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2016

Gli allenatori italiani che hanno vinto all’estero

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ranieri leicester gennaio 2016 ifa

Dai primi pionieri al Leicester di Ranieri, passando per Capello, Trapattoni e Ancelotti

Quando un sogno appare troppo lontano dalla realtà, troppo inverosimile, può scattare un meccanismo che induce a svegliarsi: qualcuno supponeva che sarebbe successo lo stesso al Leicester di Claudio Ranieri, che a un certo punto le Foxes si sarebbero sgonfiate e sarebbero rientrate nei ranghi della normalità. Così non è stato e, anzi, l’esperienza di Ranieri in Premier League si è tramutata in miracolo sportivo: in un momento non certo idilliaco per il calcio italiano, forse per sentirsi meno indietro rispetto al resto del mondo, viene spontaneo attaccarsi a quei pezzi di Italia che vincono, lontano da casa. La missione portata a termine da Ranieri ha un sapore tutto particolare ma non sono mancati, nel corso degli ultimi decenni, altri allenatori  italiani capaci di conquistare il successo: da campionati esotici e del tutto ignoti ai più alle cifre da capogiro investite dal Manchester City, passando per un’infinità di esperienze, con qualche pioniere rimasto fuori dall’orbita della notorietà. Questi gli allenatori italiani capaci di conquistare lo scudetto in campionati esteri:

CLAUDIO RANIERI, LEICESTER –  Il trionfo del Leicester in Premier League è un vero e proprio contenitore di storie di riscatto e di prime volte del tutto inattese, oltre ogni immaginazione. Primo successo in Premier League per le Foxes e primo scudetto per Claudio Ranieri: la fama di eterno secondo che il tecnico testaccino doc si portava dietro sembrava una croce difficile da superare eppure, contro ogni pronostico, è pronta a lasciare spazio a tutt’altro. In tanti saliranno sul carro del vincitore, dopo averlo snobbato: presidenti, intere tifoserie, colleghi. C’è da scommettere però che Ranieri, forte della sua esperienza e delle tante batoste, sarà in grado di capire dove la stima sarà sincera e dove, come spesso accade, sarà solo figlia del successo.

MARCELLO LIPPI, GUANGZHOU EVERGRANDE – L’Italia calcistica vede in Marcello Lippi un vincente, del resto basterebbe anche solo il Mondiale conquistato nel 2006 per giustificare tale fama per il viareggino. Eppure Lippi ha saputo portare alta la bandiera italiana anche in un contesto che, fino a pochi anni fa, sarebbe apparso del tutto distante dall’atlante calcistico: il campionato cinese, la Super League che tanto fa parlare in queste ultime stagioni grazie alla voglia esplosiva di crescere, anche attraverso colpi di mercato inattesi. Lippi, alla guida del Guangzhou Evergrande, ha saputo conquistare ben tre scudetti (2012, 2013 e 2014) per poi assumere il ruolo di direttore tecnico del club.

CARLO ANCELOTTI, CHELSEA E PSG – L’ex centrocampista di Roma e Milan, a differenza di numerosi colleghi, è riuscito ad avere successo in campionati diversi e comunque di primo piano: Ancelotti ha conquistato la Premier League alla guida del Chelsea nella stagione 2009/2010, ha proseguito l’escalation al successo in giro per l’Europa spostandosi in Ligue 1 e prendendo le redini di una corazzata come il Paris Saint Germain, portandola alla vittoria, ma non è poi riuscito a ripetersi nella Liga, pur conquistando la storica decima Champions League alla guida del Real Madrid. Adesso tocca alla Bundesliga: Ancelotti è infatti pronto a sostituire Guardiola sulla panchina del Bayern Monaco, con la speranza di mantenere i bavaresi ai livelli a cui si sono abituati.

