2016
Da Bari a Genova: la storia delle cassanate
Dalle prime multe al telegramma della Samp: non ci si annoia mai
Quando una bomba è proprio sul punto di esplodere non c’è niente di più efficace di un derby perso pesantemente per scatenare la detonazione, anche bella forte. E così, a quanto pare, si consumerà un nuovo addio in burrasca tra Antonio Cassano e la Sampdoria, dopo il divorzio altrettanto polemico datato 2010 e sancito dalla lite con l’allora presidente Riccardo Garrone. L’ultimo derby perso contro il Genoa ha scatenato una vera reazione a catena: dal caso diplomatico tra Montella e Osti, nel post-partita, alle contestazioni dei tifosi nei confronti della squadra a Bogliasco. E in un simile momento non poteva certo mancare un ruolo, anche da protagonista, per Antonio Cassano. Il talento di Bari vecchia, reo secondo la società di aver offeso il braccio destro di Ferrero, Antonio Romei, è ad un passo dal nuovo addio e la Samp vorrebbe avvalersi di una vera e propria clausola anti-cassanate contenuta nel contratto stipulato nell’agosto del 2015. Al di là delle smentite di rito sull’ultimo contrasto con l’avvocato Romei non è difficile immaginare una simile clausola, se è vero che dal passato qualcosa si impara: ecco dunque un racconto, tra gli inizi al Bari ed il calcio dei grandi, delle cassanate più clamorose e memorabili.
PROMETTEVA BENE – Nel dicembre del 1999 l’Italia pensava di aver trovato un nuovo campioncino a cui aggrapparsi per sognare, il Bari si godeva il proprio tesoro e grazie a lui superava l’Inter. L’ascesa al grande calcio non ha certo tradito le attese, valutando i club in cui Cassano ha militato, ma anche dal punto di vista degli atteggiamenti istrionici e sopra le righe il ragazzo dimostrava di saperci già fare. Al di là delle bravate al volante, oggi ordinaria amministrazione, torna alla mente un episodio emblematico in Under 21: una lite con Claudio Gentile, al tempo selezionatore degli azzurrini, con tanto di fuga dal ritiro dopo la partita contro la Romania, vissuta rigorosamente in panchina.
CORNA E TELEFONINI – L’avventura di Cassano con la maglia della Roma sancisce l’incontro con Fabio Capello, un incontro fondamentale con un mentore atipico: lo stesso tecnico, del resto, ha recentemente ammesso di essere venuto alle mani proprio con Fantantonio ai tempi della Roma. Cassano sembrava impermeabile ad ogni parvenza di regola e di disciplina: dal cellulare portato a tavola alle intemperanze con gli arbitri, solo Capello poteva sperare di far maturare il ragazzino. Vero emblema dell’atteggiamento di Cassano, e in questo caso Don Fabio non c’entra, è l’episodio che vide come protagonista l’arbitro Rosetti in finale di Coppa Italia: il direttore di gara buttò fuori Cassano, quest’ultimo non ci penso due volte e, al posto delle lamentele di rito, mostrò a Rosetti le più classiche corna.
VIVA LA LIGA – La scalata di Cassano al calcio internazionale proseguì addirittura con Real Madrid, una tappa che a quanto pare aveva il sapore di un punto d’arrivo per il talento barese. E a quanto pare la vita spagnola di Cassano aveva anche altri sapori: lo stesso fantasista ha spiegato ad As, ripercorrendo la propria avventura a Madrid, di aver avuto un amico appositamente pagato per portargli “tutto il cibo che voleva”. E senza neanche il bisogno di muoversi da casa. In realtà c’era qualcosa che riusciva a far uscire Cassano, e non ci riferiamo agli allenamenti: «Quando uno è giovane e ha la passione per le ragazze potrebbe fare sesso ogni giorno e ho sempre avuto tante possibilità: ero Cassano, il giocatore del Real Madrid». Ma l’apoteosi, quella che di fatto sancì la fine dell’esperienza nella Liga, fu l’imitazione di Capello che nel dicembre del 2006 fece perdere definitivamente la pazienza ad un Don Fabio già vicino al limite.
DALLE STELLE ALLE STALLE – Per tornare protagonista Cassano scelse di ripartire dalla Sampdoria, una scelta fortunata considerando quel che Fantantonio riuscì a fare con la maglia blucerchiata addosso tra il 2007 ed il 2010. Al di là delle sceneggiate nei confronti degli arbitri, memorabili a tal proposito le minacce dirette a Pierpaoli dopo il doppio giallo contro il Torino, resta nella memoria il divorzio a dir poco turbolento consumato nell’ottobre del 2010. La lite con Garrone, reo addirittura di aver invitato Cassano ad un evento di gala organizzato da un club blucerchiato, sancì di fatto la fine dell’idillio tanto da spingere il fantasista verso il Milan e la Samp verso una drammatica retrocessione, complice la cessione di Pazzini all’Inter.
LE MASSIME DI FANTANTONIO – Dell’avventura milanese di Cassano, con le maglie di Milan prima e Inter poi, si ricordano perlopiù cassanate regalate in conferenza stampa. Un Cassano opinionista, insomma, che seppe regalare veri e propri manifesti del proprio pensiero. Il mondo del calcio è stato spesso indicato come profondamente omofobo e poco avvezzo ad affrontare il tabù dell’omosessualità in un ambiente così virile: «Gay in Nazionale? Mi auguro che non ci siano» fu la risposta di Cassano, con un prevedibile seguito di polemiche, a chi voleva conoscere la sua posizione in merito prima di Croazia – Italia. Niente contro di loro, basta che stiano da un’altra parte in sostanza. Tornando su lidi meno accidentati, ma comunque ricchi di spunti polemici, si ricorda il modo poco lusinghiero con cui Cassano definì i giocatori bianconeri: «Ho detto di no alla Juventus, loro vogliono soltanto soldatini». Non solo parole, anche fatti: l’avventura all’Inter si avvicinò all’epilogo, dopo mesi di calma apparente, con la lite tra lo stesso Cassano e Stramaccioni in allenamento, a suon di spintoni e parole pesanti.