2016
E mai poter bere alla coppa d’un fiato
Nel 2003 l’Inter compra Fadiga: la storia del senegalese e di quei mesi convulsi
Nella prima partita dei Mondiali in Corea e Giappone il risultato è scontato, la Francia campione del mondo quattro anni prima trova il Senegal alla sua prima apparizione in quella competizione. Una squadra di scappati di casa, commentano i cosiddetti esperti di pallone. Certo è che il Senegal spesso ai mondiali ci è andato, ma magari con la maglia della Francia: sono moltissimi i giocatori naturalizzati, basti pensare che fino al 1960 era una colonia francese; Parigi e Dakar, le capitali dei due paesi, sono inoltre unite da quella straordinaria e letale corsa automobilista e motociclistica che non vale nemmeno la pena di ricordare. In pratica Francia – Senegal che apre il Mondiale del 2002 è una sfida del giovedì contro la Primavera, una sorta di passeggiata in un girone più che agevole per i transalpini. Circa alle 22.20, ora coreana, a Seul tutti i tifosi della Francia sono attoniti di fronte al tabellone luminoso che indica uno zero rotondo sotto la dicitura France e, ancor più clamoroso, un uno in corrispondenza di Senegal. Sotto, un po’ più piccolo, c’è il nome di Bouba Diop che alla mezzora di gioco ha sancito la più impossibile sconfitta francese nel Mondiale. In mezzo al campo, con indosso la maglia numero dieci, sta esultando uno dei migliori in campo, forse il migliore. Non è Zinedine Zidane, la cui chierica sudata che va verso gli spogliatoi sta per diventare un’immagine indelebile in Coppa del Mondo. Il dieci è Khalilou Fadiga, è senegalese e ha passaporto belga, gioca a centrocampo e ha una tecnica impensabile. Eppure Fadiga in Francia ci gioca, nell’Auxerre, da esterno sinistro ha fatto vedere ottime cose. Ancora non lo sa ma Fadiga diventerà famosissimo in Italia: su tutta la costa i suoi connazionali venderanno la sua maglietta ovviamente falsa, sarà la più gettonata di tutte. Poi lo comprerà l’Inter, forse.
HEART ON FIRE – All’epoca dei fatti Fadiga ancora deve compiere ventotto anni, sta per giocare il suo primo Mondiale e in Senegal lo reputano uno dei giocatori di maggior talento. A gennaio del 2002 è stato uno dei trascinatori dei Leoni della Teranga a un risultato storico, il secondo posto in Coppa d’Africa. In finale Fadiga segna ai rigori ma i suoi perdono con il Camerun in una gara tiratissima giocata a Bamako in Mali, che, ironia della sorte, quasi quarant’anni prima per poco tempo è stato tutt’uno col Senegal. Quella in cui gioca Fadiga è di gran lunga la generazione d’oro del calcio senegalese, lo stravagante ct Bruno Metsu plasma una squadra eccellente che fa del gioco d’insieme un vanto esaltato dalle qualità dei singoli: Cissé, Diouf, Bouba Diop, Camara, Diallo e gli altri formano una selezione che fa ben sperare in patria. In Corea e Giappone Fadiga gioca da esterno sinistro e impressiona per rapidità e tecnica, ha leve lunghissime e quando parte sembra un centometrista. L’Auxerre conosce bene il suo sinistro, lo ha visto giocare nel Bruges e lo ha portato in Ligue One dove dispensa assist a profusione. Segna poco, questo è vero, ma a volte rende allegri i pomeriggi cupi di Auxerre con un semplice sombrero o saltando mezzo metro più alto del difensore solo per stoppare di petto. Il 2002 è il suo anno magico e Metsu lo sfrutta pienamente, lo schiera spesso esterno di centrocampo e lì Fadiga può liberare tutta la sua fantasia. Con la Francia tartassa quelli che una volta erano suoi connazionali, contro la Danimarca è un tantino spento ma comunque sufficiente, con l’Uruguay qualifica i suoi agli ottavi dopo una partita assurda: segna l’uno a zero su rigore, domina il match ed è decisivo per la doppietta di Bouba Diop, ma si eclissa come tutto il Senegal nella ripresa quando la Celeste arriva sul 3-3 e per poco non passa. A Milano, sponda Inter, c’è chi parla già di lui.
