Una farsa la spy-story: non c’erano cimici, ma solo rilevatori per il fumo

Forse ci siamo quasi: l’Inter ai cinesi, anche se soltanto in minoranza. Erick Thohir è d’accordo e parrebbe essere già tutto pronto: per il 20% delle quote il gruppo cinese Suning, che possiede già una società di calcio (il ricchissimo Jiangsu Suning), verserebbe subito, cash, circa 60 milioni di euro. Eventualmente poi in futuro ci sarebbe la possibilità di prendere la maggioranza del club, ma questo è un altro conto. Ciò che più conta, adesso, è che ieri gli investitori cinesi sono stati a cena con Thohir e Massimo Moratti: adesso la palla e proprio tra i piedi dell’ex presidente nerazzurro, che dovrà fare uno sforzo e vendere una parte delle proprie quote. Thohir venderà il proprio 14%, mentre Moratti un altro 6%, ma se l’ex presidente dice di no (cosa ad oggi improbabile), l’affare salta. Non è tutto sicuro, perché comunque in passato Moratti aveva detto di non voler vendere ulteriormente le sue quote e non aveva nascosto qualche piccola perplessità su eventuali investitori. Però chissà…

INTER, MA QUALE SPY-STORY! – Nel mentre, dopo la visita alla Pinetina di ieri, stasera i cinesi saranno pure a San Siro per guardare la partita contro l’Udinese: pare tutto definito, dunque è più che legittimo pensare che l’affare sia in dirittura d’arrivo. Ieri, nel mentre, ha fatto parecchio discutere la presunta spy-story in salsa nerazzurra: nella sede della società sarebbero state trovate delle cimici, secondo l’amministratore delegato Michael Bolingbroke. Tutto vero? No, una vera e propria comica. In verità, dopo accurati controlli, si sarebbe scoperto che in verità le presunte cimici per spiare gli affari interisti altro non erano che degli innocenti rilevatori di fumo, riporta La Stampa. Una vicenda bizzarra, orchestrata magari per togliere un po’ di pressione all’affare tra Thohir ed i cinesi o piuttosto, davvero, un errore madornale da parte di chi avrebbe dovuto occuparsi che la voce non prendesse il largo in pochi minuti.