2016
Italia, Vicini: «Servirebbe più rispetto per la Nazionale!»
Continua lex ct: «Ventura o Mancini per il dopo-Conte»
Da pochi giorni è uscito ‘Azeglio Vicini, una vita in azzurro’, autobiografia dell’ex tecnico della Nazionale italiana. L’Europeo in Francia si avvicina e, di questo ma anche di molto altro, Vicini ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Resto del Carlino: «Se mi piace questo calcio? Sono sincero, quello del passato mi appassionava di più. Ora c’è troppa tv, e gli stadi sono sempre più vuoti, anche nelle grandi città. Ci sono talenti eccezionali, non si può negarlo, ma pure pseudo-campioni sopravvalutati. La fortuna di certi giocatori è quella di godere di una buona stampa, e se i giornali ne parlano bene per loro è tutto più facile… Cos’è la Nazionale per me? Un’emozione indescrivibile, una cosa di grande prestigio. Per me è un onore averne fatto parte a lungo, ma ora mi sembra tutto così diverso. Ci vorrebbe più rispetto per la Nazionale? Sono d’accordo. E mi spiace vedere certi comportamenti. Vede, una volta anche gli allenatori della nazionale erano blindati, forti, più attaccati alla maglia e alla panchina. Adesso non è così e non so se la gente si diverte… Chi al posto di Conte? Dovete dirmelo voi… certe cose le sanno prima i giornalisti. Certo, Ventura è un maestro di calcio ma anche Mancini ha qualità. Il problema di oggi è che gli allenatori si muovono tutti allo stesso modo, portandosi dietro enormi staff. Che a volte sono inutili».
VALORIZZATE I VIVAI! – «Degli Europei non importa a nessuno? Purtroppo noi italiani siamo fatti così, aspettiamo solo le partite vere per entusiasmarci. Ma sono sicuro che, come sempre, la nazionale in Francia lotterà per i primi quattro posti. Poi il campionato ha le sue colpe: il numero elevato di stranieri nel calcio italiano ha finito per spingere in azzurro tanti oriundi, e forse questa cosa non piace a tutti perché può sembrare una scelta di comodo da parte di certi giocatori. Più stranieri per la mancanza di talento in Italia? Non credo, qualcuno c’è. Magari non lo si vede. Di sicuro vedere tanti calciatori stranieri penalizza i nostri giovani. Bisognerebbe riaprire piazze e oratori ai nostri bambini, valorizzare i vivai. È vero, ai miei tempi Milan e Napoli avevano grandi fuoriclasse stranieri, ma pure tanti campioni italiani cresciuti nei settori giovanili. Adesso il mercato va in una sola direzione: e comprare in Italia sembra quasi segno di debolezza… Quando vedi una partita con 22 stranieri in campo capisci le pericolose conseguenze della libera circolazione. Come sarebbe cambiata la mia carriera se nel 1990 Zenga non avesse sbagliato l’uscita su Caniggia? Fu una una sventura, una sfortuna. Ma non recrimino più, un errore quasi casuale. Piuttosto se ripenso all’arbitro… Cosa mi viene in mente? A distanza di tempo mi sento di dire che Vautrot ci penalizzò, fischiandoci quasi sempre contro nelle situazioni dubbie. Del resto al momento della designazione ricevemmo una telefonata un po’ strana. Un avvertimento: “Attenti, quello ha già fatto guai in Coppa contro un’italiana…”».
NOTTI AZZURRE, CHE EMOZIONI – «Cosa resta delle notti azzurre? Le emozioni provate. Ripenso ogni tanto al calore dei nostri tifosi, una nazione intera che ci spingeva verso il titolo ad ogni gol di Schillaci. E’ vero, i rigori contro l’Argentina ci negarono un sogno, e quel torto è rimasto indelebile, ma l’amarezza durò poco perché credo che il nostro gioco in quel Mondiale fosse il migliore. Ripensando a quel Mondiale, cosa non rifarei? Scelsi Vialli al posto di Baggio contro l’Argentina, ma poi Baggio entrò comunque. Peccato non aver schierato Mancini che ci rimase male… L’esonero del 1991 fu solo colpa del palo di Rizzitelli a Mosca? No, perché anche in caso di qualificazione all’Europeo mi avrebbero mandato via. Berlusconi aveva già deciso di mettere Sacchi al mio posto. Rispetto Arrigo, ma i numeri dicono che con una partita in più di lui ho una sconfitta in meno… L’azzurro più forte che ho mai allenato? Parecchi. Baggio forse, anche se i campioni più grandi restano Franco Baresi e Paolo Maldini per la longevità. E il miglior ct della Nazionale? Bearzot: per come vinse nel 1982 e per come giocò il Mondiale precedente in Argentina. La mia la Nazionale più amata? Eravamo simpatici, vero. E arrivammo al Mondiale terzi senza sconfitte. Che beffa…».