Catastrofe Milik: Napoli tra scenari e miracoli - Calcio News 24
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2016

Catastrofe Milik: Napoli tra scenari e miracoli

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Il Napoli si interroga sulla gestione dell’infortunio di Arkadiusz Milik: cosa fare e cosa non per garantire a Maurizio Sarri un organico competitivo

La mazzata tra capo e collo nella notte tra sabato e domenica: prima l’infortunio occorso ad Arkadiusz Milik nella sfida tra la sua Polonia e la Danimarca, impegno valevole per le qualificazioni al prossimo Mondiale, poi l’anticipato abbandono del campo – all’intervallo – dopo aver giocato ulteriori cinque minuti. Nessuno del resto poteva sapere di cosa si trattasse: rottura totale del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.

CATASTROFE – Una diagnosi prima anticipata dal comunicato della federazione polacca, che parlava di seri danni riportati al legamento crociato, poi accertata dall’opera congiunta dello specialista Prof. Mariani e dall’affidabile medico sociale del Napoli Alfonso De Nicola. Tempi di recupero da stimare in un minimo di quattro mesi ed un massimo di sei: con tutte le implicazioni del caso, essenzialmente legate al ritorno a pieno regime, nel complesso di una stagione in cui il club partenopeo – nonostante la fatidica cessione di Higuain – desiderava elevare l’asticella delle proprie ambizioni. In soldoni: una catastrofe tecnica non preventivabile che si abbatte con forza sugli equilibri di una squadra – e di un impianto tattico – che già esaltava l’attaccante polacco come terminale ideale di comprovati meccanismi.

COPERTA CORTA – Il Napoli si ritrova così con il solo Manolo Gabbiadini, se vogliamo centravanti atipico o comunque non nel pieno senso del termine: è attaccante che ha sempre spaziato intorno ad una prima punta, nonostante caratteristiche fisiche e buon fiuto del gol che lo vedono indicato a ricoprire anche i compiti di un centravanti classico. Finora però non è andata così: le difficoltà di Gabbiadini in tal senso sono sembrate consistenti, ha senz’altro inciso lo scarso utilizzo dovuto alla parte totalizzante svolta fino a qualche mese fa da Gonzalo Higuain. L’alternanza con Milik lasciava intravedere qualcosa, ora sulle spalle una responsabilità smisurata: l’ex Samp è l’unico centravanti a disposizione di Sarri, almeno da qui a gennaio. Quando si entrerà nella sessione invernale di calciomercato. L’alternativa, fino a quel momento, sarà quella di servirsi del ribattezzato falso nueve: in parole nostre adattare un esterno offensivo della ricca batteria partenopea – Callejon e Mertens i più indicati, lo spagnolo peraltro ha già rivestito il ruolo in alcuni frangenti dell’era Mourinho ai tempi del Real Madrid – in posizione centrale.

A MENO CHE… – Non si intervenga ora sul calciomercato. Come direte voi? Agendo sulla lista dei calciatori svincolati. Che se sono tali, aggiungerà un lettore attento, un motivo ci sarà. E non ha tutti i torti. Come si suol dire però: a mali estremi, estremi rimedi. E’ impensabile tracciare oggi la linea di una decisione corretta: occorre la palla di vetro per comprendere se l’opera di Maurizio Sarri – tra Gabbiadini e soluzioni alternative accennate – possa compensare una perdita del genere. Il tecnico partenopeo imprecherà al pensiero di essersi ritrovato, in pochissimi mesi, dal Pipita al solo Gabbiadini. La complessa evoluzione del suo impianto di gioco però rappresenta allo stesso tempo un limite per il rapido inserimento di chi – per sua natura svincolato – necessita di rimettersi in forma e condizione. La lista dei nomi oramai la conoscete già: Miro Klose il più credibile. Sarebbe Adebayor il più giocatore di tutti, se non si fosse messo in testa di fare altro nella vita. Ma servirebbero davvero? O si tradurrebbero in una mera mossa pro forma? A quel punto tanto vale lasciar perdere. Poi dipende dai casi: ad esempio proprio Milik ed il connazionale Zielinski – che ad onor del vero già conosceva Sarri – hanno impiegato poco ad inserirsi nei dettami del tecnico toscano. Non è andata così per Diawara e Rog: alla voce minutaggio fermi ancora un terribile zero. Che si fa? Ore calde. All’inseguimento di un miracolo: restare competitivi e dare un senso a questa Serie A che non vuole risvegliarsi scontata.

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