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Dove gli altri non possono

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La notte di Napoli: Gonzalo Higuain rovescia la storia

Fermatevi un attimo a pensare a quanto ogni amante di sport avrebbe perso se la serata di ieri non si fosse sviluppata esattamente in quel modo: l’articolo in effetti potrebbe chiudersi qui. Perché su alcune storie poi è forte il sospetto che non siano state scritte né realizzate dall’uomo, ma da una sorta di mano invisibile che ne cura ogni dettaglio fino a centrare quella perfezione artistica difficilmente ascrivibile al genere umano.

LA STORIA – Gonzalo Higuain ha messo piede nella storia del calcio italiano con quel mix di prepotenza e classe divina che spetta soltanto agli inenarrabili campioni dello sport più bello del pianeta: il record di segnature nei 118 anni della nostra amata Serie A resisteva da 65 stagioni, detenuto dal fenomeno Nils Gunnar Nordahl, 35 reti che – come nel caso del suo attuale successore – non erano valse la conquista dello scudetto. Lo vincerà un anno dopo con il suo Milan segnandone 34, pensate che soggetto sui generis questo svedese. Higuain con la tripletta al Frosinone ha sfondato il muro invalicabile e con 36 reti complessive è il nuovo recordman del calcio italiano: nessuno – da Ronaldo a Batistuta passando per Shevchenko, Van Basten, Totti, Baggio fino a Maradona e Platini – aveva osato tanto.

LA POESIA – Ma oltre i numeri (da segnalare anche quelli del Napoli, che non aveva mai terminato un campionato con 82 punti, mai ottenuto 25 vittorie in un campionato, mai restato imbattuto in casa in Serie A con formula a venti squadre, mai vinto 16 volte al San Paolo, mai ottenuto 51 punti in casa, mai segnato 80 reti in un solo campionato, mai subito soltanto 32 gol in modalità a venti squadre, mai collezionato 106 reti stagionali, e quelli di Marek Hamsik che raggiunge Maradona con le sue 81 firme in Serie A) c’è la dirompente forza della poesia: il primo tempo di Gonzalo Higuain nella sfida decisiva tra Napoli e Frosinone è forse il più brutto della sua stagione. Nervoso, impacciato, imbronciato come nei giorni peggiori, quasi appesantito. Che il Napoli alla fine vincerà la partita è nell’aria, che il Pipita possa impattare il record di Nordahl o addirittura sorpassare lo svedese – all’intervallo – sembra oggettivamente qualcosa di campato in aria. Poi però arriva quel secondo tempo leggendario, o meglio quei venti minuti – quelli che vanno dal 7’ al 27’ della ripresa – di cui non ci è ancora dato facoltà di spiegare con parole.

HIGUAIN HA UNITO – Chiude la favola con una rovesciata da consegnare dritta alla storia del calcio italiano, da immortalare lì, come riusciva perfettamente agli album Panini in un’epoca da tanti rimpianta. Ma presente e futuro sono sempre migliori del passato: chiedete a Gonzalo. Ha osato dove nessuno aveva osato, ha potuto dove nessuno prima. Ha riscritto la storia, la ha arrogantemente spostata con uno spintone, consegnandola al presente. Preferendole il presente. Lo hanno riconosciuto tutti: date uno sguardo ai social (ah, decisamente impazziti) ed annotatevi le testimonianze di tifosi juventini e di ogni altra fede. Non capiterà spesso. Ai suoi piedi anche i grandi del calcio: i Palloni d’oro Kakà e Cannavaro, il rivale Leonardo Bonucci che non ha resistito alla tentazione di riconoscergli tanta grandezza, Luciano Spalletti con quell’innocente reazione alla domanda postagli su un eventuale gradimento dell’argentino. Telecronisti letteralmente impazziti, popolo napoletano che ringrazia di esserci stato. E può raccontare di aver annoverato – oltre al miglior 10 – il miglior 9 nella storia della Serie A. Ah ecco, lo avevamo anticipato: Nordahl non vinse il titolo nella stagione del record. Lo fece un anno dopo. Lecito sognare dunque all’ombra del Vesuvio: ma questa è un’altra storia.

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