ROBERTO MANCINI, MANCHESTER CITY – Ad oltre un anno di distanza dall’esonero per mano dell’Inter, il tecnico jesino è stato individuato dal Manchester City come l’uomo giusto per avviare un’inesorabile storia di successi: i Citizens, forti della propria potenza economica, hanno ottenuto con Mancini la loro prima qualificazione alla Champions League, nella stagione 2010/2011, per poi arrivare a conquistare la Premier League nella stagione successiva. L’idillio dura però una sola stagione: i rivali dello United conquistano il titolo 2012/2013 distaccando di undici punti i Citizens, sconfitti tra l’altro in finale di FA Cup dal Wigan, e la dirigenza del City decide di guardare avanti e di interrompere il rapporto con Mancini nonostante un contratto ancora lungo.

DANILO PILEGGI, SAINT-GEORGE – Al di là delle esperienze ricche e prodighe di visibilità, come quelle nei principali campionati europei, non mancano situazioni ben più nascoste ma altrettanto degne di essere raccontate: Danilo Pileggi, ex centrocampista tra le altre di Torino, Bologna e Cagliari, ebbe il coraggio e la forza di tentare un’avventura in Etiopia, alla guida della formazione più importante del campionato africano in questione, il Saint-George. Dopo aver assistito Giuseppe Dossena, come allenatore in seconda, Pileggi diventò a tutti gli effetti il tecnico della squadra più titolata di Etiopia e la riportò al successo dopo qualche anno di difficoltà. Un’esperienza per tanti versi complessa, date le differenze abissali tra il contesto africano e quello a cui Pileggi era abituato, ma comunque degna di essere vissuta e culminata nel migliore dei modi.

LUCIANO SPALLETTI, ZENIT – Il tecnico di Certaldo, protagonista negli ultimi mesi di un brillante ritorno sulla panchina della Roma, ha saputo trovare successo e consacrazione internazionale a San Pietroburgo: Spalletti, alla guida dello Zenit, ha fin da subito risposto alle aspettative dell’ambiziosa società conquistando due campionati consecutivi e diventando un elemento fondamentale, non solo come tecnico sul campo ma anche a livello manageriale. L’allenatore toscano non si è poi ripetuto nella stagione 2012/2013, lo Zenit dal canto proprio ha preferito guardare oltre e puntare sul nuovo che avanza, con Villas-Boas.

ANDREA MANDORLINI, CLUJ – L’artefice della rinascita dell’Hellas Verona, dalla Lega Pro alla Serie A, ha vissuto momenti di gloria anche in Romania. Nel 2009, a qualche mese dall’addio al Sassuolo, il Cluj scelse proprio Mandorlini per rilanciarsi e il tecnico ravennate ripagò con gli interessi la fiducia del club rumeno. Il Cluj, a fine stagione, conquistò il secondo titolo della propria storia e si rese protagonista di una splendida tripletta completata dalla Coppa di Romania e dalla Supercoppa. Un inizio deludente nella stagione successiva spinse i dirigenti del club rumeno a guardare oltre e di allontanare Mandorlini, nonostante l’impresa dell’anno precedente.

MAURO BENCIVENGA, KF TIRANA – Dopo una lunga esperienza nelle giovanili della Roma, con un campionato allievi vinto ed un bel contributo alla crescita di futuri campioni, Bencivenga tentò per due volte l’avventura in Albania: per la prima volta come vice di Domenichini e, successivamente, come allenatore della prima squadra. Nel secondo caso l’esperienza regalò a Bencivenga la gioia di conquistare il campionato albanese alla guida del KF Tirana, squadra più titolata della Nazione.