CUORE MATTO – Il Mondiale finisce male ma bene. Dopo aver eliminato la Svezia agli ottavi con il golden gol, perisce contro la Turchia con la stessa arma: è il mese di gloria di Ilhan Mansiz e Fadiga può farci poco. Il rientro in patria, seppur da sconfitti, è un profluvio di applausi, il Senegal ha sfiorato la Storia e si merita tutti gli elogi del caso. Come spesso succede per un Mondiale arrivano osservatori da ogni dove e questo Senegal che impazza non può passare inosservato, men che meno quel dieci longilineo che gioca con la spontaneità di un ragazzino. Eppure l’estate del 2002 è rovente ma nessuno lo cerca, poco male, lui rimane all’Auxerre e sfodera un’altra gran bella stagione: con l’AJA arriva sesto ed è titolare nella finale di Coupe de France vinta contro il PSG al Saint Denis, il suo primo trofeo. Si dice che El Hadji Diouf, connazionale di Fadiga, in quei giorni sia parecchio informato sul calciomercato e si metta a parlare con Guy Roux, indimenticato allenatore dell’Auxerre. Gli rivela un’operazione incredibile, Fadiga avrebbe firmato con l’Inter. Roux non ci crede ma il 9 luglio 2003 viene smentito perché sul sito dell’Inter c’è la nota ufficiale. Importante colpo di mercato dell’Inter: completato oggi il primo acquisto internazionale, si legge sul sito nerazzurro. L’Inter è reduce da una stagione disastrosa, doveva riprendersi dal 5 maggio e invece ha visto trionfare la Juventus in Serie A e il Milan in Champions League. I nerazzurri però sanno di aver fatto il colpaccio in un’epoca in cui sul calciomercato vengono presi in giro anche dai ds di Serie D. Dopo Vivas, Emre, Gresko, Georgatos, Sorondo e chi più ne ha più ne metta, ecco un giocatore di talento, per giunta mancino, costato due milioni e mezzo di euro. Khalilou Fadiga deve solo completare le visite mediche e poi arriverà ufficialmente all’Inter. L’annuncio dell’acquisto è datato 9 luglio, il ritiro dell’Inter è il 14, ma il 17 la sua avventura finisce. Bastano due giorni ad Appiano Gentile e viene fuori la verità: Fadiga ha problemi al cuore, non può giocare. Quando lo viene a sapere, Khalilou Fadiga si inginocchia davanti a Marco Branca e Massimo Moratti e inizia a piangere.
CORAZON ESPINADO – Seguono giorni convulsi, perché sembra che lo stop per Fadiga sia solo dovuto a un necessario quanto obbligatorio momento di riposo. Il professor Fulvio Bellocci, primario di cardiologia del Policlinico Gemelli di Roma, parla di virus e di infiammazione cardiaca, c’è chi invece pensa che sia una malformazione. I problemi rimangono, Fadiga non viene aggregato al ritiro nonostante le rassicurazioni del presidente Moratti. I medici consigliano non solo un momento temporaneo di pausa, ma addirittura il ritiro dal calcio giocato: sorprende infatti come un giocatore del genere abbia potuto giocare per più di dieci anni e esser rimasto incolume. L’Inter lo tiene sotto contratto ma compra anche Kily Gonzalez, frutto della bulimia degli uomini mercato interisti di quegli anni. Fadiga si perde d’animo e si rifugia nella sua fede. Uno dei più grandi campioni del calcio senegalese viene fermato per un problema di cuore dopo aver arato tutti i campi del mondo, la cosa a molti sembra impossibile, quasi un complotto, se solo non ci fosse spiegazione alcuna per un complotto del genere. Fadiga passa da giocatore simbolo a malato di cuore, da star nel momento più fulgido della sua carriera a ormai ex giocatore. Rimane ai margini dell’Inter per tutta la stagione 2003-04, non può giocare sebbene Moratti faccia di tutto per garantirgli l’idoneità, ha già vissuto un caso simile con Nwankwo Kanu e non vuole bissare. Nell’estate 2004 Fadiga però vuole tornare in campo e finisce al Bolton dove ottiene l’idoneità. Dopo poche settimane ha un collasso nel riscaldamento pre-partita e i medici gli impiantano un defibrillatore interno, all’Inter avevano ragione. Le giocate di classe ammirate prima dell’arrivo all’Inter si vedranno solo a sprazzi, anzi quasi mai. Dopo il Bolton arriva il Derby County, poi Coventry, Gent e Germinal Beerschot. Non tornerà più l’imprendibile esterno che nell’estate 2002 face impazzire mezzo mondo, si ritirerà nel 2009. Visto come sono andate le cose, è un bene che oggi sia ancora qui a raccontarle.