannevole rientro dagli impegni nazionali fino alla pressione scaturita dall’ennesima vittoria della rivale Juventus. Passando per il sottovalutato quanto decisivo forfait del leader carismatico e guida difensiva Pepe Reina.
LA DISFATTA DI UDINE – C’era insomma da tirare fuori gli artigli, innanzitutto per quanto concerne i calciatori più rappresentativi dell’organico di Sarri: guidare i compagni in una trasferta insidiosa, contro una squadra alla disperata ricerca di punti salvezza ma dai valori individuali superiori alle evidenze della classifica. C’era da dettare la via ai meno esperti. Ci ha pensato il solito Higuain: una sassata terrificante valsa il momentaneo 1-1, l’episodio che avrebbe dovuto cambiare il corso della gara ma che invece non è bastato ad invertire uno spartito tinto di colori bianconeri. Ha vinto l’Udinese e lo ha fatto con merito.
LE RIMONTE DI HIGUAIN – Per la sesta volta nel girone di ritorno il Napoli si è ritrovato in svantaggio ed è stato puntualmente salvato da Gonzalo Higuain: Napoli-Sassuolo 3-1 (20^ giornata, la doppietta di Higuain fa seguito alla reti di Falcinelli e Callejon), Napoli-Empoli 5-1 (22^, toscani avanti con Paredes ed immediatamente rimontati da Higuain, poi la goleada partenopea), Fiorentina-Napoli 1-1 (27^, viola in vantaggio con Alonso, fulminea la risposta dell’argentino), Napoli-Chievo 3-1 (28^, veneti in gol con Rigoni, dopo tre minuti il pareggio del Pipita), Napoli-Genoa 3-1 (30^, liguri avanti con Rincon, la doppietta di Higuain a ribaltare il corso della gara), Udinese-Napoli 3-1 (31^, repentina la risposta del fuoriclasse sudamericano al vantaggio di Fernandes, ma l’epilogo questa volta è diverso). Il miracolo prima d’ora non è riuscito esclusivamente allo Juventus Stadium: ma quando subisci un colpo così fortuito a pochi secondi dal fischio finale neanche un supereroe può nulla.
PIPITA RABBIA E LACRIME – Sacrosanto infuriarsi insomma: hai disputato un campionato illegale, firmando 30 reti in 31 gare, una più pesante dell’altra, segnando più di squadre intere, regalando gemme figlie di un repertorio dalla classe infinita. Deliziando il palcoscenico italiano, portandoti a braccetto il senso profondo di questo sport, sbaragliando una concorrenza che neanche arriva alla metà dei suoi gol. Sì, è sembrato un alieno, un grande che gioca con i bambini per tanta superiorità espressa: nel momento in cui ti rendi conto che – nonostante tutto ciò – neanche in questa stagione scriverai la storia del club che hai scelto per restare nei libri del calcio, beh, una virgola di rabbia va serenamente concessa. Dolore acuito dagli ultimi eventi: ti porti dietro quella tremenda sensazione che quando la tua squadra deve (giustamente) perdere alla fine perde, quando dovrebbe toccare alla Juventus – vedi derby – poi non accade. Il piatto è servito con quel colpo fatale che decise lo scontro diretto spostando di fatto quattro punti (con lo 0-0 il Napoli avrebbe anche confermato il vantaggio in caso di arrivo in parità): le lacrime appena seguenti spiegano la vicenda meglio di ogni altra parola.
E GLI ALTRI? – Torniamo alle battute iniziali della nostra argomentazione: ieri, alla Dacia Arena, servivano gli artigli. E lo si era francamente intuito. Se della foga riversata sul campo da Gonzalo Higuain abbiamo oramai detto tutto, non lo si può asserire per i suoi compagni. Sul banco degli imputati Marek Hamsik e Lorenzo Insigne. Non a caso loro due: sono i simboli dell’essere partenopeo. Il primo di adozione – ma lo ricorda il famoso striscione regalatogli dalla sua gente: conta più l’appartenenza della provenienza, Marek figlio di questa città – ed il secondo di sangue: ragion per cui è da loro che, sul piano dell’atteggiamento e della mentalità, ci si attende quell’effetto traino in gare di questo peso. Intendiamoci: Hamsik è un capitano meraviglioso e il talento di Insigne è tanto evidente che appare superfluo dibatterne. In tanti farebbero carte false per averli. Allora probabilmente è un problema di individuazione dei momenti chiave: se in quel di Udine si pensava ad una passeggiata, o giù di lì, l’interpretazione è stata errata. Ed un simbolo non può permetterselo: Hamsik ha offerto una prove fredda, Insigne è risultato apatico, abulico, assente sul piano della mentalità. Se Higuain avesse potuto prestargli solo il 10% del veleno sportivo che aveva al suo interno, all’ex Friuli sarebbe andata diversamente.