2016
La differenza tra Bale e Ronaldo
Stelle di Galles, Portogallo e Real Madrid: così luminose, così diverse
Tra le favole di Euro 2016, fenomeno che la nuova formula – ben venga questo genere di innovazioni – ha senz’altro amplificato, la più luminosa è palesemente quella del Galles: semifinale alla prima apparizione in una manifestazione internazionale, un gran colpo degli uomini di Coleman per questione di dettagli non tramutatosi in una finale che si sarebbe connotata di caratteri oggettivamente extraterrestri.
L’ASSENZA DI RAMSEY – In una piccola nazionale come quella del Galles, un’assenza di tale spicco non soltanto ha peso cruciale ma costringe il tecnico a rivedere totalmente il suo impianto: ok l’organizzazione complessiva, del resto non ci fosse quella ogni individualità potrebbe emergere meno di quanto sia lecito attendersi, però poi esistono dei compiti che non tutti i calciatori possono scambiarsi come fossero attori di pari livello. La conseguenza: out Ramsey per squalifica, Bale ha dovuto agire contemporaneamente da regista avanzato e dunque raccordo tra fase difensiva ed offensiva, esterno di fascia ed attaccante al fianco di Robson-Kanu. La stella gallese è un alieno del calcio, la sua prova stoica, ma se si pongono le condizioni appena enunciate va da sé che ad un certo punto si paghi pegno.
COMMOVENTE BALE – Il fenomeno del Galles non si è certamente lasciato spaventare da questo carico di responsabilità: la sua prestazione è stata ai limiti delle possibilità umane. E’ andato in contro ai centrocampisti per duettare con loro e rilanciare l’azione, ha svariato su entrambe le corsie per dare sfogo all’azione, rendersi visibile ai compagni e puntare gli avversari, puntualmente in crisi al cospetto delle sue proverbiali accelerate, ha finito praticamente con l’auto lanciarsi. Perché, dopo tutto ciò, il più presente tra gli attaccanti era proprio lui. La ciliegina su questa meravigliosa torta è l’atteggiamento da campione assoluto: Gareth Bale, nel suo Galles, ha sempre la parola giusta per consolare e caricare un compagno di squadra, non sbotta quando anche ci sarebbe da farlo, tiene unito il gruppo e – assumendone la leadership in modo autorevole e non autoritario – lo traina verso vette chiaramente inesplorate dal piccolo ma ambizioso Galles.
AL CONTRARIO RONALDO… – Non al meglio della sua condizione fisica, trova i due spunti per decidere la semifinale e riportare, dopo dodici anni, il suo Portogallo in finale: prima l’imperioso stacco di testa con cui ha sovrastato la difesa gallese e portato in vantaggio i lusitani, poi il tiro-cross per il definitivo 2-0 di Nani. Infine, come al solito, le esultanze individuali: per Cristiano Ronaldo esiste il suo tornaconto personale, poi tutto il resto. Giocherà una finale internazionale, lui prima del suo Portogallo, in modo tale che non si dirà un giorno che, con la sua nazionale, non sia risultato decisivo. Vince il confronto a distanza con Messi, che esce disperato dal campo di una finale (da favorito) e colpevole di aver ancora una volta frustrato le aspettative del suo Paese. Ronaldo questo lo sa e per lui fa tutta la differenza del mondo: non si spiegherebbe altrimenti l’aver lanciato in un lago il microfono di un giornalista che gli poneva la solita questione sul confronto con il buon Leo. Insomma tutto sembra diventare un mezzo finalizzato all’edificazione di una carriera personale oggettivamente mostruosa: alla base di questa radicale differenza con Bale c’è la distanza che i due mantengono in ambito di club. Dove a livello di risultati – l’unica cosa che conta per uno come Ronaldo – va tutto a gonfie vele, del resto due Champions League in tre anni per il Real Madrid ed i successi individuali della stella portoghese parlano chiaro, ma dove non si vedranno certamente gli abbracci che fioccano ad esempio in casa Barcellona tra l’argentino Messi, il brasiliano Neymar e l’uruguaiano Suarez. Si vince anche lì, ma con altra gioia e condivisione.