GIOVANNI TRAPATTONI, BAYERN MONACO, BENFICA E SALISBURGO – Il Trap, il tecnico italiano più vincente, ha saputo raggiungere traguardi importanti continuando a muoversi tra i campionati e ad affrontare nuove avventure, senza mai adagiarsi sugli allori. Nella stagione 1996/1997 Trapattoni, al secondo tentativo, conquistò la Germania portando il Bayern Monaco alla conquista della Bundesliga, a partire dal 2004 invece, dopo l’esperienza come commissario tecnico azzurro, il Trap proseguì la propria storia di successi in Portogallo e in Austria, alla guida del Benfica e del Red Bull Salisburgo. Dieci scudetti totali conquistati in quattro Paesi diversi, un traguardo tale da rendere Trapattoni l’allenatore italiano con più titoli all’attivo.

WALTER ZENGA, STEAUA BUCAREST E STELLA ROSSA – L’ex portiere nerazzurro mise le cose in chiaro fin da subito, dopo il ritiro, diventando un vero e proprio giramondo della panchina: dalla prima esperienza come allenatore-giocatore coi New England Revolution fino al successo ottenuto in Romania alla guida della Steaua Bucarest nel 2005 ed alla conquista del campionato serbo con la Stella Rossa nella stagione successiva, con un rendimento casalingo impressionante e costituito da sole vittorie. Tra Catania, Palermo e Sampdoria, poi, non sono mancate altre esperienze in particolare in Arabia e negli Emirati, alal guida di Al Nassr, Al Jazira ed Al Shaab.

FABIO CAPELLO, REAL MADRIDDon Fabio, come suggerisce l’epiteto, ha conquistato Madrid e lo ha fatto in due occasioni: nella stagione 1996/1997 Capello fu il prescelto di Sanz per risollevare le sorti delle Merengues dopo un’annata da dimenticare e riuscì, dopo una dura lotta col Barcellona, a conquistare il titolo. Esattamente dieci anni dopo fu Calderon a richiamare lo stesso Don Fabio al Real Madrid, per ripetere quanto fatto in precedenza: missione compiuta, Capello riuscì infatti a vincere la Liga per la seconda volta nonostante i tanti casi nello spogliatoio ed un rapporto non sempre idilliaco coi talenti del Real Madrid.

NEVIO SCALA, SHAKHTAR DONETSK – La retrocessione in Serie B del Perugia, al termine della stagione 1996/1997, rappresenta la fine a tutti gli effetti la conclusione della carriera del tecnico nel calcio italiano. Scala però, dopo aver tentato la fortuna in Bundesliga e in Super Lig con Borussia Dortmund e Besiktas, riuscì a trovare la gloria in Ucraina: nel 2002, infatti, l’ex allenatore del Parma portò al successo lo Shakhtar Donetsk avviando, di fatto, l’epoca d’oro del club e sancendo la fine del dominio assoluto della Dinamo Kiev.

ALBERTO BIGON, SION – Al di là della conquista dello scudetto col Napoli di Maradona, nella stagione 1989/1990, Bigon si rese protagonista di un altro successo: il tecnico, ormai dimenticato dalle big del calcio italiano, tentò l’avventura in Svizzera nella stagione 1996/1997 ed ottenne subito il titolo, il secondo ed ultimo della storia del Sion, e la Coppa nazionale svizzera. Dieci anni dopo Bigon tentò nuovamente l’avventura in Svizzera ma con minor fortuna, rimediando un esonero dopo pochi mesi dal ritorno sulla panchina del Sion.

MARIO ASTORRI, AKADEMISK E KB – Storia più unica che rara quella di Astorri, prolifico attaccante tra gli anni ’40 e ’50 con le maglie di Juventus, Atalanta e Napoli. Una volta abbandonato il calcio giocato, infatti, lo stesso Astorri scelse di tentare la fortuna come allenatore: niente di strano fin qui, se non fosse che la realtà in cui l’ex attaccante riuscì ad affermarsi fu quella del campionato danese. In particolare con l’Akademisk Boldklup Astorri ottenne la vittoria del campionato nel 1968, ripetendosi poi nel 1974 alla guida del KB (oggi FC Copenhagen) e diventando per un breve periodo anche CT della Nazionale danese.

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