Prandelli si racconta: "Un allenatore è sempre solo" - Calcio News 24
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2009

Prandelli si racconta: “Un allenatore è sempre solo”

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Cesare Prandelli ha concesso una lunga intervista a La Repubblica e si è esposto su questioni legate all’attualità  calcistica ma, perlopiù, sulla propria storia come allenatore. Prime parole sull’assenza di trofei nel suo palmares: “Certo, mi dà  fastidio non avere vinto nulla, se non due scudetti e un Viareggio con le giovanili, ma so che succederà  presto. Io sono fortunato”. Prandelli ha ammesso che in una certa misura il tecnico è sempre solo: “LÃ?´allenatore è sempre solo. Fino a quando non si confronta con la squadra. Non posso dire di avere amici tra i colleghi, ho frequentato a lungo solo chi ha fatto il corso con me a Coverciano: Colomba, Sandreani, Novellino”. Non mancano poi parole sulla situazione difficile del calcio italiano: “Rifletto su come sia stato possibile che una squadra campione del mondo non sia riuscita a farsi amare e sia andata in giro a prendere fischi. Se i tempi non cambiano, dobbiamo provare a cambiarli noi. Forse bisogna tornare alla semplicità . Stiamo annegando nel calcio dei paradossi. Ci sono autisti che in due mesi diventano dirigenti o procuratori, buoni calciatori che dopo un colpo di tacco vengono celebrati come campionissimi e si fa fatica a convincerli che si è trattato di un episodio. Questo è il paese delle scorciatoie. Io predico ai miei giocatori: non tutto vi è dovuto, dimostratemi che sapete essere generosi e curiosi”. Non mancano parole su Cassano e Balotelli: “Con Cassano non ho mai litigato, gli va tolto il marchio che si è messo sulla pelle. Per Balotelli vale la regola Favini: lasciamolo divertire, per ora, e che faccia i suoi numeri da giocoliere. Il tempo contiene sempre la verità . Penso a Pazzini, sono assolutamente certo di non avere sbagliato con lui. A Firenze era troppo coccolato, non sarebbe mai cresciuto” ha concluso il ct azzurro.